L’educazione è un processo complesso che va ben oltre la semplice trasmissione di nozioni; è un cammino di crescita in cui lo studente può e deve essere visto come un protagonista capace di affrontare sfide importanti. La teoria della “Profezia che si autoavvera”, formulata inizialmente da Robert K. Merton negli anni 40, ci insegna che le aspettative che nutriamo verso gli altri possono influenzare il loro comportamento, portandoli a conformarsi a quelle aspettative, siano esse positive o negative. In altre parole, il modo in cui guardiamo i nostri studenti può determinare profondamente il loro successo o fallimento. Questo principio, semplice ma potente, dovrebbe guidare ogni educatore nel creare un ambiente in cui i giovani possano sviluppare al massimo il loro potenziale.
Immaginiamo una scuola in cui gli insegnanti non si limitano a classificare gli studenti in base a stereotipi o pregiudizi, ma li guardano con stima, fiducia e aspettative positive. Secondo la teoria di Merton, se un insegnante considera uno studente capace e promettente, lo tratterà in modo tale da incoraggiarne la crescita, creando un contesto in cui lo studente è spinto a confermare questa visione positiva. Al contrario, un insegnante che ha basse aspettative tenderà a offrire meno stimoli, contribuendo così a un rendimento scolastico inferiore.
È essenziale che gli insegnanti delle scuole tecniche e professionali siano i primi a non sentirsi demotivati o di serie B. Il loro ruolo educativo è forse ancora più fondamentale e importante, soprattutto in ambienti in cui i ragazzi provengono da contesti difficili, dove raramente qualcuno ha detto loro che hanno un valore, che sono guardati con stima e fiducia, come persone uniche e irripetibili. Questi insegnanti hanno la responsabilità e l’opportunità di fare la differenza nella vita di giovani che spesso non hanno mai ricevuto un riconoscimento positivo. Essere consapevoli del loro potere trasformativo può ridare senso e motivazione al loro lavoro quotidiano, facendo sì che diventino modelli di ispirazione e speranza per i loro studenti.
Ad esempio, quando ci si trova di fronte a una classe di studenti apparentemente poco preparati o poco motivati, non bisogna abbassare l’asticella delle aspettative. Al contrario, offrire loro sfide adeguate e stimolanti può risvegliare un interesse sopito e accendere in loro il desiderio di migliorare. La ricerca educativa dimostra che attraverso un percorso ben strutturato, anche gli studenti più svantaggiati possono sviluppare competenze avanzate e una maggiore fiducia in sé stessi.
Di questo principio teorico troviamo diversi esempi in molte realtà virtuose del nostro sistema scolastico tecnico-professionale. Andrebbe ricordata qui la famosa frase “Nessun alunno è perduto se ha un insegnante che crede in lui” attribuita a John Dewey, filosofo, psicologo e pedagogista statunitense noto per il suo lavoro nel campo dell’educazione progressiva, che sottolineò l’importanza dell’ambiente educativo e del ruolo dell’insegnante nel promuovere lo sviluppo degli studenti, insistendo sul fatto che ogni studente ha il potenziale per crescere e apprendere se supportato da un insegnante che crede in lui.
Esempi concreti di scuole e progetti che incarnano questo approccio includono istituti come Cometa, Galdus, Ikaros e molti centri di formazione professionale, dove gli insegnanti si mettono continuamente in discussione e lavorano insieme alla ricerca di nuove strategie educative. In queste realtà, l’attenzione non è solo rivolta alla formazione professionale, ma anche alla crescita personale degli studenti, offrendo loro strumenti per diventare cittadini responsabili e consapevoli. Anche iniziative come Portofranco, centro di aiuto allo studio per studenti delle scuole superiori, dimostrano quanto possa essere determinante l’impegno degli insegnanti e volontari che credono nelle potenzialità di ogni ragazzo e li accompagnano nel loro percorso di apprendimento e crescita.
Un caso emblematico è quello di un’insegnante di un CFP di Milano, Giulia Totaro, che, proponendo la lettura ad alta voce di romanzi di alta qualità letteraria a studenti di un istituto professionale, è riuscita a trasformare non solo le competenze linguistiche dei suoi alunni, ma anche il loro atteggiamento verso la cultura e l’apprendimento. Questa esperienza, oggi pubblicata in un testo uscito presso Ledizioni, dimostra che gli studenti rispondono positivamente a proposte che richiedono impegno, se percepiscono che dietro c’è una fiducia reale nelle loro capacità.
Un altro esempio significativo è il Progetto Morselli, che abbiamo proposto come Università dell’Insubria alle scuole in provincia di Varese, cercando di portare la grande letteratura anche nelle scuole tecniche e professionali, per mostrare come un approccio di alto livello culturale possa essere non solo apprezzato, ma anche fortemente formativo per studenti che altrimenti non avrebbero mai avuto l’opportunità di confrontarsi con certi contenuti ed autori. Questo progetto dimostra che gli studenti, se adeguatamente stimolati e sostenuti, possono non solo comprendere ma anche apprezzare opere letterarie complesse, sviluppando così competenze critiche e linguistiche di alto profilo.
Queste e altre esperienze significative di scuola che sia professionalizzante, ma nello stesso tempo valorizzatrice della persona integralmente intesa sono state raccolte in un volume edito da Marcianum press a giugno 2024, che ha cercato di mostrare come un modello educativo integrato, che supera la tradizionale divisione tra teoria e pratica, possa potenziare non solo le competenze trasversali degli studenti, ma la loro stessa crescita umana. Anche qui, alla base del successo educativo, c’è una visione positiva dello studente, visto non come un contenitore da riempire, ma come una persona da far crescere integralmente.
Queste esperienze ci invitano a riflettere sul ruolo cruciale della fiducia nello studente. Credere nelle sue potenzialità, proporgli sfide adeguate e accompagnarlo con uno sguardo positivo e incoraggiante può davvero fare la differenza. In fondo, lo studente diventa ciò che l’insegnante vede in lui. Per questo, il compito dell’educatore è innanzitutto quello di vedere, con uno sguardo carico di speranza e fiducia, il meglio che ogni giovane può offrire.
Entrambi i testi (Una scuola per l’integralità della persona di Letizia Ferri e La lettura ad alta voce per rifondare il curricolo di italiano degli istituti tecnici e professionali di Giulia Totaro) saranno presentati al Meeting di Rimini il 21 agosto 2024 alle 13, nell’ambito degli incontri organizzati dalla Compagnia delle Opere – Opere educative. Sarà un’occasione preziosa per esplorare insieme il potere delle aspettative positive nella costruzione di un’educazione che guardi al futuro con fiducia.
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