Sondaggi Finlandia: Partito Socialdemocratico in testa al 25%. Stubb tra la minaccia russa al confine e frizioni con Washington
I nuovi sondaggi in Finlandia mettono nero su bianco una dinamica che si stava già intravedendo nei mesi scorsi ma che ora si afferma con numeri chiari: in testa resta il Partito Socialdemocratico con il 25%, mentre il centrodestra del Kokoomus si ferma al 20%, seguito da un Partito di Centro che guadagna un punto rispetto ad aprile e risale al 16% mentre perde invece un colpo il Partito dei Finlandesi, in calo al 10%, dove si assesta anche la Sinistra, con i Verdi che restano all’8% e una base elettorale che non cresce.
I liberali svedesi dell’SFP si trovano invece al 4%, i Cristiano Democratici al 3% e il movimento civico Liike Nyt si aggira attorno all’1% senza reali margini di risalita.
Sono percentuali che arrivano in un momento delicato per la politica finlandese – il sondaggio Verian si è svolto tra il 19 maggio e il 16 giugno su un campione di oltre 4.000 persone – mentre il dibattito nazionale è occupato da un doppio fronte, l’equilibrio delle alleanze internazionali che il presidente Stubb ha rimesso in discussione pubblicamente, e la pressione russa che aumenta lungo il confine orientale e che inizia a entrare con più decisione anche nella narrazione interna dei partiti.
Si muove qualcosa insomma sotto la superficie, e la popolarità dello SDP riflette un bisogno di stabilità e di un linguaggio politico che rassicuri senza estremismi, mentre la flessione dei populisti conferma che l’elettorato non cerca risposte urlate ma concretezza, un messaggio chiaro che potrebbe pesare molto in vista delle prossime tornate.
Sondaggi Finlandia, tra Washington e Mosca: Stubb avvisa sugli USA, mentre la Russia rafforza le truppe a nord
In cima alle ultime notizie sui sondaggi Finlandia, più che i numeri, c’è il contesto geopolitico in cui quei numeri si muovono e a Naantali, durante i colloqui di Kultaranta, è stato lo stesso presidente Alexander Stubb a ricordarlo; ha detto che i valori con gli Stati Uniti restano condivisi ma i mezzi con cui si perseguono sono ormai diversi, ed è un modo diplomatico – ma neanche troppo – per dire che la linea di Washington non è più quella di Helsinki, almeno in politica estera.
Il riferimento è alle istituzioni multilaterali, dai tribunali internazionali all’ONU, che la Finlandia continua a considerare fondamentali, mentre l’America – specialmente quella dell’asse Trump–Repubblicani – ne limita il peso spingendo su alleanze più dirette e meno vincolanti; Stubb ha citato anche i diritti umani e la legalità come cardini irrinunciabili, rivendicando una postura autonoma e non subalterna.
Nel frattempo però, mentre si prende distanza dagli Stati Uniti sul piano simbolico, si guarda con sempre più attenzione a est perché e immagini satellitari hanno confermato un aumento della presenza militare russa a ridosso del confine, con basi in costruzione a Lupche-Savino e una nuova brigata d’artiglieria prevista a Kandalaksha, a poco più di 100 chilometri dalla Lapponia finlandese.
L’ex analista militare Marko Eklund ha parlato di un’operazione strutturata e non temporanea, ed ha rimarcato come queste mosse rispondano all’ingresso della Finlandia nella NATO; il ministro della Difesa Häkkänen invece ha scelto la calma, secondo lui niente di inaspettato, la Russia – ha detto – ha dichiarato da tempo di voler riformare le sue forze armate e questo è solo l’ennesimo tassello.
Nessun allarmismo ma massima attenzione, ecco allora che i sondaggi Finlandia, in questo clima, vanno letti anche come un termometro di fiducia e tenuta democratica in un Paese che oggi più che mai vuole restare saldo al centro, ben ancorato a regole, alleanze e principi condivisi.
Sondaggi Finlandia, tra stabilità interna e minacce esterne: la difesa si rafforza, ma il consenso guarda alla coesione
Chi guarda ai sondaggi Finlandia di queste settimane non può ignorare il peso della sicurezza nazionale come tema trasversale a quasi tutti gli schieramenti: l’espansione russa a nord, il rafforzamento delle truppe in Carelia e la ricostituzione del Distretto Militare di Leningrado – che potrebbe presto ospitare oltre 100.000 soldati – indicano una nuova fase nei rapporti con Mosca.
Da Petrozavodsk a Sapyornoye, passando per Alakurtti e Kamenka, la Russia ha rimesso in moto un intero meccanismo militare che non si vedeva da anni, con mezzi, logistica e personale in aumento, e il governo finlandese – pur senza cedere a toni catastrofici – ha preso atto della situazione, potenziando le capacità di monitoraggio e spingendo sull’aumento delle risorse per la difesa con il sostegno dell’alleanza atlantica e dei partner nordici.
La politica interna però non vive solo di equilibri militari perché nei sondaggi Finlandia, il successo del Partito Socialdemocratico e la crescita del Partito di Centro indicano che l’elettorato finlandese cerca rappresentanza nella moderazione e non nei toni polemici o nelle fratture ideologiche; lo stesso presidente Stubb ha mostrato prudenza e misura anche nei rapporti con Israele, ribadendo la posizione sulla soluzione a due Stati e mantenendo attiva una diplomazia paziente.
È un approccio che trova riscontro nei dati del sondaggio – le forze che raccolgono consenso sono quelle che parlano di unità, di istituzioni, di fiducia nei meccanismi democratici – in un momento in cui la Finlandia si trova stretta tra una Russia più muscolare e un’America meno prevedibile, la vera forza sembra stare nel non perdere l’equilibrio, e la politica, come confermano questi dati, lo ha capito.