Protagonista questa sera della diretta del programma “Nella mente di Narciso“, il caso di Laura Ziliani è stato tra i più discussi dell’ultimo anno, specialmente da quando la lente degli inquirenti ha iniziato a stringersi attorno a Silvia e Paola Zani e a Mirto Milani, rispettivamente le figlie della vittima e il “fidanzato” che le due condividevano: proprio loro, infatti, attualmente sono state condannati in primo e secondo grado all’ergastolo; rinominati dai media “Il trio diabolico“.
Prima di arrivare a Silvia, Paola e Mirto è utile fare un passo indietro per ricordare brevemente che Laura Ziliani scomparve l’8 maggio del 2021: secondo le figlie – prime a lanciare l’allarme – si era persa durante un’escursione in montagna; ma le tante contraddizione da parte del trio e il ritrovamento del corpo confermarono sempre di più che la donna era stata uccisa in modo violento dopo essere stata narcotizzata con delle benzodiazepine.
Arrestati già pochi mesi dopo la scomparsa, Silvia e Paola Zani e Mirto Milani si sono lungamente professati del tutto innocenti: la prima confessione è arrivata circa 8 mesi dopo quel maggio del 2021 da parte dello stesso Mirto che si era già confidato poco prima con il suo compagno di cella che – a sua volta – aveva raccontato tutto agli inquirenti; mentre oggi (come dicevamo già prima) il trio diabolico sta scontando l’ergastolo in attesa del terzo grado di giudizio da parte della Cassazione.
Chi sono Silvia e Paola Zani e Mirto Milani: perché il “trio diabolico” ha ucciso Laura Ziliani?
Di fatto della vita di Silvia e Paola Zani sappiamo abbastanza poco: la prima – 26enne all’epoca dei fatti – aveva lavorato in una RSA e la seconda – 19enne – risultava essere ancora una studentessa, di economica; mentre Mirto Milani era da tempo il fidanzato di Silvia e aveva instaurato (in comune accordo tra tutti e tre) una pseudo relazione, che lui stesso descrisse come “platonica” e priva di rapporti sessuali, con Paola.

Insomma, un vero e proprio triangolo all’interno del quale sarebbe maturato l’intento di uccidere Laura Ziliani: in un primo momento gli inquirenti ipotizzarono che il movente potesse essere economico visto che la ex vigilessa di Temù possedeva diversi immobili piuttosto redditizi; mentre in un secondo momento i giudici hanno ritenuto più credibile la tesi dell’omicidio fine a “soddisfare il loro ego“, saldando ulteriormente (è il caso di dirlo: con il sangue) la loro relazione.
D’altra parte, i rapporti tra Silvia e Paola Zani e la madre da tempo erano abbastanza conflittuali: a raccontarlo è stata la terza figlia della donna – Lucia, completamente estranea ai fatti e affetta da una disabilità cognitiva grave – agli inquirenti, parlando di frequenti litigi legati al fatto che la vigilesse spendesse buona parte delle sue entrate economiche per sostentare e sostenere la stessa Lucia, “rubando” – nella visione malata di Silvia – soldi alle altre figlie.
Dal conto loro, Silvia e Paola Zani e Mirlo Milani si sono sempre barricati dietro a una versione che sembra parlarci di legittima difesa: secondo i racconti resi in tribunale – che non hanno trovato alcun riscontro nelle indagini -, Laura da tempo stava provando ad avvelenarle, ormai esasperata dall’aver speso l’intera vita dietro alle figlie e, in particolare, dietro a Lucia che le richiedeva un impegno costante e una dedizione totale.