I sondaggi degli istituti demoscopici polacchi in vista delle elezioni in corso nella giornata di oggi delineano una corsa presidenziale altamente polarizzata: in testa Rafał Trzaskowski – attuale sindaco di Varsavia e volto moderato della Coalizione Civica – sostenuto dal premier Donald Tusk, che raccoglie il 34% dei consensi, subito dietro Karol Nawrocki – candidato sostenuto dal partito sovranista Diritto e Giustizia (PiS) – con il 29%, mentre il terzo posto è occupato dal leader ultraconservatore Sławomir Mentzen (Confederazione), stabile al 14%.
Ma su 13 candidati, nessuno sembra in grado di superare il 50% al primo turno e sembrerebbe inevitabile, quindi, il ballottaggio del 1° giugno, che si configura come una vera e propria resa dei conti tra due visioni antitetiche del futuro nazionale: l’integrazione europea e il rilancio istituzionale da una parte, la difesa della sovranità e la contrapposizione all’UE dall’altra.
Trzaskowski propone un’agenda riformista, finalizzata a riavvicinare Varsavia a Bruxelles e a superare i blocchi normativi imposti dal presidente uscente Duda, Nawrocki, invece, cavalca la retorica anti-sistema e rivendica una Polonia autonoma nelle scelte su immigrazione, diritti civili e giustizia; l’affluenza stimata al 62% potrebbe però cambiare le carte in tavola, complici l’elevato numero di indecisi (18%) e le critiche mosse al governo Tusk per aver deluso su dossier sensibili come l’aborto e la gestione dei rifugiati.
Sullo sfondo, l’ombra delle interferenze russe – con Varsavia che denuncia cyberattacchi durante la campagna – contribuisce a rendere il clima elettorale teso e incerto, mentre l’Europa guarda con apprensione a una Polonia divenuta ago della bilancia tra democrazie liberali e sfide autoritarie.
Sondaggi tra tema Ucraina, diritti civili e migranti: una società divisa tra sicurezza e libertà individuali
La guerra in Ucraina resta un tema sensibile della politica estera polacca e – secondo gli ultimi sondaggi – il 63% degli elettori si dichiara favorevole al continuo supporto militare a Kiev, ma l’entusiasmo cala nelle regioni orientali, dove il 29% teme escalation e ritorsioni russe: entrambi i candidati principali propongono un aumento della spesa per la difesa al 5% del PIL, ma con approcci divergenti e, se Trzaskowski punta sull’interdipendenza euroatlantica, Nawrocki rivendica un modello autonomo basato su industria nazionale e minore subordinazione alla NATO.
Sul fronte interno, l’aborto resta un’altra profonda frattura: attualmente ammesso solo in casi estremi, divide l’elettorato quasi a metà (47% favorevoli alla liberalizzazione, 42% contrari) e se Nawrocki lo considera “una linea rossa morale”, Trzaskowski promette di portare in parlamento una riforma in senso progressista.
Ancora più polarizzante la questione dei diritti LGBTQ+, in quanto, nelle città il 51% sostiene le unioni civili, contro un netto 68% delle aree rurali contrario, con il tema che diventa simbolo dello scontro culturale tra la visione progressista e il conservatorismo, ma – paradossalmente – sull’immigrazione si rileva convergenza tra i due candidati: entrambi propongono controlli più rigidi lungo il confine con la Bielorussia, rispecchiando il sentimento di un elettorato che nel 54% dei casi percepisce i migranti come una “minaccia concreta”.
A tutto questo si aggiunge il sospetto di manipolazioni esterne: il 41% dei polacchi teme interferenze informatiche straniere, soprattutto russe, un fattore che potrebbe influenzare in modo imprevedibile l’affluenza e l’orientamento degli indecisi, favorendo in parte il voto protestatario o l’astensione strategica.
Sondaggi: solo il 38% sostiene il governo Tusk, un risultato incerto potrebbe paralizzare le istituzioni
Dopo 18 mesi al governo, Donald Tusk si ritrova con un indice di gradimento in discesa nei sondaggi: soltanto il 38% degli elettori approva il suo esecutivo, macchiato da promesse mancate sull’aborto, da una gestione controversa dell’accoglienza dei rifugiati ucraini e da tensioni interne alla coalizione e molti sostenitori di Trzaskowski ammettono di votarlo “per fermare il ritorno del PiS”, più che per entusiasmo verso il programma: un clima di disillusione che si traduce in incertezza sull’affluenza (soprattutto tra gli under 30) tra i quali il 41% potrebbe scegliere l’astensione.
Se Trzaskowski dovesse vincere, il premier avrebbe finalmente un alleato al Quirinale per smantellare le riforme giudiziarie del PiS e sbloccare i fondi UE congelati a causa dello stallo sullo Stato di diritto, ma se a prevalere fosse Nawrocki, lo scenario diventerebbe più turbolento: il presidente ha il potere di veto sulle leggi, e la maggioranza parlamentare attuale non dispone dei tre quinti necessari per superarlo.
Il rischio sarebbe dunque una paralisi istituzionale, in un momento in cui la Polonia deve affrontare sfide importanti come il conflitto ucraino, le pressioni migratorie dalla Bielorussia e un’economia in frenata (solo +1,2% di crescita prevista) e l’ipotesi di un appoggio post-elettorale da parte della Confederazione di Mentzen a Nawrocki (non ancora confermata ma in discussione) potrebbe ribaltare gli equilibri e accentuare lo scontro con Bruxelles.