I nuovi sondaggi in Turchia, effettuati dall’istituto PİAR tra il 12 e il 15 maggio su un campione di 2.844 cittadini, mostrano un contesto politico estremamente polarizzato, con il Partito Popolare Repubblicano (CHP) saldamente in testa con il 32% delle preferenze, seguito a breve distanza dal partito di governo AKP di Recep Tayyip Erdogan, fermo al 30% e questi numeri raccontano un Paese in equilibrio instabile, dove ogni punto percentuale guadagnato o perso può cambiare radicalmente l’assetto politico.
Dietro ai due principali blocchi si collocano il Partito del Movimento Nazionalista (MHP), alleato dell’AKP, con il 9%, e il Partito per la Democrazia dei Popoli (DEM), espressione delle minoranze curde, che si attesta all’8%; i partiti minori, tra cui il Zafer Partisi (ZP) al 6%, il Nuovo Partito della Prosperità (YRP) al 4% e il Buon Partito (İYİ) al 4%, restano sotto la soglia simbolica del 10% ma in grado di spostare gli equilibri in possibili alleanze.
Questo scenario prende il largo mentre il governo turco porta avanti una nuova e ampia riforma della giustizia penale, presentata dal ministro della Giustizia Yılmaz Tunç come uno strumento per rafforzare la lotta alla criminalità e aumentare la fiducia pubblica nelle istituzioni, ma che l’opposizione interpreta come un mezzo per affermare il controllo politico attraverso la leva giudiziaria, in un momento in cui l’area progressista e laica del Paese sta riguadagnando consensi, anche grazie alla visibilità di figure come Ekrem İmamoglu, sindaco di Istanbul e possibile candidato alle elezioni presidenziali del 2028.
A complicare ancor di più il quadro c’è il recente arresto proprio di İmamoglu insieme ad altri otto sindaci del CHP, accusati di corruzione in un’indagine che riguarda numerose amministrazioni, una mossa che molti interpretano come una risposta diretta ai numeri in crescita dell’opposizione, in un momento in cui i sondaggi in Turchia mostrano una lenta ma continua perdita del consenso dell’AKP, che vede messa in discussione la sua egemonia anche in piazze importanti come Istanbul e Ankara.
Sondaggi in Turchia, l’AKP arretra mentre cresce la frammentazione: l’effetto delle tensioni con l’opposizione è concreto
Quello che emerge dai sondaggi in Turchia è anche un lento ma determinante spostamento dell’asse politico: l’AKP continua a perdere consenso, pur restando il secondo partito del Paese, mentre il CHP riesce ad imprimere la sua posizione nonostante la repressione politica e giudiziaria che lo ha colpito, in particolare nelle amministrazioni comunali, ma la polarizzazione rimane altissima, e la frammentazione dei voti tra i partiti più piccoli rende lo scenario ancora più instabile, con margini di manovra che si restringono sia per la maggioranza che per l’opposizione.
La stretta giudiziaria, che nelle intenzioni del governo dovrebbe rafforzare la fiducia nello Stato di diritto, rischia in realtà di rafforzare il sospetto che la giustizia venga usata anche come strumento di controllo politico ed il pacchetto di riforme approvato a inizio giugno, che prevede un inasprimento delle pene per numerosi reati e una nuova disciplina della libertà vigilata, arriva infatti a ridosso degli arresti di alcuni dei principali volti del CHP, acuendo un clima di tensione e sfiducia che si riflette direttamente sulle rilevazioni elettorali.
Anche i partiti minori registrano movimenti: il YMP guadagna un punto rispetto ad aprile e arriva al 2%, mentre il YRP perde terreno e scivola al 4% e queste variazioni, anche se numericamente contenute, confermano che l’elettorato turco si muove con attenzione e reagisce rapidamente agli eventi; se la partecipazione si manterrà alta come negli ultimi turni elettorali, l’esito delle future elezioni potrebbe dipendere proprio da queste aree di voto fluido, pronte a essere contese con campagne indirizzate e narrazioni forti.
Nel frattempo, sul fronte internazionale, la posizione della Turchia si rafforza, grazie anche alla nuova apertura mostrata dalla Germania: il cancelliere Friedrich Merz ha recentemente definito Ankara un partner strategico della NATO, e si è detto pronto a rafforzare la cooperazione bilaterale anche in chiave di sicurezza e stabilità regionale, un indice che potrebbe incidere sull’immagine della Turchia all’estero, ma che non cancella le forti divisioni interne emerse con forza nei sondaggi in Turchia, dove l’opinione pubblica appare sempre più divisa su giustizia, diritti civili e rappresentanza politica.
Sondaggi in Turchia, Merz sceglie Ankara ma gli equilibri internazionali pesano anche sul consenso interno
Nei sondaggi in Turchia, oltre ai numeri, emerge un dato più profondo: l’influenza delle dinamiche internazionali sul clima politico interno come l’apertura di Merz verso Ankara, il rilancio dei rapporti bilaterali, l’apprezzamento per il ruolo turco nei dossier Ucraina e Gaza, sono prove tangibili che il governo turco cerca di sfruttare per rafforzare la propria posizione e smorzare le critiche interne ma il riconoscimento del ruolo strategico della Turchia da parte della NATO e dell’Unione Europea convive con una palese preoccupazione per la deriva autoritaria percepita da una parte considerevole della popolazione.
Il pacchetto di riforme penali approvato nelle scorse settimane non è passato inosservato neppure in Europa, dove cresce l’attenzione per l’uso politico della giustizia e mentre Erdogan cerca di affermare il proprio potere interno anche attraverso la pressione giudiziaria, l’opposizione tenta di resistere rafforzando la propria legittimazione elettorale, come confermato dai sondaggi in Turchia che vedono il CHP davanti all’AKP, anche se con un vantaggio ridotto e costantemente esposto agli sviluppi giudiziari e politici.
Il caso dell’arresto di Ekrem İmamoglu, in particolare, ha aperto un nuovo fronte di scontro: già considerato tra i possibili candidati alle prossime presidenziali, potrebbe veder sfumare la sua corsa proprio a causa dell’inchiesta che lo coinvolge, un evento che rischia di trasformare le future elezioni in un referendum su giustizia e democrazia, in un contesto dove le pressioni internazionali e gli equilibri regionali sembrano giocare un ruolo sempre più preponderante.
Mentre il Paese si avvicina a una nuova fase politica, gli ultimi sondaggi in Turchia mostrano una società spaccata, dove le preferenze si attestano attorno ai due principali schieramenti ma anche dove l’instabilità resta elevata e se il dialogo tra Ankara e Berlino può servire a rafforzare la posizione del governo sul piano esterno, sul fronte interno sarà la capacità di costruire consenso e legittimità democratica a determinare l’esito delle sfide future.