La Corte costituzionale della Romania ha respinto all’unanimità il ricorso presentato da George Simion – leader dell’Alleanza per l’unione dei romeni (Aur) – che richiedeva l’annullamento delle elezioni presidenziali per presunte irregolarità; la decisione, annunciata ufficialmente dalla stessa Corte, ha definito infondata la petizione di 20 pagine depositata martedì da Simion, che aveva denunciato interferenze straniere durante le votazioni e il verdetto (che non ammette altri ricorsi) è stato inviato all’Ufficio elettorale centrale per completare la procedura di convalida dei risultati elettorali.
La Corte ha ribadito la regolarità del voto, confermando la validità del ballottaggio che ha visto la vittoria del sindaco centrista di Bucarest Nicușor Dan con il 53,6% dei voti contro il 46,4% ottenuto da Simion e, nel comunicato ufficiale, i giudici hanno chiarito che l’istituzione aveva esaminato la petizione di Simion per l’annullamento del secondo turno delle elezioni presidenziali, concludendo che la richiesta era stata respinta all’unanimità in quanto ritenuta infondata; la decisione rappresenta dunque la conclusione di un caso che aveva nuovamente posto l’attenzione sui meccanismi di controllo elettorale in Romania, dopo i precedenti di novembre quando erano state annullate le elezioni presidenziali per accertate interferenze esterne.
Ma nel caso delle elezioni di maggio, la Corte non ha riscontrato elementi sufficienti per confermare le accuse di Simion, stabilendo, invece, che il processo elettorale è stato svolto nel rispetto delle norme costituzionali e della legislazione elettorale; con questa pronuncia, il percorso verso l’insediamento di Dan può proseguire regolarmente, mentre Simion sarà costretto ad accettare la sconfitta elettorale senza possibilità di altre contestazioni legali.
Le accuse respinte di Simion e la conferma definitiva della vittoria di Dan
George Simion aveva motivato il suo ricorso alla Corte costituzionale denunciando interferenze da parte di Francia e Moldavia nel processo elettorale rumeno, richiamando esplicitamente i precedenti che avevano portato all’annullamento delle elezioni presidenziali di novembre 2024: il leader dell’Alleanza per l’unione dei romeni aveva dichiarato attraverso i social di chiedere ufficialmente alla Corte Costituzionale di annullare le elezioni per le stesse ragioni che avevano portato all’annullamento del voto di novembre, ovvero per ingerenza esterna, accompagnando il messaggio con le bandiere di Francia e Moldavia per indicare – in modo non troppo velato – i paesi accusati di interferenza.
Le accuse avanzate da Simion riguardavano presunte operazioni di compravendita di voti gestitite dai due paesi vicini, oltre alla denuncia di irregolarità nelle liste elettorali con la partecipazione al voto di persone decedute durante il ballottaggio del 18 maggio; il ricorso di 20 pagine depositato martedì aveva cercato di dimostrare un contesto strutturato di manipolazione elettorale, sostenendo che le interferenze straniere avessero compromesso la regolarità e l’attendibilità del voto popolare , ma la documentazione presentata dal leader nazionalista non è risultata convincente per i giudici costituzionali, che hanno svolto un esame approfondito delle prove senza riscontrare elementi concreti a sostegno delle sue accuse.
La decisione della Corte costituzionale rumena determina così la definitiva chiusura della disputa di Simion, aprendo la strada alla convalida ufficiale della vittoria di Nicușor Dan e al suo insediamento come nuovo presidente della Romania; il sindaco centrista ed europeista dei Bucarest, che ha ottenuto il 53,6% dei voti validi, può ora pensare alla cerimonia di giuramento, forte di un sostegno popolare confermato anche dalla sentenza della giustizia costituzionale.