A Prato due docenti hanno aperto una petizione online per provare a risolvere il problema degli studenti che non sanno l'italiano
A Prato ci sono troppi studenti che non sanno parlare l’italiano. La vicenda legata all’educazione presso la nota cittadina toscana suona quasi come un paradosso, tenendo conto che le classi sono spesso composte più da stranieri che da italiani. Di conseguenza, le insegnanti, come riferisce il quotidiano La Nazione attraverso il proprio sito web, si trovano ad affrontare enormi difficoltà durante lo svolgimento delle lezioni.
Proprio per questo motivo è stata lanciata una petizione online per fare in modo che lo Stato intervenga per provare a trovare una soluzione, che al momento non sembra facile da sbrogliare. Ad alzare la voce sono state Dania Melani e Fiora Livi, due docenti che hanno appunto deciso di protestare, sottolineando come a Prato si stia perdendo “una generazione intera di ragazzi”, che non possono costruirsi un futuro proprio per l’impossibilità di imparare al meglio nel luogo per eccellenza dell’istruzione e dell’educazione: la scuola.
ALLARME SCUOLA PRATO: I NUMERI ELOQUENTI
Come specifica ancora La Nazione, i numeri sono eloquenti: quasi 3 studenti su 10 nelle scuole di Prato sono stranieri e non di madrelingua italiana, di conseguenza parliamo di quasi il triplo rispetto alla media nazionale, che è di poco superiore al 10 per cento. Inoltre, cosa ancor più grave, fra il 28 per cento degli alunni di cui sopra, quasi la metà abbandona la scuola prima del tempo, precisamente il 49,5 per cento, un dato anche in questo caso superiore alla media nazionale, che invece è pari al 35,4 per cento.
Ad incidere pesantemente sul percorso di studi degli studenti, come sostengono le docenti, è proprio la lingua, visto che questi giovani alunni non conoscono l’italiano. Di conseguenza, non si “capiscono” con le docenti e, a lungo andare, evidentemente viene meno quell’interesse nello studio, non comprendendo le materie.
ALLARME SCUOLA PRATO: STUDENTI CINESI TORNANO IN ITALIA A 10 ANNI…
Si tratta a volte anche di studenti nati in Italia ma che vivono la loro gioventù in Cina per poi fare ritorno nel nostro Paese quando hanno 10 anni, e quando diventa complicato insegnare loro la lingua a scuola. Melani e Livi ricordano infatti come “non vi sia un insegnamento sistematico dell’italiano” per coloro che non lo parlano; di conseguenza, vengono penalizzati gli stranieri e, nel contempo, l’intera classe.
Ci sono anche delle sezioni dove gli stranieri superano il 30 per cento, limite previsto dalla legge, arrivando a un clamoroso 80%, e ciò causa un rallentamento inesorabile dei programmi e una difficoltà nel comunicare con le famiglie, senza dimenticare che, spesso e volentieri, i mediatori non ci sono o sono pochi. “Il disagio è strutturale” – fanno sapere ancora le docenti – “i costi sociali saranno altissimi” se non si interverrà. La petizione è visibile su change.org ed è rivolta ovviamente a tutti i cittadini pratesi: lo stato deve intervenire, altrimenti si rischia la paralisi dell’educazione.