Sondaggi in Germania: CDU stabile al 27%, AfD sale al 24%, SPD crolla. Intanto cresce il dissenso interno sul riarmo
I sondaggi aggiornati in Germania mostrano un panorama elettorale che continua a muoversi sotto scosse impossibili da non considerare, non solo numeriche ma anche politiche: l’ultima rilevazione dell’istituto Forsa mostra che la CDU-CSU resta primo partito con il 27% delle intenzioni di voto, mentre cresce l’AfD che, con un punto in più rispetto alla settimana precedente, arrivando al 24%, il partito socialdemocratico SPD scivola invece al 14%, perdendo un altro punto e determinando un nuovo minimo, mentre i Verdi e Die Linke sono entrambi fermi all’11%, sotto la soglia del 5% restano i liberali dell’FDP, ora al 4%, mentre BSW è stabile al 3%.
Questo calo della SPD coincide con una frattura interna sempre più alla luce del sole: un manifesto firmato da diversi esponenti del partito, a poche settimane dal congresso che dovrà eleggere la nuova leadership, ha destabilizzato la linea ufficiale sostenuta dal vicecancelliere Klingbeil e dal ministro della Difesa Pistorius.
Il documento propone un drastico cambio di direzione nella politica estera e militare, chiedendo lo stop all’ulteriore riarmo, il rifiuto di destinare il 5% del PIL alla NATO e la fine del dispiegamento di euromissili americani sul territorio tedesco e viene inoltre richiesta una nuova politica di disarmo e dialogo, invitando a riaprire il canale diplomatico con Mosca, considerato centrale per la stabilità del continente europeo.
Il fronte pacifista interno alla SPD ha attirato critiche durissime non solo da CDU e alleati europei, ma anche dall’interno stesso del partito tanto che personaggi come Rolf Mützenich, Norbert Walter-Borjans e Ralf Stegner, tra i firmatari del testo, sono stati accusati di “vivere nel passato” e di ignorare la realtà dell’aggressione russa, ma secondo Merz, la linea di governo non cambia: CDU e SPD restano unite sulla politica di difesa, che prevede l’aumento degli investimenti militari e il rafforzamento dell’industria bellica europea, considerata essenziale per garantire sicurezza in un tempo di minacce in crescita.
Sondaggi in Germania: Merz incontra Frederiksen e rassicura sulla tenuta della coalizione, ma la SPD resta divisa
Sondaggi e scenario tedesco si intrecciano con la diplomazia europea, perché proprio nei giorni in cui la sinistra socialdemocratica lancia il suo manifesto alternativo, il cancelliere Friedrich Merz ha incontrato a Berlino la premier danese Mette Frederiksen per ribadire la posizione del governo; i due leader si sono trovati d’accordo sulla necessità di rafforzare le difese del continente e ricostruire il sistema industriale militare europeo, con Merz che ha ribadito come la Russia rappresenti un pericolo diretto per la sicurezza dell’intera NATO e confermando la volontà di aumentare la spesa per la difesa, definendolo un passaggio inevitabile.
Merz ha voluto chiarire che l’esecutivo rimane coeso sulla risposta da dare al conflitto in Ucraina, anche se dentro la SPD ci sono voci discordanti ed ha dichiarato che tra CDU-CSU e SPD esiste piena sintonia sulla valutazione della guerra e sulle sue conseguenze, lasciando intendere che il manifesto pacifista non rappresenta la linea ufficiale del governo; allo stesso tempo ha affermato di contare sul fatto che questa unità politica venga mantenuta anche dopo il congresso del partito socialdemocratico, lasciando però aperta la questione su quale anima della SPD prevarrà nei prossimi mesi.
Le parole di Frederiksen hanno fatto da eco a quelle del cancelliere: la premier danese ha ribadito che l’Europa non può permettersi debolezze, perché l’aggressione russa è ancora in corso e non ci sono segnali credibili di apertura da parte del Cremlino – ha aggiunto che bisogna reagire con determinazione, rafforzando i confini, le alleanze, la deterrenza e soprattutto la capacità industriale interna – la sua dichiarazione sulla necessità di un riarmo rapido è diventata uno slogan ripreso dai media, rimarcando il tono agitato del momento.
A completare l’agenda, i due leader hanno parlato di migrazione, scambi commerciali internazionali e delle tensioni geopolitiche aperte, inclusa la questione della sovranità della Groenlandia, difesa con fermezza da Frederiksen contro le provocazioni americane; mentre il governo cerca di mostrarsi saldo, i numeri dei sondaggi indicano un cambiamento di fondo nel sistema politico tedesco tra l’ascesa dell’AfD, la crisi interna della SPD e la tenuta della CDU di Merz che stanno ridisegnando gli equilibri, e nel frattempo il congresso socialdemocratico si avvicina, con il rischio concreto di una spaccatura netta in un partito che da mesi sembra camminare su un filo.
Sondaggi in Germania: la spinta dell’AfD, le incognite della SPD e le sfide future della CDU
Sondaggi alla mano, la dinamica che colpisce di più è la crescita costante dell’AfD, che nonostante le polemiche e gli attacchi degli avversari politici sembra intercettare con sempre più efficacia una parte dell’elettorato che non si riconosce né nella SPD spaccata né in una CDU più istituzionale: i consensi si spostano verso le ali più radicali mentre i partiti tradizionali cercano equilibrio tra sicurezza e dialogo e il tutto avviene in un clima politico dove la guerra in Ucraina, l’inflazione e la crisi energetica restano fattori di pressione.
Friedrich Merz, nonostante la tenuta nei numeri, sa di trovarsi in una posizione delicata – da una parte deve gestire l’alleanza con la SPD senza entrare nel merito delle sue lacerazioni interne, dall’altra deve confermare ai partner internazionali la solidità della leadership tedesca – l’incontro con Frederiksen è servito anche a questo, a mostrare un fronte europeo unito nonostante le tensioni, anche se le divergenze nel linguaggio usato tra le anime più pragmatiche e quelle più radicali della politica tedesca sono ormai sotto gli occhi di tutti.
In questo contesto, il congresso della SPD potrebbe rappresentare un punto di rottura: se la linea pacifista dovesse rafforzarsi, non è escluso che le frizioni con Merz diventino più esplicite, compromettendo la coesione dell’attuale maggioranza e i sondaggi potrebbero virare ancora una volta, premiando chi riesce a intercettare l’elettorato sfiduciato; il calo della SPD non è solo un dato statistico, ma un sintomo di una crisi identitaria, che ruota attorno alla domanda fondamentale su quale tipo di politica estera e di sicurezza la Germania intende portare avanti nei prossimi anni.
Intanto, l’AfD incalza, i Verdi restano stabili ma in calo lento, e i liberali faticano a superare la soglia di sbarramento e mentre si discute di cifre, manifesti e alleanze, il Paese si prepara a far fronte a non poche incertezze con la sensazione che ogni scelta potrà davvero cambiare il corso delle cose.