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Home » Educazione » SCUOLA/ Arabia, Emirati e dati Ocse, cosa ci dice la “forbice” delle donne tra istruzione e lavoro

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SCUOLA/ Arabia, Emirati e dati Ocse, cosa ci dice la “forbice” delle donne tra istruzione e lavoro

Tiziana Pedrizzi
Pubblicato 14 Giugno 2025
Velo islamico

Velo islamico nei luoghi pubblici (foto repertorio, ANSA-EPA 2018)

In Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e in altri Paesi del Golfo cresce il livello di istruzione femminile. Non la presenza in ambito lavorativo

Paesi del Golfo alla ribalta: Accordi di Abramo, campionati di calcio, turismo scatenato, grattacieli, acquisizioni di ogni tipo nel mondo occidentale, nuova capitale nel deserto saudita e da ultimo lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, tanto da arrivare a parlare, almeno per quanto riguarda l’Arabia Saudita, di una sorta di Rinascimento in atto. È chiaro che alla base sta la grande ricchezza del petrolio che i governanti hanno deciso di utilizzare non più solo per lo sfarzo dei potenti, ma anche per lo sviluppo e il prestigio internazionale dei loro Paesi. Una scelta non scontata, visto ciò che succede altrove.


SCUOLA/ Quella strana pretesa di far "dire" alla maturità ciò che non può


In tutto ciò che ruolo ha l’istruzione e in particolare quella delle donne? Si tratta di un elemento cruciale, perché è ormai evidente che il clamoroso decollo dell’East Asia è anche legato al fatto che, per ragioni storico-culturali, non vi è preclusione all’entrata nella scuola e nel lavoro del mondo femminile.


ORALE DI MATURITÀ/ Il vero problema sono gli “adulti” che confondono le carte


Un primo indicatore lo possiamo trovare nel rapporto PISA 2022 (lo studio che accerta le competenze degli studenti) sotto la forma della partecipazione di quei Paesi alle rilevazioni. Il Qatar ha iniziato dal 2006, gli Emirati Arabi Uniti (UAE) dal 2009, l’Arabia Saudita e il Brunei dal 2018. PISA ha calcolato, oltre ai risultati, anche le tendenze: il Qatar con 414 punti ha registrato fra il 2012 ed il 2022 un costante significativo incremento, diminuito però fra il 2018 ed il 2022 (come da tendenze internazionali).

Stesso tendenziale incremento soprattutto in matematica per l’Arabia Saudita, ferma però sul 380, mentre UAE che supera tutti con 428, registra tuttavia una costante anche se limitata diminuzione. Il poco noto Brunei arriva a 439 di media nel 2022 con un miglioramento in controcorrente. Punto di riferimento per noi la media italiana, sempre dell’edizione 2022: 471 matematica, 482 lettura, 477 scienze.


SCUOLA/ Nuove Indicazioni nazionali, c’è una spia rossa nel motore: quella delle “regole”


Per capire da dove vengono questi risultati si può partire da una pubblicazione della Oxford University Press, Aspects of Education in the Middle East and North Africa che comprende tre saggi sui diversi aspetti del rapporto istruzione-donne nel mondo arabo, a cura di tre accademiche di origine araba inserite nel mondo anglosassone. È ormai datata, perché del 2007, ma alcuni elementi di fondo risultano ancora utili.

L’aspetto più interessante è la posizione comune che si potrebbe definire di riformismo emancipazionista: nessuna opposizione o rifiuto del contesto culturale e religioso, ma il tentativo di aprirsi spazi, non solo nel campo scolastico, ma anche in quello del lavoro e del potere. Viene rifiutato per orgoglio nazionale un pedissequo allineamento ai modelli occidentali, specialmente statunitensi, che vengono vissuti come sottilmente colonizzanti. In particolare viene rifiutata la contrapposizione fra una emancipazione culturale e professionale femminile e una ordinata vita privata, imperniata sui valori della tradizione religiosa. Contrapposizione che sarebbe invece tipica del modello occidentale.

In questa chiave si spiega un contributo che cerca di comprendere la fondamentale Sura 4:43 del Corano, che attribuisce al maschio poteri ben superiori a quelli della donna all’interno della famiglia e che sostanzialmente costituisce la base della cultura del mondo islamico in proposito.

Se ne ipotizza una impropria estensione anche alla società nel suo complesso, ma soprattutto l’origine fondamentale dei costumi delle tribù protagoniste dell’espansione islamica. Per contro, a proposito della situazione delle donne occidentali, si nota che a una scolarizzazione senza ostacoli e con risultati superiori a quelli dei maschi non corrisponde una pari partecipazione al mondo del potere e una rottura effettiva del soffitto di cristallo.

Del resto, dai riferimenti dei testi risulta evidente che fra questi Paesi, che noi tendiamo a considerare come un tutto unico, esistono significative differenze. L’Arabia Saudita è caratterizzata infatti da un tradizionalismo maggiore – anche dovuto alla presenza nel suo territorio delle città sacre di Medina e La Mecca – e da un sistema scolastico quasi esclusivamente pubblico. Mentre gli Emirati Arabi Uniti sarebbero caratterizzati da una maggiore apertura all’occidentalizzazione, con molte scuole private di ispirazione anglosassone.

Nell’Oman, invece, appena raggiunta un’effettiva indipendenza nel 1971, già dal 1977 debuttava la generalizzazione dell’istruzione, comprese le donne. Poi si è verificato uno sviluppo per noi curioso, che ha puntato soprattutto sull’istruzione terziaria al fine di creare una classe dirigente del tutto autoctona, svincolata dai pesanti legami culturali ed economici con Regno Unito e USA, in cui anche alle donne spetta un ruolo: all’inizio si trattava di donne delle élites tradizionaliste, acculturate in campi tradizionalmente femminili soprattutto per motivi di prestigio sociale, ma non necessariamente autonome e non necessariamente occidentalizzate, con tutti i rischi che ciò avrebbe comportato.

Per queste ragioni si è molto puntato anche per loro sulle università, generalmente segregate, se non addirittura collocate in città-oasi all’interno del deserto. Ma, come prevedibile, soprattutto negli Emirati Arabi Uniti, più profondamente occidentalizzati, la linea rossa del lavoro e anche del potere ha cominciato a essere superata.

Esiste infatti uno iato fra la clamorosa superiorità delle donne nell’istruzione terziaria (un fatto esistente anche in Iran) e la loro situazione ancora decisamente marginale nel mondo del lavoro, per non parlare del potere. Tanto che alcuni commentatori contemporanei vedono la persistenza di uno zoccolo duro di maschi privi di istruzione come il principale limite allo sviluppo di una forza lavoro competente, autonoma dall’Occidente. Una circostanza che ricorda qualcosa anche qui in Occidente? Parliamo di informazioni reperibili da un arco abbastanza ampio di siti fra cui da segnalare arabesc.it, azhar.erg e polititicshub.it.

Lo sviluppo dell’AI, appena definito negli accordi USA-Arabia Saudita, sarà in grado di dare un’accelerazione? Infatti da più parti si fa notare che, soprattutto per le donne, l’istruzione sembra non bastare. Un elemento di riflessione anche per noi in Occidente, che nel secondo Novecento abbiamo puntato proprio su questo la maggioranza delle nostre aspettative.

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