Omicidio Serena Mollicone, dopo la notizia del nuovo del processo per Franco Mottola, parla la figlia di Santino Tuzi, il brigadiere che testimoniò dicendo di aver visto Serena entrare nella caserma dei Carabinieri di Arce e che si suicidò poco tempo dopo questa rivelazione. Maria Tuzi, intervistata dal Corriere della Sera, ha ribadito la sua versione affermando di non credere al fatto che suo padre si sia ucciso e di sperare che finalmente con quest’ultimo appello possa uscire fuori la verità: “Non ero per niente ottimista, ma ora sono commossa e felice, sia per Guglielmo Mollicone, che per mio papà perché ora anche la sua morte verrà riscritta“.
Sull’inchiesta che sta per riaprirsi grazie alla decisione della Cassazione dice: “Le prove sulla colpevolezza di Mottola ci sono, ma sono state sottovalutate“, aggiungendo che sul caso bisognerebbe sentire Gabriele Terzigni, il luogotenente che non è mai stato chiamato a testimoniare, che per primo seppe da Tuzi i particolari che confermavano la presenza di Serena in caserma, precisando: “Mio padre si confidò con lui, aggiungendo anche i dettagli che solo chi aveva visto la ragazza poteva sapere, come la descrizione dei vestiti e della borsetta che indossava il giorno della scomparsa“.
Omicidio Serena Mollicone, la figlia di Santino Tuzi: “Mio padre subì pressioni e fornì una versione falsa al secondo interrogatorio”
Maria, la figlia di Santino Tuzi che dichiarò di aver visto Serena Mollicone in caserma ad Arce il giorno della scomparsa, parla delle fasi del processo che inizialmente non aveva tenuto conto delle dichiarazioni del padre, rilasciate in via confidenziale ad un collega e per questo non messe a verbale, che poi furono ritenute non credibili perché ritrattate dopo il primo interrogatorio. Un comportamento che dai giudici venne valutato come poco attendibile ma che nascondeva alcune intimidazioni e minacce, ricevute per coprire la responsabilità di qualcuno.
Come afferma la donna infatti: “Mio padre subì pressioni da Quatrale“, il luogotenente che poi fu indagato anche per concorso in omicidio e istigazione al suicidio nel caso di Tuzi, perché voleva evitare che si avanzasse un accusa sui Mottola “Per questo mio padre fornì la versione che gli era stata suggerita nel secondo interrogatorio, ma poi quando rimase solo con la Pm confermò tutto“. Da quest’ultimo episodio, venne disposto poi dal Tribunale un confronto tra Tuzi e Mottola, che però non avvenne mai in quanto il brigadiere si suicidò 3 giorni dopo.