“Non capisco proprio cosa voglia dire!” aveva detto Sara al professore di filosofia che le stava leggendo il famoso brano della Gaia Scienza di Nietzsche sulla morte di Dio.
L’insegnante era allora tornato a leggere il brano e aveva tentato di spiegare con le sue parole cosa significasse quell’immagine della morte di Dio e Sara a controbattere che Dio non può morire.
“Cerca di metterti nel punto di vista di questo filosofo, poi non è che devi essere d’accordo, filosofia vuol dire dialogo e confronto” aveva precisato l’insegnante mentre Sara scuoteva la testa, ribadendo il suo rifiuto ad entrare nel merito di quelle affermazioni che a lei sembravano assurde.
“Come si fa a dire che Dio è morto?” aveva poi commentato con le compagne nel tragitto verso casa, ma non aveva ricevuto tanto ascolto. A loro la questione non interessava e non capivano perché lei si fosse incaponita sulla questione.
“Perché voglio capire!” aveva risposto in modo determinato ad un’amica, ma non aveva trovato il contraddittorio, così il discorso era passato ad altro, finché si erano salutate. Sara aveva capito che il suo intervento non era stato apprezzato e si era sentita considerata come una studentessa che pone questioni inutili.
“Dobbiamo studiarle, queste cose, punto e stop, Sara!” le aveva ribadito Giuly nel pomeriggio. “Inutile farsi troppi problemi, anche a me questa idea del Dio che è morto non piace, ma quel Nietzsche l’ha detta e quindi che cosa ci dobbiamo fare? Studieremo anche questa!”
“Non possiamo accettare tutto passivamente, andare a scuola non è imparare ad usare la ragione?” aveva protestato Sara. Non accettava proprio di essere considerata da tutti come una persona che poneva questioni inutili.
“Alla fine noi dobbiamo sapere quello che diceva questo filosofo, non è così? Il prof ci interrogherà e se tu continui a far domande finisce che dobbiamo studiarci da sole il suo pensiero!” Giuly le aveva così fatto capire che per il bene di tutti era meglio che stesse zitta.
Il giorno dopo, quando era entrato l’insegnante di filosofia, nella classe si era creato un grande silenzio. Sara lo aveva percepito e aveva capito quale fosse il suo senso: era un’intimazione a lei di starsene zitta. Nessuno voleva discutere su quella questione del Dio che è morto!
“Sara” aveva iniziato l’insegnante “vuoi riprendere la questione di ieri? Prova a chiarire quello che tu intendi dire.”
Nella classe tutti si erano guardati in faccia. Ciò che nessuno di loro voleva si era avverato, la domanda era stata posta dallo stesso insegnante.
Sara si era sentita molto a disagio, aveva scatenato una questione che interessava solo a lei, e ora? Non sapeva proprio come fare, ed era rimasta zitta. Ma ad aiutarla era intervenuta Giuly: “Scusi prof, lei deve spiegarci perché è interessante il problema che ha posto Sara, perché è interessante il suo rifiuto a considerare la morte di Dio.”
“Perché così imparate a ragionare! Semplicemente per questo! Anche Sara deve imparare a ragionare, lei rifiuta il pensiero di Nietzsche, ma non si capisce la ragione. La maggior parte di voi lo assume acriticamente, così non è bello fare filosofia! Bisogna essere critici!”
“E allora cosa dobbiamo fare?” aveva chiesto Giuly, incuriosita da questa sollecitazione.
“Semplice, proviamo a cambiare impostazione” aveva detto il professore, invitandoli a mettersi in cerchio nel centro della classe. Tutti lo avevano guardato incuriositi da quello che stava proponendo e lui aveva continuato in un modo che li aveva spiazzati. “Sì, io per primo devo cambiare, al posto di parlare di Nietzsche vorrei dirvi che cosa Nietzsche mi ha fatto scoprire, e così ognuno di voi potrebbe dire che cosa provoca in lui o lei il pensiero nietzschiano.”
“Tipo?” aveva chiesto Sara.
“Per te, visto che hai insistito, perché Dio è vivo e non è morto come dice Nietzsche? Così capisco anche se hai compreso il suo pensiero, ma lo puoi capire tu stessa se parti da te!”
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