Sondaggi in Germania: CDU-CSU (26%) e AfD (25%); Merz divide la coalizione con SPD su armi all’Ucraina e critiche a Israele
I sondaggi INSA di maggio 2025 tracciano una Germania indubbiamente frammentata: la CDU-CSU guidata da Friedrich Merz si posiziona al 26% (in calo dell’1%), mentre l’AfD guadagna terreno, raggiungendo il 25% (+1%), SPD si ferma al 16%, i Verdi scivolano all’11% e questo scenario, emerso da un campione rappresentativo di 2.006 elettori, è lo specchio dell’instabilità all’interno della coalizione di governo tra CDU e SPD, un’alleanza messa in difficoltà dalle recenti esternazioni di Merz in merito alla guerra in Ucraina e al conflitto israelo-palestinese.
Il cancelliere ha comunicato la revoca delle restrizioni sulla gittata delle armi destinate a Kiev, permettendo così all’esercito ucraino di colpire anche obiettivi sul territorio russo, una scelta da lui definita necessaria per contrastare l’invasione ma questa decisione ha suscitato dure reazioni, come quella del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che l’ha giudicata pericolosa e contraria agli sforzi di pace.
Allo stesso tempo, il leader della CDU ha preso posizione anche sul conflitto a Gaza, condannando per la prima volta l’operato israeliano e affermando che il dolore inflitto ai civili non può essere giustificato, una dichiarazione che appare come un cambiamento di prospettiva rispetto alla tradizionale linea filo-israeliana della Germania.
Sondaggi e divisioni di governo: SPD attacca Merz su armi e Medio Oriente
Le prese di posizione del cancelliere hanno dato vita a non poche discussioni all’interno della coalizione: SPD, partner di governo, ha espresso forte contrarietà e il vicecancelliere Lars Klingbeil ha negato l’esistenza di un nuovo orientamento sulla politica militare, specificando che non sarebbero presenti accordi diversi rispetto a quanto già stabilito dall’esecutivo precedente, mentre Ralf Stegner ha liquidato la decisione come un’inutile estensione del conflitto.
In merito al Medio Oriente, SPD ha richiesto azioni più decise con Rolf Mützenich, ex capogruppo parlamentare, che ha chiesto la sospensione dell’export di armi verso Israele, giudicando intollerabile il blocco degli aiuti umanitari diretti a Gaza, anche Matthias Miersch, figura tra le più importanti del partito, ha condiviso le critiche rivolte da Merz a Tel Aviv, esortando però a misure concrete, tra cui un cessate il fuoco immediato e un intervento diplomatico più incisivo nei confronti di Netanyahu; Felix Klein – commissario contro l’antisemitismo – ha condannato senza mezzi termini la crisi umanitaria in corso, definita inammissibile ed intollerabile.
Sondaggi e scenari futuri: la sfida di Merz tra consenso interno e pressioni globali
La leggera flessione nei sondaggi della CDU-CSU (-1%) e il contemporaneo salto dell’AfD (+1%) sembrano far presente un malcontento in aumento legato alle scelte controverse del cancelliere, che però, per una parte dell’elettorato, rappresentano un indicatore di forza e determinazione; il sostegno militare all’Ucraina, ad esempio, continua a godere dell’approvazione del 52% dei cittadini tedeschi ma l’apertura all’uso di armi a lungo raggio potrebbe compromettere il consenso tra gli elettori più pacifisti, in particolare quelli vicini a SPD e ai Verdi.
Sul fronte israelo-palestinese, la condanna dell’operato israeliano – anche se espressa in termini moderati – ha acuito le tensioni all’interno della coalizione: SPD insiste perché alle parole seguano fatti, come il blocco delle forniture militari a Tel Aviv.
Con una spaccatura visibile all’interno della coalizione e un’AfD in costante crescita, Merz si trova a gestire una difficile equazione: coinciliare l’interesse per la sicurezza nazionale con le pressioni globali e le esigenze di coesione interna, mentre l’Europa vigila con attenzione sull’evoluzione della situazione politica in Germania, ritenuta un indicatore degli equilibri futuri nel continente.