Una sentenza che farà discutere e non poco, specie dopo che il Ministro Salvini ha platealmente esultato considerano la decisione della CEDU un sostanziale “assist” alla politica dei porti chiusi che la Lega porta avanti (non certo da sola visto che Olanda, Francia, Spagna e Malta hanno più o meno la stessa linea in questi ultimi mesi). Ma la sentenza della Corte di Strasburgo cosa ha davvero deciso in merito al ricorso fatto dai migranti a bordo della Sea Watch 3? «La Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha deciso di non applicare le “misure provvisorie” richieste dalla Sea Watch 3, e di non chiedere dunque alle autorità italiane di far sbarcare i migranti soccorsi in mare e da giorni a bordo della nave, alla quale è stato impedito di entrare nel porto di Lampedusa», spiega l’ufficio stampa della CEDU. Nello stesso tempo, la Corte di Strasburgo ha indicato al Governo italiano la richiesta di continuare a fornire l’assistenza necessaria a tutte le persone a bordo che sono in condizioni vulnerabili per età o stato di salute. La Corte dopo aver valutato le informazioni ricevute dallo Stato italiano e dai ricorrenti sullo stato di salute fisica e psicologica delle persone a bordo ha sostanzialmente valutato che non sussistono le condizioni per le misure d’urgenza pur avendo in potere la decisione di attuare “misure di emergenza” da far applicare immediatamente a tutti gli Stati firmatari della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
CORTE STRASBURGO RESPINGE RICORSO MIGRANTI
Caso Sea Watch, Salvini inflessibile e la CEDU gli offre un grande assist. Come annunciato dal ministro dell’Interno, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo «ha respinto il ricorso della SeaWatch. Anche da Strasburgo si conferma la scelta di ordine, buon senso, legalità e giustizia dell’Italia: #portichiusi ai trafficanti di esseri umani e ai loro complici. Meno partenze, meno sbarchi, meno morti, meno sprechi. Indietro non si torna». Una notizia che arriva poco dopo la lettera inviata da Medici Senza Frontiere Italia al premier Giuseppe Conte: «Apprezziamo che nei giorni scorsi l’Italia abbia consentito lo sbarco di bambini, donne incinte e altre persone vulnerabili. Resta tuttavia di urgenza inderogabile che tutte le persone a bordo, in particolare i minorenni e le altre persone vulnerabili, possano toccare terra in un porto sicuro nel minor tempo possibile e che alle valutazioni politiche venga anteposta la tutela della vita e dell’incolumità degli esseri umani», parte del testo firmato da numerose associazioni. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SEA WATCH, SALVINI INFLESSIBILE
Durante una conferenza stampa a Viminale dopo l’incontro con i gestori delle discoteche, non poteva mancare un aggiornamento del Ministro Salvini sul caso Sea Watch ancora “pendente” in attesa della decisione della Corte di Strasburgo: «La Sea Watch in Italia non ci arriva, possono stare lì fino a Natale. In 13 giorni se avessero avuto veramente a cuore la salute dei migranti sarebbero andati e tornati dall’Olanda», attacca il vicepremier leghista. Dopo l’appello all’Ue e dopo le raccomandazioni della Commissione Europea, Salvini non si smuove «l’Italia non si fa dettare la linea da una Ong che non rispetta le regole. Qualunque sarà la decisione di Strasburgo, la nostra linea non cambia. E’ una nave olandese di una Ong tedesca, il problema lo risolvano Berlino e Amsterdam». Dopo le parole della capitana Rackete, nuovo appello alle istituzioni europee viene fatto anche dagli stessi migranti a bordo della nave Sea Watch 3, con un video caricato su Twitter: «Pensate ad una persona appena uscita di prigione e fuggita dalla Libia, che ora si trova qui seduta o sdraiata. Immaginatevi come debba sentirsi questa persona. A bordo manca tutto, non possiamo fare niente, non possiamo camminare né muoverci perché la barca è piccola mentre noi siamo tanti. Non c’è spazio».
L’Italia non si fa dettare le regole da una Ong pagata da chissà chi. Se la #SeaWatch avesse avuto a cuore la salute delle persone a bordo, in questi 13 giorni sarebbe già andata in Olanda.
