NUOVA (CLAMOROSA) IPOTESI DI RAI NEWS SUL SEQUESTRO DI ALDO MORO
Fa un po’ impressione vedere Rai News24 che sgancia una “bomba” del genere su un tema così delicato e intricato come il Sequestro e la prigionia di Aldo Moro: rapito come tutti sanno in Via Fani la mattina del 16 marzo 1978, l’allora Presidente della Democrazia Cristiana rimase sotto sequestro delle Brigate Rosse per 55 giorni lunghissimi, prima del ritrovamento del cadavere il 9 maggio in Via Caetani, sempre a Roma, dentro la tristemente nota Renault 4 rossa.
Eppure lo scoop lanciato dai colleghi della Rai riguarda il possibile coinvolgimento di una location per il sequestro che potrebbe avere un “legame” con il Vaticano: in sostanza nei due disegni trovati in Via Gradoli, la vera base operativa sul sequestro Moro, verrebbe descritta una mappa di un luogo realmente esistente presso il quartiere “Trionfale” della Capitale. Ebbene, si tratta di un’area vicina a Via Fani dove potrebbero essersi diretti il commando del rapimento Moro la mattina in cui tutto ebbe inizio: sarebbe una sede distaccata della Loyola University di Roma (l’ateneo dei gesuiti di Chicago), all’epoca però solo un cantiere di proprietà del Vaticano.
I disegni una perizia successiva li avrebbe attribuiti a Valerio Morucci, il “basista” che si occupava della logistica per il commando BR che rapì Moro, e in quegli schizzi vi sarebbe una sorta di mappa che riassume diverse aree che pare fossero utili per aiutare i brigatisti (che le avevano memorizzate in precedenza) e invece disorientare gli inquirenti che ne fossero venuti in possesso. Fino ad oggi nessuno ha posto l’ipotesi che in quelle aree di quel campus – all’epoca ancora vuoto – possano essersi fermati i giovani rivoluzionari estremisti assieme all’onorevole Aldo Moro.
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Ed è un giornalista della Rai che fa specifico sopralluogo (qui il video mostrato da RaiNews24, ndr) scoprendo una stanza con la scritta “isolamento” che potrebbe essere stato contenuto in una di quelle mappe dei “collage” presenti sui disegni trovati in Via Gradoli. Le varie testimonianze avvenute durante i vari processi porterebbero tutte ad un possibile “match” con il luogo fino ad oggi praticamente sconosciuto nel complicatissimo “caso Moro”.
A circa 200 metri dallo slargo tra Via Massimi e la futura sede dell’Università Loyola alcuni testimoni videro le macchine del sequestro superare una grossa sequoia e poi sparire alla vista, proprio vicinissimo alla svolta di quel “cantiere”: se in fase di indagini si cercò in quelle aree ma con un altro civico (numero 91 di via Massimi) il nuovo, inquietante, scoop punterebbe le attenzioni sul civico 114 della medesima via.
La conclusione della Rai è se all’epoca (o anche successivamente) i gesuiti USA sapessero che alcune di quelle stanze furono in potenza usate per il sequestro di Aldo Moro o se invece semplicemente il cantiere, precedente all’avvio delle lezioni nell’ateneo, venne sfruttato all’insaputa di tutti. Il tema resta, il mistero pure, come su tanti altri dettagli dell’operazione che portò alla morte del leader responsabile del “compromesso storico” con il PCI di Berlinguer.
Di certo non è possibile anche solo ipotizzare che vi possa essere un coinvolgimento del Santo Padre Paolo VI, amico fraterno di Aldo Moro e tra i più attivi all’epoca per salvare la vita dell’onorevole DC, anche scontrandosi con parte delle istituzioni che invece imposero il “non si tratta” coi terroristi. Altro elemento di critica sulle ipotesi nuove è la tempistica a così tanti anni dai fatti e con un insieme indiiziario senza effettive prove certe. Resta comunque l’alone di mistero e un’ipotesi che, se confermata, amplierebbe le domande (probabilmente senza risposta) su come davvero venne gestito il sequestro e quanti fattori determinarono la terribile “buona” riuscita dell’operazione terroristica.