I sondaggi più recenti – pubblicati da Odoxa ad aprile 2025 – ritraggono una Francia profondamente frammentata e travolta da dinamiche polarizzanti, in cui il Rassemblement National (RN) si conferma il primo partito con percentuali che sfiorano il 32% a seconda dello scenario, indipendentemente dal candidato di riferimento: Jordan Bardella, designato a succedere temporaneamente a Marine Le Pen – attualmente dichiarata ineleggibile in attesa del verdetto d’appello – raggiunge il 31,5%, mentre la stessa Le Pen (nel caso fosse riammessa) otterrebbe addirittura il 32%.
In entrambi i casi, nei sondaggi la destra nazionalista domina il primo turno, beneficiando dell’usura della maggioranza uscente e del clima di malcontento che spinge l’elettorato verso posizioni identitarie e sovraniste; il centrista Edouard Philippe (considerato il “delfino silenzioso” di Emmanuel Macron) si piazza al secondo posto con il 20% dei consensi, staccando nettamente tutti gli altri avversari e ponendosi come l’unico in grado di opporsi alla corsa del RN verso l’Eliseo.
Più complicata e divisa si presenta la sinistra nei sondaggi: Jean-Luc Mélenchon perde oltre sette punti rispetto al 2022 fermandosi al 12%, raggiunto da Raphaël Glucksmann, leader socialista in ascesa grazie a una narrazione europeista e progressista che però fatica ad imporsi in un fronte comune con LFI e Verdi. I Repubblicani invece, non superano il 10% con François Retailleau incapace di rilanciare il partito in un contesto dominato da estremi contrapposti.
I sondaggi indicano anche che – in caso di ballottaggio – Edouard Philippe batterebbe entrambi gli esponenti del RN con il 54% dei voti, grazie a una convergenza di elettori repubblicani, socialisti e moderati desiderosi di arginare l’ascesa della destra radicale ma la stabilità di questo scenario è tutt’altro che garantita, con il RN che spinge su temi classici come immigrazione, sicurezza, identità nazionale e sovranità economica, mentre Philippe cerca di impersonare una figura di continuità moderata, con toni meno provocatori ma altrettanto determinati nel proporre un’alternativa al caos istituzionale.
Intanto, Emmanuel Macron rimane un regista silenzioso ma attivo della scena politica, appoggiando discretamente Philippe e valutando – secondo indiscrezioni sempre più insistenti – l’opzione di anticipare le legislative a ottobre 2025, per sfruttare il momento di debolezza del RN e tentare di ricompattare il centro riformista.
Sondaggi: RN consolida il blocco identitario, sinistra in stallo e Philippe tra rischio implosione e chance di svolta
A leggere in profondità i sondaggi, emerge una Francia spaccata in tre blocchi sociali e culturali sempre meno comunicanti: da un lato, l’elettorato del RN che resta fortemente ancorato a segmenti della working class, della piccola borghesia e delle aree rurali, oggi ancor più coeso attorno alla figura giovane e socialmente attrattiva di Jordan Bardella capace di guadagnare un consenso crescente tra gli under 35 (+12% rispetto al 2023) segnando così un cambio generazionale nel volto dell’estrema destra.
Dall’altro lato dei sondaggi, il centro moderato rappresentato da Philippe attinge soprattutto agli ex elettori macronisti, a una parte dell’elettorato LR e a settori urbani professionali ma soffre la mancanza di una proposta politica chiara e autonoma e in mezzo – o meglio ai margini dei sondaggi – la sinistra che arranca: Mélenchon sconta il fallimento della sua retorica anti-istituzionale mentre Glucksmann tenta di riposizionare i progressisti in chiave ecologista ed europeista ma senza sfondare tra le classi popolari o nei quartieri periferici, dove una parte del voto va direttamente al RN.
Nel frattempo, Macron conduce un gioco tattico studiato, sostenendo informalmente Philippe come baluardo anti-Le Pen, ma evitando endorsement espliciti per non bruciarlo o dividerne l’elettorato; la mossa strategica di anticipare le elezioni legislative – se confermata – risponderebbe alla volontà di influenzare la dinamica del voto presidenziale ma questo azzardo potrebbe ritorcersi contro l’Eliseo qualora l’RN riuscisse a ottenere una maggioranza o comunque a rafforzare la propria posizione nel nuovo assetto istituzionale.
In questo quadro, i sondaggi diventano strumenti attivi di battaglia politica, capaci di orientare candidature, alleanze, e persino le tempistiche delle consultazioni: il confronto tra Philippe e la destra identitaria, dunque, non si gioca solo sui programmi ma sulla percezione di affidabilità, rottura e futuro e il vero interrogativo resta se la sinistra – incapace finora di superare rivalità ideologiche e personalismi – riuscirà a ritrovare un’unità che le permetta almeno di influenzare l’esito del ballottaggio. In mancanza di ciò, tutto rischia di giocarsi tutta tra due destini diversi della stessa Francia: uno che guarda al passato, e uno che cerca ancora una via d’uscita credibile.