I sondaggi politici del Termometro sugli effetti dei Referendum: "quesiti ideologici" per 31%, 41% punta su antipolitica. Meloni al 40%, Pd allunga su M5s
FLESSIONE FDI, RECUPERA IN FIDUCIA MELONI: PD ALLUNGA SU CONTE, LEGA-FI IN DUELLO COSTANTE
Scende il partito, non la fiducia nella Presidente: gli ultimi sondaggi politici raccolti dal Termometro Politico dopo i risultati della scorsa settimana su Referendum e Comunali registrano una lieve flessione per Fratelli d’Italia, anche dovuta alle varie tribolazioni interne alla maggioranza vissute in queste ultime settimane. Non cala però la Premier Giorgia Meloni che anzi in termini di consenso personale torna sopra quota 40% sempre secondo i giudizi degli elettori intervistati dal “Termometro”.
Con analisi raccolte tra l’11 e il 12 giugno 2025, i sondaggi politici sottolineano una fiducia complessiva nella Presidente del Consiglio che sfiora il 41% (con i “detrattori” fermi al 48%), capace di trainare ulteriormente il Centrodestra e il suo stesso partito FdI, ancora primo nei consensi nazionali con il 29,8% (in lieve calo dopo i Referendum e soprattutto i ko nelle Elezioni Amministrative). Distante ben 7 punti il Pd di Elly Schlein, stabile dopo il flop dei quesiti e in “allungo” di +10 sugli alleati-rivali del Movimento 5Stelle, che non vanno oltre il 12% su scala nazionale.

Prosegue il derby tutto interno al Centrodestra tra Forza Italia e Lega, dopo i tanti colpi a distanza negli ultimi giorni tra terzo mandato, Fine Vita, fisco e legge sulla cittadinanza: al momento i sondaggi politici del Termometro danno Salvini all’8,6% appena dietro a Tajani con l’8,7%. Chiude la lista dei partiti nazionali l’AVS con il 6,3% in costante stabilità, mentre l’ala centrista non vede passi avanti neanche questa settimana: a parte Noi Moderati all’1% stabile interno al Governo, Calenda con Azione si ferma al 2,8%, Renzi non va oltre il 2,3% e PiùEuropa fa ancora peggio con l’1,9%.
LA CRISI DEL REFERENDUM E IL FLOP DEI QUESITI CGIL % PD: COSA DICONO I SONDAGGI POLITICI DEL TERMOMETRO
I sondaggi politici raccolti da Termometro Politico la scorsa settimana hanno poi provato a tastare il “polso” dell’elettorato in merito alla crisi dello strumento referendario, dopo l’ennesimo flop sul quorum di un Referendum abrogativo come tutti gli ultimi tentativi in questi anni. I risultati si “mischiano” tra analisi politiche sul fallimento completo dei contenuti di quei quesiti – Lavoro e Cittadinanza – e appunto difficoltà proprie dello strumento Referendum alla prova di un elettorato sempre meno partecipativo alla vita politica nazionale.
Davanti alle proposte della sinistra di modificare la Costituzione sul Referendum, magari togliendo o abbassando il quorum, l’elettorato si divide nettamente: il 33,8% punta ad abrogare il quorum, o comunque abbassarlo di molto, mentre il 33,5% considera sensato aumentare il numero di firme necessarie per presentare un quesito, arrivando almeno ad un milione (oggi ne servono solo 500mila). Vi è poi un 22,6% che considera corrette le regole sul Referendum, e dunque punta più che altro sulla poca consistenza delle campagne referendarie ultime, con un 6% che addirittura è drastico nel voler abolire tale strumento.

Più interessanti ancora però sono i dati che emergono sull’effettivo Referendum per le politiche del lavoro e la riduzione degli anni per ottenere la cittadinanza italiana: intanto vi è un 29% che considera vincitore delle votazioni 8-9 giugno 2025 il popolo italiano che ha bocciato «proposte sbagliate e controproducenti», si legge nei report dei sondaggi politici del Termometro, con un 41% che invece è deluso dal fatto che con questi Referendum in realtà ha vinto «l’antipolitica». Sul perché il quorum non sia stato raggiunto, vi è un 31% che nettamente ritiene le posizioni di questi 5 quesiti ideologiche e non importanti, da qui il trionfo del non-voto: il 21% pensa invece ad un declino politico e culturale del Paese, mentre il 14% ritiene siano stati temi complessi che non possono essere trattati in semplici Referendum abrogativi.