Caro direttore,
dichiaro il mio netto dissenso rispetto agli interventi di Contu e Cioni sulla vicenda della collega Dell’Aria sospesa per omesso controllo. Si potrà farlo?
L’interrogativo non è per niente retorico, visto il clima che ormai si respira anche nel nostro Paese, da un certo momento in poi e che ha il suo culmine, dopo gli striscioni rimossi dai vigili del fuoco, nella vicenda palermitana.
Perché anche in altri paesi europei, ahimè, si è cominciato con la democrazia e si è finito con la democratura.
Siccome, però, si interviene nella pagina di scuola e non ad un dibattito fra storici o politologi sarà il caso di disegnare, secondo il mio punto di vista, i confini della discussione.
Non mi pare che né Contu né Cioni abbiano manifestato la consapevolezza che in discussione non è l’eventuale irragionevolezza della sanzione (Contu) o la patente eventuale di storica superficiale (Cioni) da attribuire alla docente palermitana.
In ballo c’è esattamente, invece, il principio, sancito dall’art. 33 della Costituzione: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Lo scrivo per esteso così che non venga in mente a qualcuno di ipotizzare che per sapere esattamente in cosa consiste il principio non basta conoscere la Costituzione ma bisogna esplicitarla parola per parola, virgola per virgola.
Ovviamente, come docente di diritto, scrivo questa frase in senso volutamente iperbolico. Il parallelo, infatti, è voluto ed è con la posizione di chi rimprovera, ad esempio, alla docente di non aver svelato il dispositivo del provvedimento sanzionatorio. E a che pro avrebbe dovuto farlo? Per trasformare l’opinione pubblica in giudice che anticipi la sentenza, che io auspico, del giudice del lavoro a cui ricorrerà – glielo consiglio – la collega Dell’Aria?
Domanda: dopo aver visto il viso della collega, dopo averne letto le interviste, può venire in mente a qualcuno che stia strumentalizzando una vicenda che, lo ipotizza a me pare Contu in maniera che risulta a mio giudizio leggermente obliqua ed oserei dire anche un po’ contorta, potrebbe pure aver avuto una genesi anche parzialmente diversa? Contu, spero, il powerpoint l’avrà visto e che sia la causa scatenante, il casus belli, non potrà negarlo.
Il punto di partenza, in ogni caso, è quello. Non può che essere quello e leggere la riservata non aggiungerebbe o toglierebbe assolutamente niente.
Perché quello che trovo poco congruo è giudicare la vicenda di Rosa Maria Dell’Aria come se fosse una vicenda normale. C’è stata un’ispezione ed è stata comminata una sanzione. Amen. Qui, però, non stiamo parlando di una docente assenteista, inadatta al suo ruolo o che fa scrivere ai suoi studenti quello che vuole, come ha inopinatamente affermato una sottosegretaria che si fa vanto di aver letto l’ultimo libro tre anni fa.
Non siamo in presenza di una docente che augura la morte ai poliziotti. No, qui siamo in presenza di una mite professoressa, dice lei stessa moderata, che ha omesso il controllo. Stiamo parlando di una docente che ha seguito una ricerca degli studenti che hanno accostato, in immagini e testi, situazioni che si rivelano, evidentemente agli occhi e orecchie degli studenti, sempre più comparabili.
Certo il giudizio storico può essere diverso, certo i pesi sono diversi, certo la Storia non si ripete e bla bla bla. Ma c’è un piccolo, essenziale particolare: stiamo parlando di scuola, non di storici a convegno.
Se capita che qualcuno dica ad una donna rom “ti stupro”, se si teorizza una improbabile chiusura dei porti alla faccia degli obblighi internazionali derivanti da trattati e convenzioni, se si adottano provvedimenti quanto meno dalla dubbia costituzionalità e lo dicono fior di giuristi, mica il prof. Labella, se ci sono sentenze di giudici che già smantellano pezzi del decreto sicurezza sarà possibile che uno studente, che non è uno storico ma ha una coscienza in formazione, idee da verificare, ipotesi da proporre, elabori il suo pensiero, antagonista e pure rozzo o tagliato con l’accetta, e sarà possibile che tutto questo trovi spazio? Sì o no?
Per capirci con chiarezza: se un mio studente producesse un powerpoint in cui scrivesse “Il ministro x è uno stronzo” certamente interverrei quanto meno a spiegare che il confronto ed il dissenso non equivalgono all’offesa. Sarebbe il minimo sindacale. Ma se una mia studentessa mi chiedesse: “Prof., ma il decreto sicurezza non rischia di creare emarginazione e rifiuto, non rischia di farci precipitare in una spirale che ammicca al passato?” In quel caso cosa dovrei fare per non rischiare l’omesso controllo? Convincere la studentessa a non disturbare il manovratore? Oppure convincerla che no, che il fascismo non torna perché così decidono illuminati opinionisti televisivi? Che chi inneggia ai campi di sterminio è solo un buontempone e che se Anna Frank finisce allo stadio è per simpatia verso la sfortunata ragazza ebrea?
E perché in questo caso sarei bello e bravo e se provassi a fornire elementi di riflessione anche critica invece no? Oppure che faccio, il powerpoint lo riscrivo io? E se uno studente mi chiedesse: ma perché è vietato mostrare uno striscione magari ironico e senza offese, minacce o incitamenti all’odio politico? Cosa gli rispondo, che l’articolo 21, come sembra ipotizzare il dirigente dell’Usp palermitano nell’intervista alla Zanzara, è a geometria variabile?
Dipende dai tempi e dai ministri. Mi è perfino venuto in mente, e chi mi conosce e sa quel che scrivo da dieci anni può valutare quanto mi pesi, un “aridatece la Gelmini”.
Pietro Grasso, encomiabilmente, ho postato il powerpoint; è a disposizione, ora e non prima, non dei tweet che parlano di Salvini=Hitler (ahimè lo scrive anche la Cioni che bontà sua sostituisce Hitler col Mussolini meritorio per la palude pontina risanata o il Colosseo quadrato) ma di tutti quelli che vogliono farsi un’idea delle colpe punite con una sanzione che è prevista per comportamenti gravi e connessi con mancanze non lievi rispetto ai propri doveri.
Ma fare l’insegnante è il dovere primo, il censore, eventualmente e per chi lo intendesse come connesso alla propria professione di docente, viene dopo.
Ed ora sospendete anche me. Perché se volete posso fornire prove a iosa del fatto che insegno ai miei studenti il pensiero critico, quello che sta pomposamente scritto nelle scartoffie che compiliamo.
Sono vicino a Rosa Maria, senza se e senza ma anche prima di aver letto la riservata che ha avuto ed anche prima di aver valutato il suo curriculum come storica. Perché in ballo c’è altro e sono sicuro che pesa di più.