Nel corso di una riunione che si è tenuta nelle ultime ore tra i Paesi dell’Unione Europea, è stato raggiunto un accordo per revocare tutte le sanzioni economiche imposte dal 2011 a questa parte alla Siria, permettendo così al nuovo governo di transizione guidato da Ahmed al-Sharaa – spesso citato con il suo nome di battaglia Abu Mohammed al-Jolani – di ricostruire il Paese dopo la violenta guerra civile scoppiata sotto il regime dittatoriale di Bashar al-Assad: l’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare nel corso delle prossime ore, dopo la riunione dei ministri degli Esteri in seno al Coreper – ovvero il Comitato dei rappresentanti permanenti –, mentre ad anticipare la notizia che apre a un futuro (speriamo) migliore per la Siria sono stati alcuni diplomatici citati dal quotidiano InsiderPaper.
La mossa di rimuovere le sanzioni alla Siria non è esattamente una novità, perché già lo scorso febbraio – dopo la transizione tra al-Assad e al-Jolani – l’Unione Europea aveva leggermente allentato il giogo sanzionatorio, aprendo ai fondi della Banca Centrale e liberando cinque differenti istituti bancari e finanziari di Damasco: già in quell’occasione Bruxelles aveva promesso che l’allentamento sarebbe stato progressivo e calcolato, senza però anticipare eventuali dettagli sulle mosse future.
Siria, cadono le sanzioni imposte dall’Unione Europea: attualmente il 90% della popolazione è sotto la soglia di povertà.
Un’ulteriore spinta al fascicolo tra UE e Siria potrebbe essere arrivata anche dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che lo scorso 14 maggio ha ricevuto formalmente al-Jolani alla Casa Bianca, chiedendo – al termine dell’incontro, davanti ai giornalisti raccolti per la conferenza stampa – un allentamento delle sanzioni ai partner europei ed annunciando contestualmente la sua intenzione di sospendere l’impianto sanzionatorio americano.
Facendo un passo indietro, infine, è interessante ricordare che le sanzioni contro la Siria sono state imposte soprattutto a partire dal 2011, quando il governo (da molti ritenuto dittatoriale e scarsamente apprezzato dai siriani), guidato dalla famiglia al-Assad, ha imposto il pugno duro sulla popolazione, reprimendo duramente le proteste da parte dei civili: attualmente la Siria si trova in una condizione piuttosto complessa e drammatica, con l’ONU che ha stimato che la quasi totalità dei cittadini (ovvero il 90%) vive in condizioni di povertà assoluta.