Una via o una piazza a nome di Sergio Ramelli: è quanto chiede Fratelli d’Italia al Comune di Milano in occasione dei 50 anni dalla morte del militante ucciso da esponenti di Avanguardia operaia. Il capogruppo di FdI Riccardo Truppo ha depositato una mozione urgente in Consiglio comunale per discutere di tale proposta. Una richiesta che peraltro era stata già avanzata un anno fa. Stavolta si chiede di farlo entro la fine dell’anno, visto che la sua storia e la vicenda sono importanti anche per la memoria della città di Milano.
Nel documento, che sarà oggetto di discussione nel Consiglio comunale meneghino, si fa riferimento anche alle iniziative di altre amministrazioni, che hanno già dedicato vie o piazze al militante del Fronte della Gioventù. L’obiettivo è, infatti, quello di mantenere viva la memoria di quelli che furono anni difficili e di promuovere una riflessione su una necessità attuale, quella di superare l’odio ideologico.
Quindi, il partito guidato a livello nazionale dalla premier Giorgia Meloni auspica che il sindaco e l’assessore competente facciano partire la procedura di intitolazione di una strada o piazza a Sergio Ramelli entro il 2025.
SERGIO RAMELLI, OGGI CERIMONIA A SESTO SAN GIOVANNI
Proprio questa mattina si è tenuta una cerimonia ufficiale di intitolazione di uno slargo a Ramelli, in questo caso insieme ad un’altra vittima dell’odio politico, Enrico Pedenovi. A questo evento hanno partecipato anche Ignazio La Russa, presidente del Senato, e Isabella Rauti, sottosegretario per la Difesa, con esponenti della Regione Lombardia, come il vicepresidente Marco Alparone e l’assessore regionale Romano La Russa. Proprio La Russa, intervenuto a Sesto San Giovanni, ha ribadito che la memoria va condivisa, anche perché sono la luce con cui illuminare un futuro che deve essere privo di odio.
SERGIO RAMELLI, UN INNO ALLA PACIFICAZIONE
L’auspicio del numero uno del Senato è che le loro storie siano una lezione per tutti gli italiani, a prescindere dalla propria appartenenza politica. In merito alla tragica vicenda di Ramelli, La Russa ha ricordato che lo aveva visto l’ultima volta tre giorni prima che venisse ucciso al cinema. Un retroscena che si aggiunge a quello su Indro Montanelli, indicato dalla seconda carica dello Stato italiano come il primo che comprese che quella morte potesse diventare “un inno alla pacificazione“, a opporsi all’odio, infatti scrisse un articolo in cui lo descrisse come una “vittima che apparteneva a tutti coloro che non condividevano quell’odio“.