Dopo i recentissimi (possibili, ma non ancora definitivamente confermati) sviluppi nelle indagini sul delitto di Garlasco, Raffaele Sollecito è tornato a parlare dell’inferno che lui stesso visse a cavallo tra il 2007 e il 2008 e che potrebbe rivelarsi tristemente uguale – sempre che le indiscrezioni vengano confermate – a quello di Alberto Stasi: il suo messaggio è lo stesso di pieno supporto al ‘biondino’ di Garlasco già espresso qualche giorno fa; sottintendendo che anche nel suo caso la conduzione delle indagini sia stata – forse – troppo frettolosa al solo fine di dare una risposta qualsiasi alle richieste di giustizia da parte delle famiglie delle vittime.
Dal conto di Sollecito, l’attenzione mediatica attorno alla sua figura si sviluppò in seguito all’omicidio nel novembre del 2007 della studentessa americana Meredith Kercher per il quale fu ritenuto colpevole assieme ad Amanda Knox; mentre in seguito ad una serie di perizie che negarono la loro presenza sulla scena del crimine nel 2011 – dopo due anni dalla prima condanna, in Corte d’Appello – furono assolti e l’accusa passò a concentrarsi su Rudy Guede attualmente condannato in via definitiva.
Raffaele Sollecito: “Le condanne ingiuste causano pesantissime conseguenze spesso ignorate”
Tornando a noi, parlando di Garlasco nella diretta di ieri del programma ‘Sky Tg25’ Raffaele Sollecito ci ha tenuto fin da subito a ribadire che dal suo punto di vista “tutti i casi mediatici che ci sono stati in quegli anni (..) hanno una scarsissima qualità degli indizi e un’insicurezza enorme” attorno alle responsabilità, che forse oggi sono state leggermente – e “fortunatamente” – superate dalle “nuove tecniche investigative” che rendono i casi “meno dubbi e nebulosi”.
Incertezze che secondo Sollecito finiscono per “sfociati in condanne che per lo più non condivido” e che ricollega ad un atteggiamento da parte degli inquirenti nel cercare di “dare per forza una risposta alle famiglie, anche attraverso capri espiatori pur di tranquillizzare gli animi”, incarcerando persone che nulla c’entrano con gli atroci casi di cronaca nera; il tutto ignorando le pesantissime conseguenze per gli ingiustamente carcerati che – almeno nel suo caso – ancora oggi comportano tra le altre cose che “per via del pregiudizio“, alcune aziende hanno “praticamente stracciato” dei contratti per evitare di avere a che fare con persone con un’eccessiva “esposizione mediatica”.