Sigfrido Ranucci denuncia intimidazioni nei confronti di Report. Il giornalista, volto di punta del programma d’inchiesta in onda su Rai 3, è tornato sulla recente sentenza del Tar del Lazio relativa alla puntata “Vassalli, valvassori e valvassini”, legata agli appalti pubblici in Lombardia: i giudici hanno dato ragione all’avvocato Andrea Mascetti, che aveva chiesto l’accesso agli atti alla Rai, dunque di svelare le fonti utilizzate per lavorare all’inchiesta.
«La sentenza del Tar ha aperto una voragine in arginabile. E costerà tempo, fatica e tanti soldi», ha spiegato Sigfrido Ranucci ai microfoni de La Stampa. In questo caso gli atti, come dicevamo, sono fonti: «Se io ricevo una mail da un funzionario di un ente locale, questa mail ha un nome e un cognome. Chiedercene conto equivale a intimidazione». E non è tutto: il viceministro albanese Agron Tare ha chiesto alla Rai e a Report l’informativa della Gdf di Bari che lo riguarda, facendo riferimento proprio alla sentenza del Tar.
SIGFRIDO RANUCCI: “REPORT NON ARRETRERÀ DI UN CM”
Sigfrido Ranucci ha annunciato un nuovo ricorso dopo la richiesta del viceministro albanese, ricordando che né la Rai, né tantomeno il suo programma producono atti amministrativi, bensì giornalismo che dovrebbe essere protetto: «Invece oggi ci sono i presupposti per equiparare un giornalista Rai a un funzionario pubblico». Sigfrido Ranucci ha parlato di effetto slavina, che ha già provocato dei danni: «Chiunque si potrà accordare e avanzare richieste. Causando perdita di tempo, denaro. Poi qualcuno in Vigilanza si alzerà per chiedere quanto costa in spese legali Report». Il giornalista ha comunque sottolineato che Report non arretrerà di un centimetro, «altrimenti il giornalismo d’inchiesta Rai è finito».