LA “RIVOLUZIONE” DEL COMUNE DI ROMA: RICONOSCIUTE LE FAMIGLIE LGBTQ A SCUOLA
Una “rivoluzione” quella del Comune di Roma che si pone in contrasto sull’attuale legislazione in merito: nella Capitale da oggi è possibile il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali-LGBTQ, con la possibilità di iscrivere i bimbi con la dicitura di “due mamme” o “due papà”. Lo ha annunciato con fierezza l’assessore alla Scuola, Lavoro e Formazione di Roma Capitale, Claudia Pratelli, assieme all’assessore alle Politiche alla Sicurezza e Pari Opportunità, Monica Lucarelli, insieme anche a la presidente Commissione Scuola Carla Fermariello, la Presidente della Commissione Pari opportunità Michela Cicculli e infine la rappresentante dell’Ufficio Lgbt di Roma Capitale Marilena Grassadonia.
Nel recente incontro con la presidente di Famiglie Arcobaleno Alessia Crocini nella sede dell’Assessorato alla Scuola, l’annuncio dato alla stampa è il seguente: «finora i genitori gay o lesbiche erano costretti a omettere la reale composizione della propria famiglia». Non potevano infatti barrare nella domanda di iscrizione alla scuola pubblica per due volte il termine “madre” o “padre”, ma ora a Roma sarà possibile: «un atto dovuto, ma molto importante, che arriva come risultato dell’impegno costante dell’amministrazione, degli assessorati e delle commissioni competenti, sul tema – spiega l’assessore Pratelli – Roma Capitale ha finalmente raggiunto un importante risultato per il riconoscimento dei diritti delle famiglie omogenitoriali e di tutta la comunità Lgbtqi+, che da anni chiedeva un intervento in questa direzione».
FAMIGLIE LGBTQ E MATRIMONI GAY, LA CRITICA DEL VESCOVO
In termini pratici, le famiglie omogenitoriali di Roma potranno iscrivere i bambini con la qualifica di “due mamme” o “due papà”: sarà possibile farlo specificando nella domanda di iscrizione ai servizi educativi di Roma Capitale e autodichiarando la sentenza e/o l’atto di iscrizione/trascrizione anagrafica che lo certifichi. «Oggi ci sintonizziamo con la realtà che è già, di fatto, costituita da tanti diversi tipi di famiglie e ci schieriamo dalla parte dei diritti delle bambine, dei bambini e dei loro genitori», sottolinea ancora Pratelli, assessore della giunta Gualtieri. Il tutto solo pochi mesi dopo che già il tribunale di Roma aveva di fatto “bocciato” il Decreto Salvini del 2019 confermando il diritto di due mamme di identificarsi sulla carta di identità della figlia come “genitori” e non come “padre” e “madre”.
«In Italia l’adozione dei bambini è consentita per le coppie eterosessuali perché si dice che è necessario agire nell’interesse del bambino che ha bisogno di crescere con un uomo e una donna. Affermare che un uomo e una donna siano la stessa cosa significa negare i fatti. Una mamma non è un papà e viceversa un papà non è una mamma. È un dato antropologico assodato», lo ha detto l’arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti, intervenendo al dibattito a Lucca dal titolo “Identità di genere e diritti civili” sul tema delle famiglie omogenitoriali. Il termine matrimonio, sottolinea l’arcivescovo ancora sul tema delle famiglie LGBTQ, «deriva da mater munus, dunque è strettamente legato alla maternità. Anche i romani e i greci che erano molto aperti all’omosessualità non hanno mai approvato il matrimonio proprio per tutelare la maternità. La nostra Costituzione riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».