Lunedì 10 e martedì 11 marzo oltre 800 studenti e docenti si sono riuniti da tutta Italia nel Teatro Duse di Bologna per le giornate conclusive di “Romanae Disputationes”, concorso nazionale di filosofia per scuole superiori. Ecco il racconto di una docente.
Volti, sorrisi, zaini, il teatro che prende vita. File di poltrone brulicanti di sguardi che cercano posto, i “prof” come compagni di avventura durante ore piene di impegno, presenza e batticuore per l’eventuale nomination, al culmine di due mezze giornate da leoni, comunque vada.
Il palco del Duse spalanca il suo sorriso su un puzzle colorato di tessere dal cromatismo dissonante, entro cui è campita una figura dai tratti adò, che accenna passi verso lo spazio che le si apre di fronte: basterebbe la copertina del convegno finale delle Romanae Disputationes 2025 per giungere al cuore della “pratica filosofica” agita da studenti e studentesse provenienti da tutta Italia, in numero ogni anno impressionante.
Il tema inaugurato a settembre, la questione dei valori, della loro genesi ed esperienza, non poteva essere risolto sul mero piano teoretico, attraverso la sola analisi oggettiva, poiché chiamava a posizionarsi nello spazio etico e nel tempo presente delle relazioni fattuali, come possibilità di cambiamento, di intervento nel mondo, di riconfigurazione dei termini di discussione. E infatti, lo sciame di interventi a seguito della lectio magistralis di Mario De Caro (Università di Roma Tre) – un’acuta disamina sull’oggettività o soggettività dei valori come contrapposizione dialettica tra normatività universale e libertà particolare – mostra subito quanto la prassi del porre in questione norme e criteri di orientamento nel reale non possa prescindere dal confronto, anche molto serrato, con l’alterità.
In effetti si può dire che tutte le proposte operative lanciate dal concorso (dagli Age Contra ai monologhi, agli elaborati scritti e video) li abbiano tradotti in attualità esperita nel suo farsi, ad opera di ciascuno dei partecipanti, docenti più o meno blasonati e discenti appassionati e per nulla inibiti, anzi confortati, dall’autorevolezza delle suggestioni ricevute.
Come sottolineato da Bruno Mastroianni, a chiosa delle istanze emerse da alcune osservazioni dei ragazzi, ad essere in gioco è il rispetto, inteso come ri-guardo per la posizione dell’altro, che è molto più di un confronto, è la ricerca di ciò che è sensato attraverso lo sguardo su ciò che è proprio tramite una prospettiva differente. È un radicamento nella realtà attraverso un orizzonte affettivo, come sottolineato nelle conclusioni da Marco Ferrari, direttore di Romanae Disputationes. Al Duse abbiamo fatto esperienza di ciò che vale, di ciò che nella vita è come un ritmo che vibra e ne orienta le parti dissonanti a stringere amicizia.
Perciò il suggello delicato della bellezza che il valore permette di gustare, scongiurando facili aggiustamenti di passaggi anche aspri della vita, ce lo ha offerto Luca Carboni, durante l’intenso dialogo musicale, al cospetto di un pubblico commosso: situazione per nulla scontata, affatto programmata, potentemente condivisa, dalle molteplici risonanze e implicazioni che, in quel frangente, ciascuno ha potuto effettivamente agire.
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