Con i sondaggi che disegnano scenari sempre più nitidi, la Polonia si prepara a elezioni presidenziali che potrebbero riscrivere i suoi equilibri interni e il ruolo nell’Europa divisa: in testa – saldo al 38,3% – c’è Rafał Trzaskowski, sindaco di Varsavia e volto della Piattaforma Civica (PO), partito liberale che guida l’attuale coalizione di governo.
Un dato stabile da gennaio, ma che nasconde un’incognita: l’ascesa di Sławomir Mentzen – leader della Confederazione di estrema destra – balzato al 15% grazie al sostegno dei giovani e a una campagna social aggressiva, specie su TikTok. A soffrire è Karol Nawrocki – candidato del partito Diritto e Giustizia (PiS) – oggi al 25%, scavalcato a febbraio dall’outsider di destra e ora in cerca di un miracolo.
Il contesto emerso dagli ultimi sondaggi fotografa una società spaccata in due: da un lato, Trzaskowski incarna la Polonia pro-Ue – urbana e progressista – che nel 2023 ha portato la coalizione liberale al potere dopo anni di governo nazional-conservatore, dall’altro, Mentzen cavalca il malcontento dei ragazzi under 30, disillusi dalla globalizzazione e affascinati da slogan anti-immigrazione e sovranisti.
Lo stesso Mentzen si definisce come la voce di chi non si riconosce né nei liberali né nei vecchi nazionalisti, strizzando l’occhio a elettori del PiS tentati dal voto protesta. Nel frattempo, Nawrocki arranca: il suo partito – screditato da scandali e scontri con Bruxelles – fatica a riconquistare la base tradizionale, divisa tra astensionismo e svolte radicali.
Sondaggi ballottaggio: Trzaskowski al 59% vs Mentzen al 41%, ma la sinistra è un fantasma
Se i numeri degli ultimi sondaggi si confermassero, il vero terremoto politico arriverebbe al secondo turno: secondo l’istituto IBRiS, in un ipotetico duello Trzaskowski vincerebbe con il 59% contro il 41% di Mentzen, un dato che però, nasconde paure e speranze.
Per la prima volta dalla caduta del comunismo, l’estrema destra potrebbe accedere alla fase decisiva, trasformando le elezioni in un referendum sull’identità nazionale; a fare da ago della bilancia sarebbe Szymon Hołownia – il Presidente del Sejm centrista fermo all’8% – i cui elettori potrebbero convergere sul candidato liberale per bloccare la destra radicale.
Le elezioni, previste per il 18 maggio, decideranno se la Polonia accelererà sulle riforme progressiste (unioni civili, aborto) o imboccherà una strada sovranista; il Presidente uscente Andrzej Duda – vicino al PiS – ha finora ostacolato la coalizione di governo e il suo successore potrebbe essere un alleato o un nemico.
Intanto, la sinistra è allo sbando: Magdalena Biejat e Adrian Zandberg, insieme, non superano il 4,5%, segno che il Paese fatica a riconoscersi in un progressismo classico. Tra due settimane quindi, 38 milioni di polacchi sceglieranno più di un capo di Stato ma la direzione di un Paese che – stretto tra Ucraina e Russia – è anche un tassello essenziale della sicurezza europea e i sondaggi, ad oggi, ci dicono che nulla è scontato.