La versione di latino per la Seconda Prova della Maturità 2025 al liceo classico è un brano scelto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e tratto da “De Amicitia” di Cicerone, in particolare “La vera natura dell’amicizia“. Qui le risposte ai tre quesiti presenti al termine della versione proposti e svolti dalla prof. Elisabetta Cassani: qui invece la sua traduzione della traccia svolta.
QUESITI VERSIONE LATINO DI CICERONE SULL'”AMICIZIA”
Risposta al quesito n.1: Comprensione/Interpretazione
Cicerone, per bocca di Lelio, rileva che dall’amicizia si traggono dei vantaggi, anzi questo è un aspetto specifico dell’amicizia stessa (hoc quidem proprium amicitiae). Tuttavia egli osserva che non è questa la causa originante (alia causa). Infatti non tutti i rapporti da cui si ha un vantaggio sono rapporti di amicizia, ma al massimo possono essere simulatione amicitiae: la discriminante è data dal fatto che nell’amicizia non c’è spazio che per la verità del rapporto (nihil fictum…. nihil simulatum…. nuidquid est…. verum et volontarium).
Se l’amicizia è un’esigenza naturale dell’uomo, essa sorge da un istinto, che in certa misura può essere riconosciuto anche negli animali: a riprova di questo Cicerone indica il legame tra figli e genitori e il legame che nasce anche imbattendosi in un estraneo che attrae per la sua virtù.
La conclusione del passo, con il riferimento a noti personaggi del passato, conferma quanto Cicerone ha esposto: siamo legati da affetto perfino a persone mai incontrate perché la loro virtù ci attrae.

Risposta al quesito n.2: Analisi linguistica e/o stilistica
Il testo proposto si apre con un interrogativa disgiuntiva che espone la questione. L’uso del congiuntivo imperfetto in alcuni punti (in luogo del congiuntivo presente) evidenzia l’aspetto di possibilità del problema. L’etimologia di amicizia mette in risalto il legame con il sentimento definito princeps ad benevolentiam coniungendam, con un felice nesso sintattico che mostra l’amore quasi come una spinta originaria verso la creazione di legami positivi. Il legame è ribadito dalla frequenza di vocaboli con questa radice (amor, amicitia, amat/amandi, amabilius…).
La logica stringente è sostenuta anche dall’equilibrio tra paratassi e ipotassi: i periodi non sono lunghi ma ben articolati, con frequenti relative che chiariscono, ampliandolo, il pensiero. Frequenti sono anche le espressioni comparative (potius quam, magis…quam, evidentius, amabilius….) che evidenziano lo spessore morale di questo sensus. Non mancano i connettivi testuali che ci accompagnano nel percorso (igitur, quidem, enim, nam…) né le anafore (nihil… nihil…, quod… quod…): anche questi espedienti retorici, molto presenti ma non eccessivi, contribuiscono alla chiarezza del ragionamento, sostenendo il lettore (o – dal punto di vista di Cicerone – l’ascoltatore) nel suo percorso.
Risposta al quesito n.3: Approfondimento e riflessioni personali
Il passo proposto alla traduzione degli studenti del Liceo classico nell’esame di Stato di quest’anno (De Amicitia, 26-28) è tratto da un’opera di Cicerone che gli studenti hanno sicuramente almeno accostato nell’arco del triennio; tratta inoltre di una questione sempre di attualità, viva anche e soprattutto negli adolescenti. Non un argomento lontano né astruso, dunque, su cui come funamboli solo i più esperti avrebbero potuto reggersi in equilibrio, ma un testo senza eccessive difficoltà di interpretazione. Nello stesso tempo questo passo, come quasi ogni pagina ciceroniana, è di grande eleganza ed equilibrio, scritto in uno stile comprensibile ma molto curato.

Tutto ciò permette al giovane (e forse un po’ impaurito) traduttore di mettere in gioco le proprie capacità; qualcuno avrà impostato una traduzione molto letterale, qualcun altro, forse più sicuro o più capace, avrà tradotto (come si dice) più liberamente, consapevole che la concinnitas ciceroniana trova in italiano soluzioni traduttive diverse. Del resto, le parti in italiano (il pre-testo e il post-testo) sono state fornite nell’ottima traduzione di Carlo Saggio, esperto linguista che sa unire una certa libertà espressiva con la fedeltà al testo originale.