Sondaggi in vista delle elezioni del 18 maggio in Romania: Simion in vantaggio su Dan, UE attenta ai possibili cambiamenti negli equilibri tra Est e Ovest
Con un distacco minimo nei sondaggi politici e un clima politico in continuo mutamento, la Romania si prepara al secondo turno delle elezioni presidenziali previsto per domenica 18 maggio 2025 in una corsa che vede contrapposti due figure molto diverse per background, visione e rapporti con l’Unione Europea: George Simion, leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR) resta in vantaggio con il 52% secondo l’ultimo sondaggio CURS condotto tra l’8 e l’11 maggio su 3.042 intervistati, ma in lieve calo rispetto ad aprile mentre Nicușor Dan – sindaco di Bucarest e candidato indipendente sostenuto da una coalizione pro-europea – guadagna due punti arrivando al 48% in una rimonta che potrebbe rivelarsi decisiva sul filo di lana.
Simion – che ha ottenuto il 40% al primo turno – ha centrato la sua campagna sulla difesa dell’identità nazionale e sulla critica a quello che definisce un eccesso di dipendenza da Bruxelles, proponendo ad esempio una revisione dei programmi di aiuto militare all’Ucraina e una maggiore autonomia nelle decisioni interne; Dan – al contrario – punta su riforme istituzionali, lotta alla corruzione e una linea di integrazione convinta con l’Unione Europea, ribadendo la necessità di rafforzare lo stato di diritto e le relazioni con i partner occidentali in un momento delicato per la sicurezza del continente.
Il contesto interno è reso ancora più incerto dalle dimissioni del premier Marcel Ciolacu – avvenute dopo la frattura nella coalizione tra PSD e PNL – che ha lasciato il governo privo di una maggioranza stabile proprio nel mezzo della campagna presidenziale e questa instabilità ha generato segnali di allarme nei mercati e un’impennata dei timori per la tenuta delle istituzioni, in particolare in relazione al ruolo strategico della Romania sul fianco est della NATO e nella regione del Mar Nero.
Sondaggi politici, scenari europei e ruolo della Romania: un voto che guarda oltre i confini nazionali
Sul piano europeo, il possibile successo di George Simion (stando ai sondaggi) aprirebbe una nuova fase nei rapporti tra Bucarest e Bruxelles, con implicazioni che vanno ben oltre i confini nazionali: l’AUR – partito che fa parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei – condivide posizioni critiche verso alcune politiche comunitarie in materia di difesa, migrazione e gestione delle risorse economiche e potrebbe spingere per una maggiore sovranità nazionale all’interno dei meccanismi decisionali dell’Unione.
Questo approccio si tradurrebbe in un diverso equilibrio nei vertici europei, soprattutto se si considera l’esistenza di altri governi che già esprimono riserve verso l’integrazione politica e verso strumenti come il Meccanismo per la tutela dello stato di diritto, che in alcuni casi ha mostrato scarsa efficacia nel garantire un’applicazione uniforme dei principi fondamentali e l’eventuale elezione di Simion (favorito nei sondaggi) come presidente offrirebbe alla Romania una voce distinta su temi centrali come l’allargamento ai Balcani, la politica sanzionatoria verso la Russia e la gestione del bilancio europeo con la possibilità di utilizzare i poteri presidenziali per esercitare influenza attraverso il diritto di veto o la nomina di alti funzionari.
Dai sondaggi politici: frattura tra città e periferie, il ballottaggio del 18 maggio tra riforme e nazionalismo segna il futuro del Paese
A rendere ancora più articolato il quadro è il ruolo della diaspora romena che al primo turno ha votato in massa con oltre un milione di schede scrutinate e una preferenza proprio verso Simion e questo dato suggerisce un orientamento diverso rispetto a quello urbano e più istruito dell’elettorato interno mettendo in evidenza una frattura tra diverse visioni del Paese: da un lato chi chiede riforme e integrazione, dall’altro chi punta a valorizzare le specificità nazionali e a ridurre la dipendenza da decisioni esterne.
La campagna di Dan cerca di consolidare il voto urbano e progressista, ma deve confrontarsi con una crescente mobilitazione delle aree periferiche e con una narrazione politica che intercetta sentimenti di insoddisfazione sociale, sfiducia verso le istituzioni e desiderio di cambiamento e in questo contesto la comunicazione politica assume un ruolo centrale con Simion che utilizza toni diretti e Dan che invece insiste su un approccio tecnico e pragmatico, spesso più difficile da comunicare su larga scala.
L’Unione Europea osserva con attenzione l’evoluzione del voto romeno, consapevole che l’esito del ballottaggio potrebbe influenzare non solo le dinamiche interne del Paese ma anche l’intero equilibrio dell’Est europeo, dove si giocano partite decisive in termini di sicurezza, energia e cooperazione regionale: il 18 maggio – quindi – non rappresenta solo una data d’elezioni ma un momento decisivo per una società in trasformazione e per un’Europa che – nel mezzo di sfide geopolitiche complesse – dovrà continuare a trovare forme di dialogo e coesione anche nella diversità delle sue voci.