SFOOTING/ Congiunti, la parola chiave della fase 2 spiegata dal salumiere
E’ senza dubbio la parola “congiunti” a caratterizzare la fase 2 dell’emergenza coronavirus. Ma chi sono? L’aneddoto del salumiere ci aiuta a scoprirlo

E’ finita la fase 1, alleluja! Lunga vita alla fase 2! Eeeh no, la fase 2 è già quasi al tramonto, se è vero, come è vero, che lunedì prossimo saremo proiettati in un nuovo capitolo di questa interminabile emergenza da coronavirus.
Consultato il nostro esperto di settore, il dottor Giustino “lo slavo” Rismovic – mente e anima del sito www.ilgiuslavorismo.lex (abile gioco di parole, che unisce il “Giu” di Giustino con le sue origini di “slavo” e con la prima parte del cognome “Rismo”), che per la prima (e speriamo non ultima) volta interviene come nostro ospite – e fatte le doverose verifiche di rito negli ambienti governativi (anche lì abbiamo le nostre entrature), sembrerebbe proprio che, con estrema originalità, questa nuova condizione nella quale ci ritroveremo a breve sarà denominata fase 2,5. E ne riparleremo a tempo debito.
Ma per rimanere sul pezzo, come immunità di gregge lo è stato per la fase 1, ora non possiamo non parlare di un termine assurto a simbolo pressoché unico della fase 2, la parola “congiunto”. Un sostantivo che dalla nascita della lingua italiana fino alla fine della fase 1 aveva palesi connotazioni etimologiche e lessicali. Persino il nostro amico Zinga, un vocabolario che sa tante cose, perché le ha rubacchiate qua e là in giro per il mondo sin dai tempi della peste nera, se l’è sempre cavata in maniera sbrigativa, ma non per questo poco precisa: “Congiunto: legato da parentela, amicizia e simili”. Una sentenza lapidaria, ci pare. O per lo meno così è stato fino al 4 maggio scorso, allorquando il decreto del governo ha avuto il coraggio (o la sconsideratezza) di scardinare una convenzione obsoleta, un’abitudine noiosa che il tempo aveva incistato senza nessuna prospettiva dinamica. Finché è arrivato… Giuseppi, il nostro autocratico premier, a forzare secoli di noiosa routine e a porre sul tavolo, senza mezzi termini, la questione: il congiunto… chi è costui?
Il punto della situazione. Senza peli sulla lingua, il decreto parla chiaro: gli spostamenti sono ora consentiti nell’intera regione di residenza e fanno capo a 4 macro motivazioni: esigenze lavorative comprovate (1), situazioni di necessità (2), motivi di salute (3) e incontro coi congiunti (4).
Il dottor Rismovic ci giunge in aiuto con un’osservazione assai acuta: “Non v’è dubbio che un salumiere, ad esempio, per il solo fatto di esserlo (cioè di svolgere questa attività), riassume in sé quasi per definizione tutti e quattro gli attributi utili per gli spostamenti. Nel caso in cui scelga di muoversi, infatti, ricade a piacimento in ciascuno dei quattro punti sopracitati: può motivare lo spostamento a motivo dell’acquisto di una partita di prosciutti da vendere nel proprio negozio (motivazione 1 e 2); oppure per venire incontro a un’anziana amante del Granbiscotto impossibilitata a muoversi (motivazione 3); o ancora, per recarsi a omaggiare il prezioso affettato da una sorella (motivazione 4). Al punto 3, si specifica che la corretta lettura della frase esige che la parola “amante” sia da collegare al sostantivo successivo con tanto di preposizione articolata, e non al sostantivo precedente. Per capirci meglio: leggasi “amante del Granbiscotto” e non “anziana amante”. Si specifica altresì che la condizione del salumiere è un unicum difficilmente replicabile e in tal senso sarà compito precipuo delle forze dell’ordine controllare i falsi salumieri che, esibendo nell’autocertificazione la dicitura “affetti da congiuntivite” (sindrome che spinge a incontrare ossessivamente i congiunti ovunque siano), invaderanno la penisola e andranno sanciti duramente”.
Il dilemma. “Se tecnicamente siamo tutti figli di Dio, rientra questa definizione nella visita ai congiunti?”: è questa la domanda che campeggia nell’home page del nostro giuslavorista.lex. Sta di fatto che l’Italia, sulla scorta dell’azzeccatissimo paradosso escogitato dall’avvocato Rismovic, è sarcasticamente insorta sul web dopo la conferenza stampa del 26 aprile scorso. Già alle 20.40 della sera stessa, Google rilevava il picco massimo di ricerche per il termine ‘congiunti’, con la Sardegna prima regione in fatto di click sul termine, seguita da Abruzzo, Lombardia, Sicilia e Umbria. E anche il sito del nostro esperto ha avuto punte di accesso record.
I fidanzati. Sono discriminati? Sono congiunti? “No, potresti essere fidanzato con più persone”, scrive qualcuno. Mentre qualcun altro consiglia: “No, però puoi sempre sposarla”. Ma il virus farebbe, dunque, distinzione tra congiunti e amici? Interessante…
A tal proposito il nostro esperto è lapidario: “Se il congiunto è disgiunto, cioè non coabita, non è neppure possibile adottare il termine di Congiunto A e Congiunto B. La buona prassi giuridica adotterebbe semmai i termini di Disgiunto A e Disgiunto B. Il decreto parla di disgiunti? No. Ecco che allora ne siamo venuti a capo. Ma il mio è solo un autorevole parere, per fortuna dei disgiunti…”.
Conclusioni. “La fine è il mio inizio”, avrebbe detto, autocitandosi, Tiziano Terzani. “L’inizio è la mia fine”, avrà sicuramente affermato una delle tante comparse fatte fuori (nella finzione filmica, ovviamente) nelle prime scene di “Salvate il soldato Ryan” del grande Steven Spielberg. Perciò, come se ne esce? “Non se ne esce proprio, si rimane ancora in casa, fino a nuovo decreto”, ha chiosato il nostro dottor Giustino “lo slavo” Rismovic, che qui vogliamo ringraziare per la precisa competenza messa a nostra (e vostra) disposizione.
“Certo – ha concluso – forse sono stato un po’ drastico e provocatorio, ma amo mettermi in contrapposizione al politicamente corretto che spopola in tv e sui giornali. Diciamo che mi sento un leguleio alla Cecco Angiolieri. Che se allora ha scritto “S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo, oggi proserebbe: “S’i’ fosse congiunto (col s’i’ fosse) sarei congiuntivo!”.
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