Per me può rimanere in mare fino a Natale o Capodanno, in Italia non arriva.#portichiusi pic.twitter.com/UbK3tgVvO7— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) June 25, 2019
CAPITANA VS ITALIA “FORZO BLOCCO E LI FACCIO SBARCARE”
La novità di giornata viene lanciata direttamente dalle colonne di Repubblica e riguarda l’annuncio-promessa fatta dalla capitana della Sea Watch 3, la pasionaria pro-immigrazione Carola Rackete, che intende far finire al più breve tempo possibile l’epopea dei 42 migranti ancora a bordo della nave-Ong: «io voglio entrare. Entro nelle acque italiane con la Sea Watch e porto in salvo i migranti a Lampedusa» così spiega a RepTv la giovane 31enne tedesca, sfidando apertamente il Governo italiano, il Ministro Salvini (e la stessa Europa). «Sto aspettando cosa dirà la Corte europea dei diritti dell’uomo. Poi non avrò altra scelta che sbarcarli lì», spiega la Rackete che così facendo però rischierà di venir accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, oltre a multa e confisca della Sea Watch 3 per come è previsto dal Decreto Sicurezza Bis. «Io sono responsabile delle 42 persone che ho recuperato in mare e che non ce la fanno più. Quanti altri soprusi devono sopportare? La loro vita viene prima di qualsiasi gioco politico o incriminazione. Non bisognava arrivare a questo punto», spiega ancora la Rackete nel suo messaggio-video, non prima di aggiungere «i migranti sono disperati. Qualcuno minaccia lo sciopero della fame, altri dicono di volersi buttare in mare o tagliarsi la pelle. Non ce la fanno più, si sentono in prigione. L’Italia mi costringe a tenerli ammassati sul ponte, con appena tre metri quadrati di spazio a testa».
PD VS SALVINI: “SEI DISUMANO”
«Ue mandi migranti in Olanda-Germania», così Matteo Salvini a proposito della Sea Watch: ennesimo caso migranti per il governo M5s-Lega, con il Partito Democratico all’attacco. Graziano Delrio ha messo nel mirino il capo del Viminale: «Il governo italiano sta agendo in palese violazione dei diritti umani. Salvini faccia sbarcare immediatamente i naufraghi della Sea Watch. Disumano tenere 43 persone in ostaggio in mezzo al mare». Così il dem Piero De Luca: «Politica “porti chiusi” è un bluff. Il Governo annuncia chiusura porti senza riuscirci, mettendo solo a rischio la vita di tanti migranti. Apre invece aeroporti a 1200 dublinanti, rinuncia a cambiare “Dublino” e ferma redistribuzione richiedenti asilo. A voi i commenti!». Dura la presa di posizione di Pietro Bartolo: «A bordo della Sea Watch si è scelto di creare condizioni di incertezza ingiustificabili. Per questo ci appelliamo alla Corte di Strasburgo, per porre la parola fine al limbo in cui sono stati relegate le persone a bordo della nav». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
LA PRESA DI POSIZIONE DI SALVINI
Arrivano le prime parole del Ministro Matteo Salvini dopo la richiesta di intervento della Sea Watch direttamente alla Corte Cedu di Strasburgo: «L’Unione europea vuole risolvere il problema Sea Watch? Facile. Nave olandese, Ong tedesca: metà immigrati ad Amsterdam, l’altra metà a Berlino. E sequestro della nave pirata. Punto», spiega il vicepremier leghista dopo la richiesta della Commissione Ue di intervento di tutti gli Stati membri. La portavoce della Ong tedesca per l’Italia, Giorgia Linardi, ha spiegato nel corso della mattinata che il ricorso alla Corte di Strasburgo non è stato fatto direttamente dalla Sea Watch ma «dai singoli individui presenti a bordo, i migranti e i membri dello staff a bordo della Sea Watch 3». Sempre Linardi spiega «loro hanno il diritto di adire i propri diritti umani alla Corte europea. In particolare il ricorso è stato fatto in riferimento all’articolo 3 che descrive quello a bordo come un trattamento inumano e degradante. Si chiede quindi alla Corte di indicare all’Italia delle misure che possano in qualche modo ridurre le sofferenze cui le persone sono costrette in questo momento, nell’interesse della tutela della loro dignità».
COMMISSIONE UE A STAT “TROVATE SOLUZIONE URGENTE”
«Pur apprezzando il fatto che l’Italia abbia proceduto all’evacuazione di un numero di persone dalla Sea Watch 3 per ragioni mediche la Commissione Ue fa appello agli Stati membri per trovare una soluzione per le persone che sono rimaste a bordo»: così spiega un portavoce di Bruxelles nel merito della vicenda che ancora lega la nave della Ong tedesca all’esterno delle coste italiane in Sicilia. Vi è un «imperativo umanitario», spiega ancora la Commissione Europea, «noi come esecutivo comunitario continueremo a fare tutto il possibile, nell’ambito delle nostre competenze, per sostenere e coordinare eventuali sforzi di solidarietà». Un appello agli Stati Ue nel giorno in cui la Sea Watch ha chiesto di intervenire alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, una sorta di duplice “fronte” sulla quale la Ong salva-migranti spera di far crollare il “niet” continuo del Governo italiano allo sbarco dei 42 migranti a Lampedusa. Nel frattempo, in attesa di una svolta dal punto di vista politico, qualcosa sul fronte della società civile si smuove: «Rivolgo una preghiera speciale a San Giovanni, che ha sempre difeso i poveri. Chiedo a lui di dare una mano per risolvere il problema che stanno vivendo le persone a bordo della SeaWatch. Per essere concreti la Chiesa di Torino è disponibile ad accogliere questi fratelli e sorelle» è il messaggio lanciato dall’Arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia, giunta ieri durante la Santa Messa domenicale dedicata a San Giovanni, patrono della Città di Torino. «Desidero esprimere la mia solidarietà a quanti in Italia, e anche nella nostra città, stanno dimostrando pacificamente per richiamare l’attenzione sulla situazione di grave e ingiusta sofferenza in cui si trovano 43 persone sulla nave Sea Watch al largo di Lampedusa. Un gruppo di nostri concittadini questa notte ha iniziato a dormire davanti alla chiesa di San Dalmazzo per questo motivo», conclude l’arcivescovo durante la Santa Messa.
