Qualcosa non funziona nei servizi di sicurezza nel nostro Paese. Negli ultimi mesi si sono accavallate storie di spionaggio operato da strutture private, fuga di notizie imputate alla procura di Roma, scontri nei vertici con le dimissioni del capo del Dis, fino all’insolita scelta di querelare giornali e procura per la diffusione di dossier segreti. E tutto passando attraverso un non meglio precisato, illecito utilizzo di software spia israeliani (Paragon). Troppa confusione evidentemente c’è sotto il tetto unico dei servizi italiani ed è probabile che all’interno di quelle stanze si stiano consumando regolamenti di conti o vendette trasversali.
Diversamente non si comprende come la compattezza e la riservatezza di un servizio essenziale per il nostro Paese possa essere compromessa in poco più di qualche mese. I servizi dovrebbero agire in un contesto riservato in cui è consentito a loro e, solo a loro, la violazione anche di norme pur di ottenere il primario interesse di tutelare la sicurezza del Paese.
il momento non è favorevole. Il caso Almasri lo ha dimostrato. Il mondo multipolare che stiamo affrontando impone una maggiore attenzione e cura di questo essenziale meccanismo di tutela dello Stato che invece sembra in balia di atteggiamenti quantomeno inusuali e probabilmente anche inopportuni. Il tutto è aggravato dal fatto che sembra mancare una organica lettura dei fatti da parte della presidenza del Consiglio dei ministri, che su questo punto, in particolare, mantiene un riserbo assoluto, mentre parlano tutti quelli che forse dovrebbero tacere. Presentare esposti, rivendicare fughe di notizie, mostrare poca compattezza in questo momento è il peggior segnale da dare.
Il presidente del Consiglio Meloni si deve intestare la riforma e la sua presa in carico in maniera pubblica. Il che non vuol dire raccontare tutto quello che è accaduto dietro le quinte, soprattutto se è riservato, ma dire pubblicamente che il dossier è sulla sua scrivania e che si sta prendendo il suo tempo a ricostruire un servizio segreto moderno ed efficiente, soprattutto fedelmente ancorato ai valori della Repubblica e al rispetto delle prerogative del Governo.
Oggi non è ben chiaro, in altri termini, se le iniziative del Dis siano approvate dalla presidenza del Consiglio. Se così dobbiamo intendere, tenuto conto che nessuno del governo è intervenuto in senso contrario, si sta cercando l’appoggio della magistratura per poter fare pulizia all’interno, probabilmente cercando di scoprire chi sta, più o meno volutamente, mettendo in imbarazzo i servizi su questi temi. Le minacce esterne sono troppo gravi per poterle lasciare da parte mentre si svolge quella che sembra a tutti gli effetti una guerra di potere interna. Di più noi non possiamo sapere e non potremmo dire, ma la presidente Meloni ha il dovere di risolvere ciò che sugli organi di stampa appare ormai come una crisi importante.
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