Sondaggi Germania: CDU/CSU al 26%, AfD al 24%, SPD e Linke in lieve ripresa, Verdi in calo. Merz tra pressing diplomatico e crisi Gaza
I sondaggi politici in Germania continuano a raccontarci di un clima decisamente dinamico, dove la CDU-CSU mantiene la prima posizione con il 26% delle intenzioni di voto, mentre l’AfD cresce e tocca il 24%, un dato che conferma il suo ruolo ormai affermato come forza principale dell’opposizione, soprattutto in un contesto in cui le difficoltà della coalizione governativa e l’instabilità internazionale sembrano offrire terreno fertile per chi propone un’alternativa netta; SPD, invece, si attesta al 17%, con un aumento di un punto rispetto alla settimana precedente.
Anche Die Linke guadagna un punto e raggiunge l’11%, indicando un parziale recupero dopo mesi complicati, i Verdi scendono al 10%, perdendo un punto, un calo che potrebbe riflettere la difficoltà di mantenere alta l’attenzione sulle tematiche ambientali in un periodo succube di crisi economiche ed energetiche, mentre i partiti minori restano stabili ma in posizione marginale: FDP e BSW si fermano entrambi al 4%, sotto la soglia di sbarramento del 5% che appare sempre più difficile da raggiungere in un panorama politico tedesco frammentato e controllato dalle principali formazioni, verso cui l’elettorato sembra orientarsi in cerca di leadership forti e direzioni più sicure.
Sondaggi e politica estera: Merz cambia rotta su Gaza e apre al dialogo con Trump
Friedrich Merz ha scelto di rompere il silenzio su Gaza con parole che non passano inosservate tanto che durante un suo intervento ha parlato apertamente di una “catastrofe umanitaria” nella Striscia, definendo “non più giustificabili” le operazioni militari israeliane, una frase che determina una svolta nei rapporti storicamente solidi e stabili tra Berlino e Tel Aviv; non siamo davanti a un completo cambio di paradigma, ma certamente qualcosa si è incrinato nella linea del “sostegno senza se e senza ma” adottata finora e, per la prima volta, un cancelliere tedesco mette in discussione –anche se con cautela – la condotta dell’esercito israeliano, aprendo alla possibilità di rivedere anche le esportazioni di armi.
Il tema è delicatissimo, tanto che il governo ha avviato consultazioni interne per valutare possibili conseguenze politiche e legali, ma ad esprimere indignazione non è il solo Merz: anche Ursula Von der Leyen ha definito “inqualificabile” l’attacco a infrastrutture civili, chiedendo l’interruzione immediata dell’escalation militare e il pieno accesso umanitario alla popolazione, ormai stremata.
Intanto, lo stesso Merz ha ribadito la necessità di mantenere il dialogo aperto con Israele, ma ha parlato di una proporzionalità oltrepassata un messaggio chiaro, quindi, anche per l’alleato storico; nel frattempo, giovedì è previsto un incontro alla Casa Bianca con Donald Trump, che sarà il primo tra i due leader durante il quale si parlerà di Ucraina, Gaza, e rapporti economici UE-USA, con un focus inevitabile anche sui dazi minacciati dagli USA e con Merz che tenterà di rafforzare l’unità europea.
Sondaggi e consenso: l’AfD cresce, SPD e Linke ci provano, Verdi in difficoltà
Nei sondaggi più recenti l’AfD continua a crescere, spinta da un malessere diffuso che va dalle paure sull’immigrazione fino alla sfiducia verso le élite politiche e le politiche ambientali e proprio questa ascesa ha attirato il sostegno dell’amministrazione Trump; JD Vance ha criticato apertamente Berlino per aver cercato di isolare il partito, definendo pericoloso l’uso delle istituzioni contro un avversario politico, mentre Elon Musk ha dichiarato che solo l’AfD può salvare la Germania.
Il segretario di Stato Marco Rubio ha parlato di una tirannia mascherata da democrazia, ma nonostante il supporto oltreoceano, l’intelligence tedesca ha classificato il partito come estremista di destra e ha denunciato gravi derive ideologiche e autoritarie al suo interno; da Washington arriva comunque un messaggio inequivocabile, forte e chiaro: non si può delegittimare chi raccoglie consenso popolare, anche se scomodo.
SPD, nel frattempo, prova a ricostruire fiducia intorno ai temi del lavoro e del welfare, utilizzando una linea più sobria, meno aggressiva rispetto ai toni di altri partiti, ma anche per questo meno visibile, almeno per ora, mentre Die Linke tenta di approfittarne, cercando spazio con una comunicazione più diretta e posizionandosi su battaglie sociali che negli ultimi mesi erano passate in secondo piano come casa, salari, protezione dei più fragili.
I Verdi, invece, sembrano rallentare: la spinta idealista dell’ecologia politica si è scontrata con la durezza delle crisi in corso, e tra compromessi industriali e costi della transizione, parte del loro elettorato ha iniziato a prendere le distanze, non tanto per disaccordo sui valori, quanto per una crescente delusione sulle priorità scelte.