A una delle tipiche feste di paese che stanno avendo luogo in queste settimane, sono seduti a tavola tre compagni di classe di 8 anni. Uno è già lì coi suoi genitori, gli altri due sopraggiungono in un secondo momento. Il primo ha davanti a sé una porzione di patatine fritte e ne offre qualcuna ai suoi due amici mentre attendono la loro porzione. I due nuovi arrivati, approfittandosi della gentilezza e generosità del compagno, gliele finiscono tutte senza poi offrirgliene nemmeno una. Frustrazione, delusione, arroganza, un bel mix di emozioni messe in campo in pochi minuti. Normali accadimenti tra bambini.
Quando mi hanno raccontato i risvolti di questo episodio (non commento il comportamento né del primo né degli altri due compagni, né metterò in luce le domande nate per comprendere meglio il tutto) ho pensato a quanta poca gentilezza circoli, tra adulti e, di conseguenza, tra bambini.
Certo, una persona può essere di carattere più incline a tale arte, più sensibile e più vulnerabile per certi versi, ma la nostra realtà quotidiana quanta ne contiene? Quanta ne vedono, i bambini, di gentilezza in noi adulti, in fila alla posta, al supermercato o al semaforo?
Ripenso a quest’anno scolastico e, in merito a questo episodio, mi pungola una domanda che mi fa da specchio: in me, in noi docenti, in noi adulti di riferimento, i nostri alunni hanno scorto un esempio ispiratore in tale direzione? Nel panorama mondiale abbiamo saputo mettere in luce qualche esempio virtuoso di gentilezza? Una sorta di “eroe moderno”?
Mi sembra esista una correlazione sottile ma profonda tra la sottovalutazione della gentilezza, quasi il suo estinguersi, e la mancanza di “eroi” che spicchino nella piatta mediocrità. Eroismo e gentilezza non per forza sono direttamente concatenati, ma lasciarsi ispirare tendendo a incarnare a nostra volta i valori di qualcuno che ci affascini per la sua bellezza sicuramente allarga il cuore, lo sguardo e i gesti.
Se fino a qualche tempo fa il panorama offriva calciatori legati a un vincolo di fedeltà alla loro maglia, al di là poi delle mere caratteristiche come persone, che lanciavano un messaggio di costanza, di fedeltà appunto, di rapporti di lunga durata nel bene e nel male (penso a un Totti, a Del Piero, a Maldini, per citarne alcuni); se esistevano gruppi musicali che segnavano le esistenze anche per i messaggi che lasciavano (penso ai Led Zeppelin, soprannominati “il martello di Dio”, o agli U2); se esistevano personaggi politici con cui si poteva essere più o meno d’accordo ma che erano grandi leader ispiratori (penso a Che Guevara, a Falcone e Borsellino), oggi, invece, pare avere assunto tutto tinte più mediocri e appiattite.
Eppure, la gentilezza, l’eroicità, la mitezza, la capacità visionaria non si sono estinte, sono solo più rare. Forse è necessario dedicare più tempo e attenzione a ciò che “urla” meno o che è semplicemente meno impattante ma più sobrio. Per farlo è necessario osservare più a fondo per poi riconsegnarlo ai nostri alunni, illuminato. Scomodo, ma provocatorio.
Emblematico, ancora una volta, il comportamento mite ed educato di Sinner in finale del Roland Garros contro Alcaraz dopo una delle partite più incredibili della storia del tennis, un vero modello di educazione e sport, anche fuori dal campo.
Penso ad Alfa, un giovane cantante genovese, che con la sua semplicità e coi suoi testi ricchi di immagini e nessuna volgarità, riesce a riempire interi palazzetti e che, addirittura, invita le bande del paese a suonare con lui. Un cuore allegro che sa condividere la generosa dote che gli è toccata in sorte.
Penso a Nicolò Govoni, presidente di Still I rise, che sta costruendo scuole di élite nelle periferie più abbandonate del globo; un sogno utopico, scomodo quanto altamente competente. Penso a tanti miei (ex) colleghi che con il loro carisma e la loro passione per l’insegnamento stanno facendo appassionare a loro volta decine di ragazzi ogni anno.
Penso a quel giovane sindaco che ho incontrato lo scorso anno e che nel suo piccolo sta ridando vita alla sua comunità con pratiche virtuose ed etiche. L’elenco potrebbe continuare dal macro al micro.
La gentilezza non si è estinta, è solo più rara. Chi la pratica probabilmente verrà denigrato inizialmente, verrà considerato un debole o una persona troppo sensibile, probabile. Chi si lascia ispirare e riaccendere il desiderio di lasciare questo mondo “un posto migliore di come lo ha trovato” forse è considerato un visionario utopico, ma continuare a offrire porzioni di patatine fritte e cercare il proprio eroe da cui farsi accendere il cuore credo sia la rivoluzione più silenziosa, controcorrente e potente che oggi si possa attuare.
Buona ricerca, eroica e gentile!
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