Sara e Mariam stavano discutendo animatamente al centro di aiuto allo studio. Erano così prese da quello che stavano dicendo che non si accorgevano di chi avevano intorno. Era una discussione molto animata, sia l’una sia l’altra alzavano a tratti la voce e allargavano le braccia in segno di sconforto.
“Che cosa c’è?” aveva gridato Roberto in modo da essere sentito. “Perdonatemi, ma state intralciando il passaggio, spostatevi di là” e aveva indicato alle due ragazze di andare nella sala d’attesa che vi era poco dopo l’entrata.
Così Sara e Mariam erano entrate nell’aula continuando a discutere. Anna, incuriosita, le aveva seguite e non appena dentro l’aula aveva chiuso la porta, così le ragazze si erano accorte di chi avevano intorno.
“Che cosa succede?” aveva chiesto allora Anna, insegnante di inglese che ben conosceva le ragazze, avendole seguite dal primo anno fino ad allora. Si preparavano ad affrontare la maturità, due maturità diverse, Sara quella del liceo scientifico, Mariam quella del liceo artistico.
“La scuola che ci sta facendo passare un momento difficile, io non ne posso più!” aveva detto Sara e Mariam aveva rincarato la dose: “Sì, stanno chiedendoci persino di studiare di notte, tanto ci chiedono!”
“Cioè?” aveva domandato Anna. “Ormai siete vicine alla maturità e non avete altro da fare che raccogliere ciò che avete fatto e farlo rendere al meglio.”
“È impossibile!” aveva reagito con foga Sara. “È letteralmente impossibile, ci stanno riempiendo di verifiche su tutto il programma, perché, dicono loro, dobbiamo abituarci a essere pronte su tutto!”
“È vero quello che dice Sara. Anche da noi succede lo stesso, è un bombardamento di verifiche ed interrogazioni, ma sarebbe questo il modo di prepararsi all’esame?”
“Calma, calma, ragazze, non è che state esagerando?”
Sara aveva sbuffato e poi aveva chiesto ad Anna se non le credesse, aggiungendo che era proprio come lei diceva.
“Vi credo, vi credo” si era corretta Anna, anche perché conosceva le due ragazze e sapeva che mai si erano sottratte allo studio, anche quando questo era diventato impegnativo.
“Però vediamo di trovare il bandolo della matassa, perché con quest’ansia addosso e questa rincorsa alle verifiche rischiate di prepararvi male alla maturità.”
Sara aveva guardato in faccia Anna con un tono minaccioso ed aveva reagito con un forte e determinato “ma sono loro che stanno creando questo clima!”
“Ok, è così, ma non potete affrontare questa situazione, che anche per me è poco ragionevole, come si fa con il toro? Prendendolo per le corna!”
“Che significa?” aveva chiesto Mariam facendo capire all’amica che forse Anna le poteva aiutare.
“Voi pensate di non farcela a stare a questo ritmo di verifiche e interrogazioni?”
“È evidente che nessuno riuscirà!” aveva detto Mariam. “Come possiamo fare?”
“Ne avete parlato con i prof?” aveva risposto Anna.
“Sì e loro dicono che si deve fare così.”
“Tutti?”
“Be’, no” aveva detto sinceramente Sara.
“Quindi c’è qualcuno che…” aveva insinuato Anna.
“Sì, la prof di italiano, ma non basta” aveva replicato Sara.
“E cosa dovremmo fare?” aveva invece chiesto Mariam.
“È importante il suo sguardo. Tu, Mariam, non hai nessuno dei tuoi prof che ti guarda non attraverso le verifiche?”
“Sì, la prof di fisica.”
“Non dico che cambi la situazione” aveva detto Anna, “però avete un punto di riferimento.”
“No, io non capisco” aveva reagito Sara, “un punto di riferimento per cosa? Le giornate rimangono piene!”
Anna aveva guardato negli occhi Sara. “Senti tu, ragazzina ribelle” le aveva detto “cerca di capire come puoi vivere al meglio questo periodo. A queste due prof dovete chiedere di aiutarvi a vivere questo tempo, anche il bombardamento di verifiche e interrogazioni, come occasioni per capire ciò che è essenziale, ciò che vi fa crescere.”
Mariam aveva anticipato Sara e anche a nome suo aveva detto: “Certo lo faremo, e anche tra noi, al posto di lamentarci proviamo a vedere come imparare a cogliere ciò che è importante da trattenere. Ma tu ci aiuti?”
“Sì, certo! Ci sono” aveva risposto Anna, capendo che non bastava aiutarle a cogliere la questione, quale sfida portava. Bisognava accompagnarle, portare con loro il peso che aveva.
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