Il governo Conte ha incassato la fiducia, ufficializzando il patto tra Pd e 5 Stelle. Gli italiani in maggioranza sono contrari al nuovo governo, anche se premiano nei sondaggi Pd ed M5s e puniscono la Lega che va all’opposizione. Allo stesso tempo Giuseppe Conte, a capo di un governo sgradito, registra ottimi indici di gradimento. In questa situazione a dir poco confusa abbiamo sentito Arnaldo Ferrari Nasi, politologo e sondaggista, direttore di AnalisiPolitica, per interpretare l’attuale fase politica.
Perché Conte è così gradito agli italiani (49% di gradimento nei sondaggi Ixè del 10 settembre)?
Lo premia uno standing che mancava da tempo. Dopo Monti, ci sono stati premier politici di portamento, come Letta o Gentiloni, ma anche alcuni poco consoni per il ruolo, soprattutto a livello internazionale. Conte ha un linguaggio istituzionale e colto, non sbaglia i congiuntivi né rasenta la scurrilità. Poi ha dimostrato una verve politica non indifferente nel dibattito sulla sfiducia. E adesso ha risolto la crisi, che era percepita come pericolosa per il paese a ridosso della finanziaria.
Perché la Lega ha perso 7 punti, finendo al 30%?
Salvini ha aperto la crisi sfiduciando l’unico governo degli ultimi 25 anni che aveva il gradimento sopra il 50% dopo un anno dall’insediamento. E ora da un momento all’altro si è trovato fuori dai media. Il 30% è comunque un dato molto alto.
Rischia di perdere altri voti?
Il 17% alle politiche è il suo vero valore di oggi, o forse qualcosa di più, ma non troppo. Salvini, che comunque nei sondaggi sta tenendo, si avvantaggia del fatto che nel centrodestra non ci sono altre figure. Toti parte già ridimensionato. Berlusconi è in decadimento totale, e con nessuna attrattiva sull’elettorato giovane. La Meloni è premiata per la sua coerenza a destra, ma quell’area politica, per molti connazionali, ha i limiti di provenire dalla destra politica italiana, prima Msi, poi Alleanza Nazionale, che comunque raggiunse il 15,7% alle politiche del ’96.
Salvini può darsi una fisionomia più centrista?
Non credo che possa essere credibile per un elettorato cattolico, quello rappresentato dalla destra della Dc, poi Ccd, Cdu, eccetera. In 25 anni di politica non ha mai parlato di religione, tranne forse le polemiche sul crocefisso in classe, e circolavano video di sue vecchie interviste in cui si definiva un pessimo credente. Probabilmente parte dei cattolici lo votano perché non voteranno mai a sinistra, che vuol dire eutanasia e adozioni gay. A pensarci, forse c’è spazio oggi per un partito cattolico di destra, accanto ad uno liberale moderato. Salvini poi per quest’ultimo elettorato rischia di non essere credibile.
Perché?
Perché non ha mai lavorato, a volte ha persino la barba in disordine. Il commerciante che votava convintamente Berlusconi può sostenerlo solo in assenza di altro, ovviamente apprezzando i provvedimenti sulla sicurezza.
La Lega ha sposato definitivamente l’antieuropeismo?
L’antieuropeismo è solo uno strumento politico, un vettore. Prima parlavano di Regioni libere all’interno dell’Europa, ora hanno semplicemente sostituito la bossiana “Roma ladrona” con gli euroburocrati di Bruxelles, e i meridionali con i migranti. Ha funzionato. Riguardo all’idea nazionale, mi ricordo che nel 2011 la Lega, per i 150 anni dell’Unità d’Italia, bloccò i finanziamenti, costringendo Berlusconi a finanziare i festeggiamenti per decreto.
Perché la maggioranza degli italiani è contraria a questo governo?
Guardando i diversi sondaggi usciti in questi giorni, concordi nel dare il Pd al 22-23% e i 5 Stelle al 20-22%, non so se questa maggioranza di italiani contrari sia così forte. Comunque, i contrari si dividono in due: i contrari a prescindere, ovvero quelli che accusano i giallorossi di “giochi di palazzo”, quelli che dicono che questo è un governo nato contro la volontà popolare, e quelli che semplicemente vedono l’incoerenza Pd-5 Stelle come ancor più grave della precedente e che sarà foriera di problemi.
Come commenta?
Ai primi voglio ricordare che il governo giallorosso è formato dal primo e secondo partito che hanno vinto le elezioni, quindi formalmente non si può dire niente, se non che lo stesso Salvini, prima delle elezioni, faceva campagna elettorale col centrodestra. Quando la Meloni chiese di firmare un “patto anti-inciucio” gli altri due leader disertarono l’appuntamento, lasciandola da sola con due sedie vuote a fianco. Poi Salvini andò a governare, dopo tre mesi di trattative, proprio con quelli che erano stati gli avversari politici di poco prima.
Il Pd ha fretta di proporre a M5s le alleanze locali, ma i 5 Stelle hanno detto no. Possono allearsi?
Un tempo l’identità dei 5 Stelle gli avrebbe imposto di andare da soli, ma con quest’ultima mossa è finita: sono diventati un partito, come del resto l’elettorato voleva da tempo, lo rilevai io già qualche anno fa. E poi a livello regionale hanno sempre perso, quindi se l’accordo di governo andrà avanti sarà scontata un’alleanza. Questa può far comodo anche al Pd: M5s è un alleato in grado di far vincere i dem, e non avendo uomini di governo autorevoli può consentir loro di imporsi nella gestione del governo.
Secondo lei qual è la Regione più “interessante” tra quelle che andranno al voto? L’Umbria, la Calabria o l’Emilia Romagna?
L’Emilia, per peso specifico e storia culturale. Ma, se anche Pd e 5 Stelle dovessero presentarsi insieme in tutte e tre le Regioni, i risultati verranno commentati a seconda delle necessità della politica nazionale. Anche ne vincessero solo una, se vorranno proseguire col governo ne trarranno un segnale positivo.
(Lucio Valentini)