Sondaggi Romania: Dan 52% vs Simion 48%, ballottaggio deciso da economia, diaspora e relazioni internazionali. Inflazione e deficit spingono il populismo
I sondaggi per il ballottaggio delle presidenziali romene – in programma domani, domenica 18 maggio – delineano uno scontro decisamente acceso tra il sindaco di Bucarest Nicușor Dan (52%, -1) e il leader nazionalista George Simion (48%, +1) con un margine d’errore che rende il risultato imprevedibile e secondo l’analisi aggregata di Europe Elects (basata su una media ponderata di 12 istituti di ricerca) il vantaggio di Dan si è ridotto da 4 a 2 punti in una settimana, un segnale della volatilità di un elettorato diviso tra città e campagne, europeisti e sovranisti.
I primi sondaggi post-primo turno vedevano difatti Simion in vantaggio ma la rimonta di Dan è stata favorita dal crollo delle preferenze per Ponta (S&D) e Antonescu (PSD/PNL) i cui elettori si sono spostati in massa verso il candidato centrista; un fattore determinante sarà l’affluenza della diaspora (raddoppiata rispetto al 2019) e se nel primo turno hanno votato 130.528 romeni all’estero (erano 71.704 nel 2024) con Simion al 61% , adesso Dan punta a invertire la tendenza, mobilitando i giovani urbani tramite piattaforme digitali e a tal proposito, i sondaggi IRSOP indicano che il 68% degli indecisi proviene da aree metropolitane dove il sindaco di Bucarest raccoglie il 63% dei consensi.
Ma resta comunque alto il rischio astensionismo tanto che secondo CURS, il 42% degli intervistati ritiene che “il sistema sia corrotto” – un sentimento cavalcato da Simion per rafforzare la sua retorica anti-establishment – anche se i dati AtlasIntel mostrano un’impennata nella partecipazione degli over 65 (il 78% dichiara di voler votare, fascia storicamente vicina all’AUR) ma con un margine così ridotto, ogni voto sarà decisivo: l’affluenza totale, stimata tra il 58% e il 63%, potrebbe determinare se il Paese seguirà la via europea o imboccherà una svolta nazionalista.
Sondaggi e malcontento economico: inflazione al 5% e deficit al 9% del PIL spingono la sfida di Simion
Stando ai sondaggi, il 73% dei romeni considera l’economia la priorità assoluta – un dato che spiega la crescita di George Simion, il cui programma promette una “rivoluzione fiscale” e il recupero della sovranità energetica – ma nonostante una crescita del PIL del 2,1% nel 2024, la Romania affronta un’inflazione al 5% (dopo un picco del 15% nel 2022) un deficit di bilancio al 9% e una disoccupazione giovanile al 18%: un mix che ha ampliato il consenso per l’AUR del 22% rispetto alle elezioni del 2020 e – secondo i sondaggi BCS – il 61% degli elettori di Simion vive in aree rurali, dove il reddito medio è di 450 euro al mese e il 40% delle famiglie fatica a pagare le bollette.
In queste zone, la retorica anti-UE del candidato – che accusa Bruxelles di “soffocare l’autonomia fiscale” – trova terreno fertile mentre Dan – al contrario – punta sul recovery fund da 29 miliardi di euro per rilanciare infrastrutture e green economy, ottenendo il 68% dei consensi tra i laureati.
Il CURS segnala che il 49% degli intervistati non crede nella sostenibilità delle promesse di Simion, come il taglio delle tasse al 10% o la nazionalizzazione di OMV Petrom, misure che hanno già innescato la fuga di capitali e una svalutazione del leu del 3% in due settimane; la Banca Nazionale ha speso 1,2 miliardi di euro per stabilizzare la valuta mentre l’agenzia S&P avverte: se Simion vincerà, un declassamento del debito sovrano è probabile.
Secondo i sondaggi IRSOP, il 55% degli elettori di Dan teme una “crisi alla turca” con l’AUR al governo mentre il 37% dei simionisti crede che “l’UE sia un ostacolo alla crescita” – segno di una frattura profonda nell’opinione pubblica – se Dan propone di riportare il deficit sotto il 3% entro il 2027, in linea con i parametri europei, Simion – al contrario – chiede una moratoria sul debito pubblico, una proposta che spacca in due l’elettorato, come indicano i sondaggi AtlasIntel: il 64% degli intervistati si dichiara diviso sulla questione.
Sondaggi e geopolitica: il duello Romania-Francia tra accuse a Macron e appelli all’Europa
Nei sondaggi il 62% dei romeni considera i rapporti con l’Unione Europea “determinanti”, ma la campagna elettorale di Simion ha trasformato la Francia in simbolo dello scontro tra sovranismo e atlantismo e dopo le accuse di “ingerenza” rivolte a Macron, i sondaggi IRES rivelano che il 44% dell’elettorato AUR sostiene la linea anti-francese del leader, il 68% dei sostenitori di Dan – invece – approva il video-colloquio con il presidente francese, letto come un endorsement europeo; Simion ha definito Macron “dittatore” durante un comizio a Parigi – una mossa che gli ha fatto guadagnare 3 punti percentuali nelle regioni occidentali (Timis, Arad) – dove il 51% critica “l’eurocrazia”, secondo CURS.
Di contro, i sondaggi Avangarde mostrano un calo del 5% tra i romeni all’estero in Francia, preoccupati dalle crescenti tensioni diplomatiche; Dan ha sfruttato il momento per rafforzare il proprio profilo internazionale con il 74% dei suoi elettori che ritiene prioritario rafforzare la NATO, contro il 22% dei votanti AUR – intanto – da Parigi è trapelato un report del Quai d’Orsay che definisce Simion “un rischio per la sicurezza europea” , un’escalation che ha favorito ulteriormente la polarizzazione.
Secondo AtlasIntel, il 41% degli indecisi considera “pericolose” le alleanze tra Simion, Meloni e Le Pen, mentre il 70% degli investitori esteri – secondo i sondaggi BNR – minaccia di ritirarsi in caso di vittoria AUR; Dan promette di “raddoppiare le partnership con Parigi” mentre Simion propone un referendum sull’adesione all’Euro, un tema divisivo che spacca il 53% dell’elettorato, come rileva IRSOP.