Sondaggi Portogallo: AD in testa al 34%, PS 26%, Chega 15%. Polemiche su migrazioni e instabilità pre-elettorale a una settimana dal voto
A una settimana dalle elezioni del 18 maggio, i sondaggi confermano l’Alleanza Democratica (AD-EPP) in testa con il 34%, seguita dal Partito Socialista (PS-S&D) al 26% e dal partito di destra Chega (CH-PfE) al 15% – in calo di un punto rispetto alla settimana precedente – con il contesto politico che è stato travolto dall’annuncio shock del governo guidato da Luís Montenegro, riguardo l’espulsione di 18.000 migranti irregolari (prevalentemente da Asia meridionale) che ha scatenato polemiche e accuse di strumentalizzazione elettorale.
L’AD – coalizione di centrodestra – cerca di rafforzare il consenso puntando su sicurezza e controllo delle frontiere – mentre il PS accusa l’esecutivo di demagogia, sostenendo che la misura serva a distrarre dai fallimenti economici – intanto – Chega – formazione nazionalista – cerca di capitalizzare il malcontento con toni anti-immigrazione nonostante il leggero calo nei consensi nei sondaggi.
Il tema migratorio domina il dibattito in Portogallo con il premier Montenegro che ha giustificato le espulsioni come una necessità amministrativa, citando il collasso del sistema di regolarizzazioni dopo lo scioglimento del Sef nel 2023 ma il presidente Marcelo Rebelo de Sousa ha avvertito che senza migranti l’economia nazionale rischia il tracollo; intanto, sinistra e ambientalisti (L-G/EFA al 5%) denunciano la carenza di centri di accoglienza e i ritardi nell’uso dei fondi Ue, il Partito Comunista (CDU-LEFT) con il Blocco di Sinistra (BE-LEFT) insieme al 6%, attaccano la deriva securitaria – mentre i Liberali (IL-RE, 6%) spingono per riforme pro-mercato.
Dai sondaggi: Portogallo verso un governo instabile e cresce l’ipotesi di alleanze forzate
I sondaggi dipingono un Parlamento fortemente frammentato: l’AD – nonostante il vantaggio – potrebbe non raggiungere la maggioranza assoluta (116 seggi su 230) – costringendo Montenegro a cercare accordi con Chega, finora escluso da patti formali – ma l’ipotesi divide l’elettorato moderato; il PS – in ripresa dopo lo scandalo che nel 2024 ha travolto l’ex premier António Costa – punta a riconquistare il centro con proposte sociali; ma fatica a contrastare l’ascesa di formazioni minori come l’ecologista Livre (5%) e il PAN (2%, +1) focalizzati su ambiente e diritti animali.
Intanto, la retorica anti-establishment di Chega – guidata da André Ventura – risuona in aree rurali e periferiche, dove la crisi abitativa e il carovita rafforzano proteste e disillusione e con l’affluenza incerta e il 15% degli elettori ancora indecisi, il voto potrebbe riservare sorprese; l’ultima settimana di campagna vedrà scontri su immigrazione, welfare e riforme fiscali in Portogallo dove gli stranieri sono quadruplicati dal 2017 – raggiungendo il 15% della popolazione – l’esito quindi non solo definirà gli equilibri interni ma testerà la resilienza del modello portoghese, un equilibrio fragile tra inclusività e tensioni populiste.