ONG SI APPELLA ALLA CORTE DI STRASBURGO
Il giorno dopo il botta e risposta tra Salvini e i Paesi Bassi sul fronte nella nave Sea Watch 3 – ferma davanti alla costa di Lampedusa dallo scorso 12 giugno in attesa di poter sbarcare i 53 migranti a bordo – la svolta arriva dalla ong tedesca che si è rivolta alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo (la Cedu, ndr) affinché spinga l’Italia a consentire lo sbarco di tutti i migranti (e non solo di donne, minori e persone con difficoltà di salute). È stato lo stesso organismo internazionale a render nota la richiesta della Sea Watch – ricordiamo che la Cedu non fa parte dell’Unione Europea ma è un organismo a parte – spiegando come abbia inviato tanto al Governo italiano quanto alla stessa nave al largo di Lampedusa una serie di domande a cui rispondere con urgenza entro questo pomeriggio. Secondo i regolamenti vigenti, la Corte di Strasburgo può richiedere all’Italia di adottare “misure urgenti” che possano servire ad impedire «serie e irrimediabili violazioni dei diritti umani». Il caso Sea Watch non si risolve prosegue dopo che ormai da 12 giorni il braccio di ferro Salvini-Ong ha caratterizzato questa prima vera emergenza sul fronte umanitario dell’estate 2019.
SEA WATCH, LO SCONTRO SALVINI-OLANDA
Al momento a bordo vi sono 42 migranti dopo che in 13 hanno lasciato la nave per diverse esigenze, accompagnate a terra dalle autorità italiane che al momento però impongono lo status di “porto chiuso” dopo le recenti strette sui regolamenti presenti nel Decreto Sicurezza bis. Ieri pomeriggio la ong Sea Watch ha pubblicato su Twitter il percorso che la nave di migranti ha compiuto negli ultimi giorni non potendo sbarcare in Italia (dopo aver rifiutato il soccorso della Libia e dopo che si trovava in un primo momento più vicino alla Tunisia, ndr): «Questo è il tracciato percorso negli ultimi giorni dalla #SeaWatch. Disegna il confine tra acque territoriali italiane e quelle internazionali. Lo vedete? Lo stanno percorrendo forzosamente 42 persone che l’Europa, continente di 500 milioni di abitanti, non vuole». Nel frattempo, la giornata di ieri è stata caratterizzata anche dallo scontro a distanza tra il Ministro dell’Interno e il Governo dell’Olanda (in quanto Paese dove batte bandiera della Sea Watch 3): «anche in caso peggioramento della situazione a bordo la responsabilità è esclusivamente dell’Olanda e del comandante della nave», ha ribadito Salvini dopo aver scritto una lettera ad Amsterdam in cui richiede «pur avendo richiesto, sin dall’inizio, un porto di sbarco al proprio Paese di bandiera – a Voi – non ha, inspiegabilmente, ricevuto risposta». Non solo, Salvini se la prende anche con la giovane comandante della Sea Watch 3 – Carola Rackete – per il suo «strumentale stazionamento dell’imbarcazione, nello stesso luogo, da molti giorni e dello strumentale utilizzo dell’evoluzione delle condizioni delle persone a bordo per forzare le Autorità italiane ad autorizzare l’ingresso nelle acque territoriali e lo sbarco». L’Olanda ha avviato un giro di vite negli scorsi mesi per limitare le operazioni delle ong come la Sea Watch ma approfittando di una proroga concessa dal Tribunale, la nave salva-migranti è salpata nelle scorse settimane e ora si ritrova ai confini sud dell’Italia con l’ennesimo caso politico sollevato contro la politica dei porti chiusi del Governo italiano.
Questo è il tracciato percorso negli ultimi giorni dalla #SeaWatch.
Disegna il confine tra acque territoriali italiane e quelle internazionali. Lo vedete?
Lo stanno percorrendo forzosamente 42 persone che l’Europa, continente di 500 milioni di abitanti, non vuole.
Quarantadue. pic.twitter.com/ePXoib3xwH
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) June 23, 2019