In un panorama politico britannico sempre più frammentato e volatile, i sondaggi dipingono uno scenario rivoluzionario in Regno Unito: Reform UK – il partito populista guidato dall’infaticabile Nigel Farage – sfiora il 33% dei consensi – superando di 13 punti il Labour di Keir Starmer (20%) e relegando i Conservatori di Kemi Badenoch al 16% in caduta libera, un terremoto che ridisegna la mappa del potere trasformando Farage da eterno outsider a protagonista indiscusso. L’ascesa di Reform UK (cresciuta del 4% in un mese) riflette un malcontento trasversale: elettori delusi dai Tory, frustrati dal Labour e disillusi dalle promesse non mantenute del post-Brexit si riversano sotto l’ala del leader che ha fatto della battaglia contro l’establishment la sua bandiera.
Il crollo dei Conservatori nei sondaggi (-3% rispetto ad aprile) è sintomatico di una destra tradizionale in crisi d’identità mentre Starmer arretra (-1%) nonostante la maggioranza laburista a Westminster: la sua retorica centrista fatica a competere con il linguaggio diretto di Farage che cavalca temi come l’immigrazione incontrollata, il costo della vita e il declino dei servizi pubblici mentre i Liberal Democratici (15%) e i Verdi (11%) raccolgono briciole di un elettorato progressista sempre più sfuggente, lo SNP scozzese (3%) -invece – perde appeal dopo gli scandali finanziari.
Il successo di Farage non è solo numerico ma è anche culturale – dalle ceneri del Brexit Party, Reform UK si è trasformata in un movimento capillare capace di conquistare roccaforti laburiste come Runcorn e umiliare i Tory in storici bastioni come il Lincolnshire; secondo alcuni analisti politici, il Regno Unito sembra voler rompere col passato in quanto Farage rappresenterebbe simbolicamente la rabbia di chi si sente tradito da un sistema che aveva promesso prosperità ma ha consegnato – al contrario – solo incertezza.
Nei sondaggi Farage domina e traccia la fine del bipartitismo UK: Westminster si prepara a un nuovo equilibrio politico
Se i numeri dei sondaggi si tradurranno in seggi alle prossime elezioni, il Regno Unito potrebbe assistere alla fine dell’era bipartitica – con il 33% dei voti – Reform UK minaccia di spezzare il duopolio Labour-Tory costringendo a coalizioni inedite o a governi minoritari instabili; la crescita del partito di Farage – sostenuta da una macchina mediatica aggressiva e da una presenza ossessiva sui social – è rafforzata da un elettorato eterogeneo dagli operai del Nord ex-laburisti ai piccoli imprenditori del Sud delusi dai Tory, giovani arrabbiati che vedono nel populismo l’unica risposta a un futuro incerto.
Starmer – consapevole della minaccia – ha deciso di contrastare Farage sul suo stesso terreno – per questo motivo, il Labour ha investito milioni in campagne su TikTok, assunto influencer e trasformato diversi deputati in “content creator” ma l’approccio – secondo diversi osservatori – risulta ancora goffo e poco autentico soprattutto se confrontato con la narrazione agile e diretta di Reform UK, che combina meme, slogan semplici e una retorica anti-sistema.
Intanto, i Conservatori appaiono disorientati con Badenoch che tenta di riportare il partito alle radici thatcheriane ma che finora non è riuscita a proporre una visione capace di ispirare l’elettorato; se Farage manterrà la traiettoria dei sondaggi potrebbe addirittura costringere il Regno Unito a elezioni anticipate realizzando così quel “nuovo ordine” politico che per molti suoi sostenitori rappresenta l’obiettivo finale.