È da 9 mesi ormai che di Silvia Romano non vi è più traccia: in quel dannato 20 novembre 2018 la giovane cooperante italiana che aiutava i bambini e le famiglie più disagiate del villaggio di Chakama venne brutalmente rapita e dopo diverse ricerche e svariati errori nelle indagini di fatto da qualche mese tutto “tace” da Malindi. Le autorità giudiziarie del Kenya hanno accorpato i procedimento a carico degli unici 3 indagati sul rapimento e presunta “vendita” della Romano a bande di criminali più vaste che probabilmente operano anche in altri stati dell’Africa centrale: Ibrahim Adan, Abdullah Gababa Wario e Moses Luwali Chembe stanno per andare a processo ma la novità di giornata riguarda la ricerca di un quarto uomo, tal Said Ibrahim, che viene definito dagli inquirenti come il vero e proprio “regista” dell’agguato che ha portato Silvia Romano a sparire nel nulla. Secondo quanto riporta Repubblica stamane, le autorità keniote avevano fissato per ieri l’avvio del procedimento contro Ibrahim Adan Omar, l’insegnante di religione con origini somale accusato di aver organizzato il rapimento e trovato in possesso di un’arme impiegata durante il sequestro violentissimo.
SILVIA ROMANO, RIPARTE IL PROCESSO MA RESTA IL MISTERO
La giudice di Malindi ha però deciso di spostare ad oggi l’udienza per farla coincidere con quella già fissata a carico di Abdullah Gababa Wario e Moses Luwali Chembe, i due che hanno già confessato il loro ruolo centrale nel rapimento di Silvia Romano. Su di loro restano diversi dubbi, in particolare contro Moses che è riuscito inspiegabilmente – pensando ai salari medi del Kenya molto bassi – a pagare la cauzione di 25mila euro, cifra altissima per gli standard soliti di un presunto “normale” cittadino. Le ricerche di Silvia Romano, seppur al rilento, non si sono mai fermate ma al momento pare davvero tutto lontano da una lieta soluzione che da 9 mesi ormai chiede con tutta la forza la famiglia della giovane cooperante milanese. Si cerca il “regista” del rapimento che però non sarebbe il vero ideatore, come spiega l’Ansa: «ad aver concepito il sequestro sarebbe stata invece un’altra persona, per ora non identificata, con protezioni in alto loco». Sono tantissimi però i punti oscuri di un mistero drammatico e ignobile: sembra infatti tramontata da un lato l’ipotesi di cessione della giovane Silvia presso sequestratori terroristi, il che però non aiuta a capire allora dove possa esser stata venduta la Romano nel suo ormai evidente e conclamato passaggio in ostaggio in Somalia. A dare un “briciolo” di speranza in più è lo slancio alle inchieste dato di recente dall’incontro a Roma tra il procuratore del Kenya Noordin Haji e il Comandante dei Ros assieme ad entrambi i rappresentanti della sicurezza di Italia e Kenya.