Serie A/ Milan, è quasi fatta per lo scudetto ma l’Inter ci crede ancora…

- Alfredo Mariotti

Serie A, Milan e Inter continuano a contendersi lo scudetto: per i rossoneri è quasi fatta, ma i nerazzurri ci credono ancora... I temi analizzati da Alfredo Mariotti

Milan Pronostici Serie A, 37^ giornata (Foto LaPresse)

Il Sassuolo a Napoli è sceso per un incontro di calcio o in gita? Dopo 20 minuti era già sotto di 4 reti, ridicolo. Gli azzurri sono partiti decisi a riscattare l’indecente parte finale dell’incontro con l’Empoli dove pure erano partiti lanciati per poi buttare tutto in pochi minuti di follia. Stavolta, col vantaggio raggiunto, non hanno mai temuto il rientrerà dei piastrellisti. Costoro giocavano con quello che, si dice, sarà il futuro trio d’attacco della nostra nazionale. Con questi giocatori dove pensiamo di arrivare? Neanche la coppa del nonno riusciremo a vincere. Lozano, Osimhen e Insigne sono parsi tre marziani contro una difesa di mollaccioni capitati in campo per caso. Match senza storia finito con punteggio tennistico: 6-1. Una vergogna!

Si è praticamente qualificata per la Champions la Juve. Anche quando giocano male, trovano il momento di grinta e fortuna per risolvere le partite. Se non avessero perso lo scontro con l’Inter, ora i gobbi sarebbero vicinissimi a vincere lo scudetto. Contro il Venezia, che da un punto di vista della bellezza di gioco è stato superiore, la partita, che pareva avviata al pareggio, è stata risolta da due colpi di Bonucci su palle da fermo. Stupidaggini dell’allenatore veneziano che sui calci da fermo usa piazzare la difesa a zona, classico esempio di autocastrazione. Nullo Vlahovic sostituito nel finale da Allegri. l Venezia ha segnato con Aramu una rete bellissima, si è posizionato bene in campo ma di calciatori da serie A ne ha pochini.

Lottano le romane per entrare nell’Europa minore. La Lazio ricuperata abbondantemente la quantità di sfiga avuta contro i casciavit, ha battuto un ingenuo Spezia che per tre volte era passato in vantaggio. La Maggica ha affrontato il Bologna che in settimana aveva già giocato contro l’Inter. Il jolly annuale a disposizione. La Roma è partita con idee chiare e gioco ben impostato, i rossoblu non riuscivano a fare tre l’assaggi consecutivi. Poi i capitolini sono diminuiti in veemenza permettendo ai felsinei di giocare alla pari e creare con Arnautovic qualche pericolo. Nella Roma si notava l’assenza di Abraham, troppo lenta nelle ripartenze e deficitaria nella profondità. Contro questa Roma, molto rimaneggiata, i bolognesi hanno cominciato a prendere grande confidenza costringendo Rui Patricio agli straordinari. Poi l’ingresso di Pellegrini e Abraham ha sparigliato un po’ il tutto, il Bologna è stato costretto a difendersi. Lo ha fatto con disinvoltura, è parso veramente in un periodo di grande grazia, è parso giocare da squadra molto tranquilla. Sono fioccate occasioni per i giallorossi sempre annullate dall’ottimo portiere bolognese.

Il Milan quest’anno non cede. La primavera non aveva mai stretto amicizia con le squadre di Pioli. Questi è un allenatore che punta molto sulla corsa portando le proprie squadre a scoppiare ai primi tepori primaverili. Parevano finiti dopo le tre pere subite in Coppa Italia dai cugini e invece, assistiti dalla dea bendata, hanno battuto la Lazio a Roma e si sono divertiti per il harakiri interista a Bologna. Nella parte finale del campionato hanno avversarie di buon nome ma disinteressate al risultato. Sono tutte squadre posizionate attorno alla fine della parte sinistra della classifica. In questa giornata i rossoneri hanno inizialmente dato l’impressione di aver preso sottogamba la Fiorentina. Il Milan, sicuramente più forte, è parso irretito dal palleggio dei viola che sapevano tenere la palla e far girare a vuoto gli avversari. Niente di rilevante nei primi 45 minuti terminati, giustamente, a reti inviolate. I diavoli parevano in attesa dell’ingresso di Ibra per affidargli la risoluzione della gara. Di fronte ai toscani, più forti a centrocampo, non c’era che affidarsi al lancio lungo sullo svedese. Così ha cercato di far Pioli ma senza grande successo finché gli dei del calcio, decisi a fare di questo campionato un successo milanista, hanno spinto il portiere viola ad una cavolata che ha permesso a Leao di regalare trequarti di scudetto ai milanisti. Peana della tifoseria rossonera che fa tremare San Siro, giustamente si sentono il tricolore sulle maglie.

L’Inter è scesa in campo a Udine con cinque punti, più uno per lo svantaggio negli incontri diretti, di distacco dal Milan. Si è trovata contro una squadra in grande forma e determinata, capace di pressare a uomo in tutte le zone del campo. Calcio d’angolo al decimo minuto, zuccata di Perisic e goal. Nei minuti successivi si sono visti i nerazzurri prendere il sopravvento a centrocampo e i friulani costretti a tenere in difesa anche i due esterni di centrocampo. Questo ha permesso ai bauscia di avvicinarsi più volte alla porta bianconera ma, come spesso succede alla Beneamata, senza la cattiveria necessaria per segnare. Lautaro ha tentato di sbagliare un rigore sacrosanto assegnato per un fallo su Dzeko che si apprestava a segnare. Tiro, palo, il portiere dell’Udinese ha toccato la palla che è tornata a Lautaro che ha insaccato con una crapata. Doppio vantaggio meritato. Se l’Inter a Bologna avesse messo metà della grinta e concentrazione odierna ora sarebbe in testa alla classifica, invece ha buttato forse tutto. La ripresa è un batti e ribatti, a ritmo contenuto, delle due squadre. I nerazzurri hanno lasciato il possesso palla ai bianconeri che mai sono riusciti ad essere pericolosi fino agli ultimi minuti quando la difesa interista ha regalato una rete per creare la solita suspense ai propri. Fino a quel momento con rapide ripartenze erano stati i milanesi ad avere maggiori possibilità di arrotondare il risultato. Ora l’Inter non può che cercare di vincere sempre, e potrebbe non essere sufficiente, ma deve anche convenire che ha fatto di tutto per regalare un campionato dove è sicuramente la squadra più forte. Non può che affermare che chi è causa del suo dovrà piangere se stesso.





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