Sondaggi aggiornati in Regno Unito sempre più difficili da decifrare per i laburisti, che secondo l’ultima rilevazione Opinium effettuata tra 25 e il 27 giugno, si attestano al 25% (con +1 guadagnato, ma ancora piuttosto indietro), tre punti sopra i Conservatori che ottengono il 17% delle intenzioni di voto, mentre Reform UK guidato da Nigel Farage conquista la vetta con un rotondo 30%; seguono i Liberal Democratici con il 14%, e i Verdi al 9%. Completano la classifica SNP e PC con percentuali minime rispettivamente al 2% e al 1%.
I dati arrivano in un momento di tensione interna per il Labour, dopo il discusso dietrofront del governo sulle riforme del welfare, che ha diviso il partito e acceso il confronto tra parlamentari e leadership.
Keir Starmer ha definito la riforma del sistema di welfare un imperativo morale, ribadendo la necessità di trovare un equilibrio tra il sostegno ai più vulnerabili e il dovere di stimolare chi è in grado di lavorare: il leader ha promesso che nessuno vedrà scomparire la rete di sicurezza su cui tante famiglie fanno affidamento, ma ha anche difeso la necessità di rendere il sistema più sostenibile, con un discorso pronunciato nel Galles all’indomani di una rivolta interna che ha costretto Downing Street a rivedere le sue posizioni su tagli e criteri di accesso.
Le modifiche ai benefici, inizialmente pensate per restringere l’accesso al PIP (Personal Independence Payment) e congelare il credito sanitario del sistema universale, sono state in parte ritirate per evitare una sconfitta in Parlamento; le concessioni includono ora l’adeguamento all’inflazione per i percettori esistenti e una revisione del processo di valutazione, ma resta forte il dissenso tra i deputati laburisti e sindacati, che accusano il governo di Starmer di colpire i più deboli.
Sondaggi UK, Starmer attacca Farage sul piano acciaio e rilancia sull’identità laburista: “Reform non ha alcun piano”
Sondaggi che premiano Nigel Farage ma che vedono Keir Starmer passare al contrattacco, soprattutto nel Galles dove la competizione è particolarmente accesa: in un intervento a Llandudno, il primo ministro ha criticato duramente la proposta del leader di Reform UK di riattivare gli altiforni a Port Talbot, definendola una mossa populista priva di fondamento industriale che metterebbe a rischio 5.000 posti di lavoro, già programmati per la transizione all’acciaio verde. Ha inoltre dichiarato che Farage non ha alcun piano concreto e che si limita a sfruttare la rabbia per raccogliere consensi, mentre la riforma si allinea politicamente a posizioni vicine a Putin.
Il premier ha insistito sul fatto che la riforma guidata da Farage rappresenta una minaccia per lo stile di vita gallese e per il NHS, evocando uno scenario in cui la sanità pubblica verrebbe sostituita da un modello assicurativo, un attacco che ha cercato di ricompattare il partito laburista dopo le tensioni delle ultime settimane; il sostegno a Starmer è arrivato anche da Eluned Morgan, che ha parlato di una “Via gallese rossa” per costruire un Galles forte nell’era dell’intelligenza artificiale e ha elogiato il governo per l’attenzione verso le esigenze locali.
Nonostante le tensioni interne, Starmer ha minimizzato le divisioni, assicurando che il suo governo è capace di ascoltare e correggere la rotta, come dimostrato nel caso delle riforme del welfare, affermando di essere pronto a proteggere chi ha davvero bisogno, ma senza rinunciare a una revisione del sistema; ma ad ogni modo i sondaggi mostrano che la narrativa del Labour fatica ad affermarsi di fronte a un elettorato che appare sempre più frammentato e tentato da proposte alternative e slogan semplici.
Sondaggi UK, Starmer sotto pressione internazionale: gli USA, Trump e il caso Canada accendono il fronte estero
Sondaggi britannici influenzati anche da una scena internazionale sempre più turbolenta, dove il Regno Unito si trova stretto tra le tensioni commerciali in Nord America e le nuove sfide diplomatiche: il primo ministro britannico è stato recentemente sollecitato a intervenire nella disputa tra Donald Trump e il governo canadese, dopo che il presidente USA ha minacciato nuove tariffe in risposta a una tassa digitale proposta da Ottawa. Starmer, che si prepara a ospitare Trump in visita ufficiale a settembre, è chiamato a gestire una situazione delicata, bilanciando le relazioni transatlantiche con la difesa di un ordine multilaterale in crisi.
Il Labour è stato criticato da liberaldemocratici e SNP per il suo approccio giudicato troppo morbido verso le derive protezioniste americane e per la mancanza di una risposta decisa alle minacce sul commercio digitale, ma Starmer, finora cauto, ha dichiarato di voler evitare un’escalation e ha promesso un confronto diretto con Washington durante la visita presidenziale; in un contesto economico fragile, però, l’incertezza sulla stabilità degli accordi con gli Stati Uniti pesa sull’agenda del governo e fa aumentare i timori di ricadute occupazionali nel Regno Unito.
Sul piano interno, intanto, Starmer prova a rilanciare l’idea di un Labour compatto, progressista e attento ai bisogni reali ma con i sondaggi che indicano la comparsa di nuove forze politiche e la crescita di Farage, anche il fronte internazionale rischia di diventare un banco di prova per la tenuta del consenso; in molti si chiedono se il premier riuscirà a mantenere il suo profilo di leadership rassicurante senza apparire debole in una fase in cui le spinte nazionaliste sembrano trovare sempre più ascolto tra gli elettori stanchi della politica tradizionale.