I dati dei sondaggi in Austria raccolti il 6 e 7 giugno raccontano di un Paese che cerca un nuovo equilibrio politico mentre si muove tra incertezze economiche e tentativi di riforma: il partito di destra FPÖ-PfE si mantiene in testa con il 32% dei consensi ma registra una leggera flessione rispetto al sondaggio di febbraio, mentre il Partito Popolare Austriaco (ÖVP) guidato da Christian Stocker guadagna terreno e sale al 24% con un recupero di cinque punti che sembra legato al rilancio dell’azione di governo.
Il Partito Socialdemocratico (SPÖ) invece perde tre punti e scende al 19% mostrando un calo di fiducia proprio mentre il partito tenta di rilanciarsi attraverso nuove proposte sociali, i Verdi crescono di un punto e raggiungono l’11% mentre i NEOS calano al 10% in uno scenario in cui la frammentazione politica resta un tema e dove il KPÖ si mantiene stabile al 3%.
Dietro queste cifre si muove un contesto più ampio che non si può ignorare, perché il governo ha appena annunciato quella che è stata definita la più importante riforma energetica degli ultimi vent’anni, un pacchetto che punta a garantire più equità, meno burocrazia e tariffe più basse per l’energia elettrica, introducendo anche una nuova tariffa sociale destinata a chi è a rischio povertà.
Secondo il governo, i fornitori saranno obbligati a trasferire automaticamente ai clienti le riduzioni dei prezzi all’ingrosso e le famiglie potranno produrre e condividere energia in modo più semplice, un messaggio che ha iniziato a rimettere al centro il ruolo dell’ÖVP e che potrebbe spiegare parte del recupero rilevato dai sondaggi recenti.
Sondaggi in Austria: Stocker cerca stabilità mentre Bruxelles preme sul deficit e la coalizione lavora a una risposta comune
A pochi mesi dall’inizio del suo mandato, Christian Stocker si trova al centro di una sfida complessa – e non solo nei sondaggi – fatta di numeri che si muovono, tensioni europee e un equilibrio interno che va mantenuto giorno per giorno: la Commissione Europea ha annunciato l’avvio di una procedura per deficit eccessivo contro l’Austria a causa di un rapporto deficit-PIL che nel 2024 ha toccato il 4,7%, ben oltre il tetto stabilito dal patto di stabilità.
In un Paese dove l’inflazione si aggira intorno al 3% e i prezzi dell’energia hanno raggiunto a maggio un aumento dell’1,3%, le conseguenze politiche non si fanno attendere e il governo si trova a dover conciliare le esigenze di risanamento con la necessità di non spezzare la ripresa ancora debole; Stocker ha promesso di tagliare 54 miliardi di euro dalla spesa pubblica entro il 2029, un impegno enorme che però non è ancora chiaro come sarà distribuito nel tempo e sul quale s’interroga anche la stessa coalizione, dove convivono visioni economiche diverse e sensibilità sociali contrastanti.
Ma nonostante tutto, i primi cento giorni del nuovo cancelliere sono trascorsi senza scosse visibili: nessuna crisi aperta, nessuna fuga di notizie, nessuna polemica esplosa nelle prime pagine e il suo approccio calmo e metodico sembra piacere a una parte dell’elettorato che forse non si riconosce più nelle vecchie contrapposizioni e che preferisce un profilo più istituzionale e meno divisivo e i sondaggi, almeno per ora, sembrano premiare questa scelta.
Sondaggi Austria: l’equilibrio silenzioso di Stocker convince una parte del paese mentre il FPÖ perde la spinta
Oltre ai numeri dei sondaggi, troviamo un’atmosfera politica che cambia, e si respira soprattutto nei toni, nelle parole che non si dicono e nei movimenti lenti della politica quotidiana: Christian Stocker non è un uomo da dichiarazioni forti o da battaglie mediatiche, eppure la sua calma, unita a una strategia di basso profilo, sta riuscendo a contenere gli attacchi dell’opposizione e a mantenere coesa una coalizione che in molti davano per fragile.
I tre partiti che lo sostengono – ÖVP, SPÖ e NEOS – hanno differenze di base ma finora nessuna di queste è esplosa in una rottura, prova che la formula del “governo di necessità” regge anche perché non ci sono alternative reali che godano di numeri sufficienti, mentre la perdita di consenso del FPÖ, che cala proprio mentre avrebbe potuto raccogliere i frutti di un’opposizione dura, potrebbe essere l’indizio che una parte dell’elettorato preferisce la stabilità alla rottura, almeno in questa fase.
Nel frattempo, il governo punta tutto su riforme che abbiano impatto immediato e visibile come quella sull’energia, nella speranza che questo basti a convincere i cittadini che un percorso è stato avviato, anche se i risultati non saranno immediati; i dati sull’inflazione restano una preoccupazione costante così come il rischio di un rallentamento economico, ma l’idea che la politica possa tornare a essere sobria e concreta sta guadagnando approvazione.
Nei prossimi mesi, i sondaggi ci diranno se questa strategia silenziosa sarà davvero efficace o se, al contrario, serviranno scelte più nette per rimanere in sella in un Paese che cambia velocemente e in cui la pazienza dell’elettorato può esaurirsi in fretta se i problemi quotidiani restano irrisolti.