I più recenti sondaggi politici in Romania – condotti tra il 17 e il 22 aprile 2025 – confermano la leadership di George Simion – leader del partito sovranista AUR – che raggiunge il 33% delle intenzioni di voto, consolidando così una posizione ormai strutturale nella corsa alla presidenza: il suo messaggio ruvido, diretto e identitario intercetta l’insoddisfazione latente verso l’Unione Europea e la classe politica storica.
In un contesto sociale segnato da disillusione e incertezza, Simion riesce a imporsi come alternativa credibile – nonostante i toni provocatori e le critiche bipartisan – alle sue spalle, Nicolae Antonescu, appoggiato dai principali partiti tradizionali, scende al 24%, con un punto in meno rispetto ai sondaggi precedenti; Dan – outsider sempre più forte – si avvicina al 23% e insidia direttamente il secondo posto, aprendo scenari imprevedibili per l’eventuale ballottaggio.
Più distaccati Ponta (11%) e Lasconi (6%) la cui corsa sembra ormai congelata in una marginalità cronica, lontana dai riflettori del consenso: la Romania si trova dunque davanti a un bivio – simbolico e politico – con Simion che rappresenta un’idea di rottura netta, mentre gli altri tentano di riformulare una narrazione che non riesce a scaldare gli elettori.
Sondaggi: Simion accusa l’UE di ingerenze ma i rivali non convincono
I sondaggi – basati su un campione di 3.701 cittadini – mettono in luce la progressiva mutazione del panorama politico romeno: AUR non è più una forza marginale ma un attore radicato, con una base solida e una strategia comunicativa perfettamente calibrata sullo scontento diffuso. Simion, parlando con Steve Bannon, ha dichiarato che la Romania non è “una colonia delle élite di Bruxelles” e che pressioni esterne potrebbero compromettere la regolarità del voto: una denuncia forte – che pur contestata dai suoi oppositori – ha trovato eco tra chi percepisce l’Europa come distante e punitiva.
Mentre Antonescu si impantana nella difesa dell’establishment e Dan fatica a definire con chiarezza la sua identità politica, Simion occupa tutto lo spazio del dibattito, imponendo temi forti come sovranità, famiglia, sicurezza e trasformandoli in veri e propri fulcri di consenso. A questo punto, la grande incognita è chi riuscirà ad accedere al secondo turno e – soprattutto – con quale forza simbolica e numerica: il rischio per i partiti tradizionali è quello di arrivarci logorati e senza slancio mentre Simion, con il vento in poppa e un seguito sempre più trasversale, si prepara a un duello che potrebbe ridisegnare radicalmente il destino politico della Romania.