Sondaggi: PP al 36%, PSOE al 29%. Sánchez in crisi tra UE sul catalano e tensioni NATO. PP punta su sicurezza, PSOE su giovani e welfare
I sondaggi DYM mostrano il Partito Popolare (PP) in lieve crescita al 36% (+1), rafforzando il primato grazie alla sfiducia verso la gestione governativa su immigrazione, blackout energetici e caos nei trasporti pubblici, mentre il PSOE di Pedro Sánchez, fermo al 29%, resiste nonostante lo scandalo che coinvolge il fratello David, rinviato a giudizio per traffico di influenze e abuso d’ufficio; il tribunale di Badajoz ha ribadito come David Sánchez abbia ottenuto un ruolo dirigenziale nell’ente pubblico Extremadura Avante senza concorso regolare, con accuse di “colloquio simulato” per coprire favoritismi, mentre l’opposizione guidata dal leader del PP Alberto Núñez Feijóo sfrutta il caso per dipingere l’esecutivo come un governo corrotto.
Il PSOE, nonostante questo, mantiene i consensi grazie a politiche sociali come l’aumento del salario minimo (1.200€) e gli aiuti economici destinati a famiglie in difficoltà per affitti e bollette, ma la tenuta resta fragile, minacciata dalla crisi sul riconoscimento del catalano in sede UE; sette Paesi, tra cui Francia e Germania, hanno infatti bloccato la proposta spagnola, temendo costi fino a 1,5 miliardi l’anno per le traduzioni e possibili precedenti giuridici a favore di lingue minoritarie come il basco o il bretone, uno scenario che rischia di vanificare l’accordo del 2023 tra Sánchez e i separatisti catalani di Junts, i quali avevano condizionato il proprio appoggio parlamentare alla promessa del riconoscimento linguistico.
Ora, con un ultimatum fissato a giugno, Junts minaccia il ritiro del sostegno se Madrid non riuscirà a trovare una soluzione concreta e accettabile per Bruxelles.
Sondaggi, Sánchez intrappolato tra UE e Trump: la questione catalana e le pressioni NATO
La questione del catalano come lingua ufficiale si è trasformata in un boomerang per Sánchez (saldo nei sondaggi nonostante le controversie in merito); Bruxelles, oltre ai costi, teme un effetto a catena che potrebbe spingere altri Paesi – come l’Italia (per il sardo o il friulano) o il Belgio (per il fiammingo) – a presentare richieste simili, paralizzando così l’intero sistema di traduzioni.
La Spagna ha promesso di farsi carico delle spese, ma Francia e Germania continuano a esprimere dubbi sulla sostenibilità di lungo periodo, soprattutto in un contesto in cui Madrid subisce frequenti pressioni dalla NATO per aumentare le spese militari fino al 2% del PIL (attualmente ferme all’1,5%), un’esigenza ancor di più acuita dalle richieste degli Stati Uniti di Donald Trump; l’incontro del 22 maggio tra il ministro degli Esteri José Manuel Albares e il segretario di Stato USA Marco Rubio ha messo in luce le crepe nei rapporti.
Rubio ha sollecitato la Spagna a impegnarsi maggiormente per raggiungere gli obiettivi NATO, chiedendo uno sforzo che porti le spese militari fino al 5% del PIL, mentre Albares ha risposto che la sicurezza non può essere misurata solo in termini di bilancio; intanto, Junts ha accusato Sánchez di aver tradito gli accordi stipulati nel 2023, minacciando di bloccare l’approvazione del bilancio statale 2025 se non verranno stanziati fondi specifici a sostegno delle politiche indipendentiste, una mossa che rischia di destabilizzare irrimediabilmente la già fragile maggioranza.
Il premier cerca di distogliere l’attenzione con un vertice strategico fissato per il 30 maggio con alcuni leader latinoamericani, nel tentativo di rafforzare i legami commerciali e proiettare l’immagine di una Spagna influente sul piano internazionale, ma i sondaggi non premiano questa strategia: il 41% degli spagnoli ritiene sbagliata la priorità data al catalano, contro il 35% che invece la sostiene apertamente.
Sondaggi e strategie elettorali: il PP punta su sicurezza e anticorruzione, il PSOE sulla mobilitazione dei giovani
Il Partito Popolare (primo nei sondaggi) sfrutta la crisi di governo puntando su un’agenda costruita intorno a sicurezza, controllo delle frontiere e lotta alla corruzione, elementi che intende portare al centro della Conferenza dei presidenti del 6 giugno, con un focus particolare ai blackout energetici e al caos nei trasporti ferroviari; Feijóo ha proposto un piano da 10 miliardi per modernizzare le infrastrutture e aumentare i controlli ai confini, cercando così di conquistare il voto dei moderati anche in Catalogna, dove il PP è salito al 18% (+3).
Il PSOE, dal canto suo, punta a riattivare la propria base progressista con misure a sostegno delle fasce più fragili come l’estensione del reddito minimo vitale a 800.000 famiglie, approvazione della legge sulla parità salariale di genere e un vertice dedicato all’emergenza abitativa, in occasione del quale sono stati annunciati 1.200 nuovi alloggi popolari; Sánchez scommette soprattutto sulla mobilitazione giovanile, in quanto, secondo i sondaggi, il 68% degli under 35 preferisce il premier al Partito Popolare, una parte di elettorato a cui si rivolge con agevolazioni sugli affitti e incentivi per il trasporto pubblico.
Resta però il rischio della frammentazione a sinistra con Sumar (6%) e Podemos (5%) che si contendono lo stesso elettorato, e secondo un recente sondaggio, il 62% dei progressisti vorrebbe un’alleanza stabile tra PSOE e Sumar per evitare una possibile vittoria del blocco conservatore formato da PP e Vox; intanto, l’inchiesta che coinvolge David Sánchez rischia di indebolire ancora di più la credibilità politica del premier, mentre Junts valuta se sfruttare la crisi sul catalano per ottenere altre possibili concessioni, inclusa l’amnistia per i leader indipendentisti attualmente detenuti, una condizione che potrebbe diventare decisiva nel mantenimento della fragile alleanza parlamentare che sostiene l’attuale governo.