SINDACATI E PENSIONI/ Le scelte nei contratti che aiutano i giovani
I sindacati, nel rinnovo dei contratti, guardano anche al futuro previdenziale dei giovani. I casi dei metalmeccanici e dei somministrati

Spesso ci si chiede cosa faccia il sindacato per i lavoratori e ancora più spesso viene posta, provocatoriamente, la domanda di cosa faccia il sindacato per i giovani. Su questo ultimo aspetto il rischio è quello di formulare risposte banali e molto parziali. Affrontare la questione giovanile è molto delicato. Perché per fare del bene ai giovani occorre individuare soprattutto soluzioni di lungo periodo, non solo dagli effetti immediati, scontando, come ogni investimento degno di questo nome, la pazienza di attendere risultati futuri. Quindi, per fare realmente del bene ai giovani, occorre concentrarsi su strumenti e interventi di lungo periodo, perché la platea di riferimento avrà tutta la “vita d’avanti”, evitando le risposte semplicistiche ripiegate sull’oggi senza una prospettiva che guardi con fiducia al futuro.
Proprio per questo i due punti maggiormente controversi legati a una maggiore tutela dei giovani sono lavoro e pensioni. In questa sede vorrei concentrarmi sul secondo aspetto, ovvero il tema previdenziale. Sicuramente il legislatore, il decisore politico, ha una forte responsabilità sul tema, essendo la contribuzione e la spesa pensionistica una delle prime voci del bilancio dello Stato.
Allora, cosa dovrebbe fare il sindacato per sostenere la “pensione futura” dei giovani? Non vorrei sembrare spregiudicato, ma il sindacato, in particolare la Cisl, su questo tema sta già facendo, ottenendo importanti risultati nell’incentivare e sostenere la previdenza complementare, ovvero la leva pensionistica sulla quale le parti sociali hanno il potere di incidere attraverso la contrattazione. Cito due esempi: il settore della somministrazione e il recente rinnovo del contratto collettivo dei metalmeccanici.
Per quanto riguarda la somministrazione di lavoro, ovvero per i lavoratori temporanei assunti dalle Agenzie per il lavoro, attraverso le quali sono impegnati migliaia di giovani, soprattutto nella prima fase della loro carriera lavorativa, la contrattazione ha incentivato molto l’adesione alla previdenza complementare. A fronte del versamento del solo Tfr da parte del lavoratore, la bilateralità di settore integra con un ulteriore 4% della retribuzione imponibile; inoltre, soprattutto per i contratti brevi, il settore della somministrazione corrisponde un’integrazione forfettaria così da sostenere il versamento e l’adesione alla previdenza complementare anche per coloro che hanno contratti poco strutturati e discontinui; infine, è stato previsto che possa essere versato anche solo il 50% del proprio TFR, sapendo che il trattamento di fine rapporto viene utilizzato anche come ammortizzatore sociale di sostegno al reddito in caso di disoccupazione.
Anche il contratto dei metalmeccanici, recentemente rinnovato, ha introdotto una disparità positiva per i giovani che decidono di aderire alla previdenza complementare. Infatti, gli under 35 avranno una percentuale di versamento al fondo di settore Cometa più alto rispetto ai loro colleghi senior, portando il contributi al 2,2% della retribuzione imponibile.
Questi sono due segnali assolutamente importanti e significativi: uno dei principali contratti collettivi del nostro Paese, come quello dei metalmeccanici, e il contratto dei lavoratori temporanei hanno previsto strumenti concreti, di incentivo e sostegno economico per l’adesione della previdenza complementare.
Ora la sfida per il sindacato torna a essere di carattere educativo. Serve quindi che le parti sociali che hanno realizzato importanti iniziative di sostegno ai giovani aiutino a comprendere il valore di quanto realizzato, ne facciano capire l’importanza, accompagnando i giovani a leggere con serietà i cambiamenti così da sostenerli al fine di mettere in atto le scelte conseguenti più pertinenti con i loro bisogni presenti, ma soprattutto futuri.
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