Settimana corta a scuola: “Per gli studenti non è un problema”
Settimana corta a scuola, sì o no? L’idea, avanzata per risparmiare energia visto l’ingente aumento dei prezzi delle bollette e non soltanto, è stata commentata su “Panorama” dal docente Marcello Bramati. L’insegnante ha analizzato la questione spiegando quali potrebbero essere i pro e i contri della modifica degli orari scolastici in molti istituti che ancora non hanno adottato la rotazione a cinque giorni.
Il docente Bramati ha spiegato che uno dei contro, secondo tanti, sarebbe il minor tempo da dedicare allo studio. Problema che però, secondo lui, non sussiste: “Uno degli argomenti principali che si oppone alla settimana corta è la presunta mancanza di tempo da dedicare allo studio casalingo nel corso dei pomeriggi. È inevitabile che, frequentando cinque giorni anziché sei, ogni giornata di scuola debba prevedere un’ora di lezione in più, ma il problema della scuola italiana e della preparazione degli studenti non è certo il tempo mancante per studiare”. Secondo il docente, infatti, “gli studenti stessi sono i primi a riconoscere l’enorme quantità di tempo buttato nei loro lunghi pomeriggi, per cui terminare un’ora dopo a scuola inciderebbe semmai sul tempo a disposizione, non necessariamente sul tempo dedicato allo studio“.
Settimana corta a scuola: i benefici per i docenti
Secondo Marcello Bramati, che sulle pagine di “Panorama” ha analizzato la proposta della settimana corta a scuola, “È possibile terminare alla sesta ora, svolgere un’attività ricreativa o sportiva, dedicarsi allo studio come si deve e avere una vita sociale anche riorganizzando la settimana in cinque giorni. Tanto che gli studenti che sperimentano la settimana corta non intendono tornare all’antico“. Nonostante secondo l’insegnante sarebbe una buona soluzione per gli alunni, questa dovrebbe essere prevista da inizio anno: “Certo, questa soluzione non dovrebbe essere inserita improvvisamente nelle loro vite, in corso d’anno, perché ne risentirebbero i loro impegni, alcuni anche gravosi, alcuni meritevoli, tutti legittimi e da rispettare“.
La settimana corta, secondo Bramati, avrebbe benefici anche sugli insegnanti. “I docenti, sarebbero tutti coinvolti nella vita scolastica da lunedì a venerdì, garantendo maggiore presenza e avendo per loro due giorni di riposo consecutivi per stare in famiglia, o per staccare, come si preferisca. Un lusso che a oggi è riservato solo ai docenti di ruolo, con buona pace dei precari, ancora una volta vessati e senza possibilità di replica“.