GRANDE COMMOZIONE PER PAPA FRANCESCO MA LE ABITUDINI “RELIGIOSE” DEGLI ITALIANI SEMBRANO DIRE ALTRO: IL SONDAGGIO
L’emozione, la commozione, il trasporto e il ringraziamento per il Pontificato di Papa Francesco: eppure, a guardare i freddi numeri del sondaggio elaborato da Lorenzo Ruffino (collabora con YouTrend e PagellaPolitica) sui dati Istat, la crisi dei cattolici in Italia non sembra affatto terminata. Anzi: secondo l’analisi riportata dal “Corriere della Sera” a una settimana dall’inizio del Conclave per eleggere il nuovo Pontefice, circa 1 italiano su 3 non andrebbe più a Messa e non frequenterebbe più la Chiesa Cattolica, nonostante i Sacramenti svolti negli anni.
I dati raccolti dall’Istat sulle abitudini degli italiani vedono un superato 30% di intervistati che si dice ad oggi non più interessato ad entrare in una chiesa: allontanato dalla vita religiosa e confermante lo stato di parziale “laicizzazione” della società che potrebbe essere tranquillamente sovrapponibile con quanto avviene in tanti altri Paesi dell’Occidente.
Quando di ragiona infatti su quale potenziale “territorio” proverrà il prossimo Papa, uno dei temi dirimenti è proprio la religiosità e la fede “aggiornata” nei circa 2 miliardi di cattolici nel mondo: Europa e Nord America, un tempo bacino quasi inesauribile di religiosità e forte sequela dei valori cattolici, ora sono entrambe in crisi (seppur per motivazioni diverse), mentre per Asia, Africa e Sud America la tendenza cattolica è in aumento importante.
LA SFIDA DEL NUOVO PAPA PER RIPORTARE SEMPRE PIÙ AL CENTRO DEL MESSAGGIO DI FEDE LA VERITÀ DI CRISTO
Sempre secondo il sondaggio analizzato da Ruffino sui dati Istat, nel 2023 si è scoperto che il 31,5% degli italiani non entrava in un luogo di culto da almeno 1 anni, e che solo il 18% ci è andato solo una volta a settimana, mentre vent’anni prima nel 2001 il dato di “laicizzazione” era limitato al 16%. Non solo, in chiesa ci andavano dopo gli Anni Duemila il doppio di chi ammette oggi di andarci: «il numero degli italiani che si distaccano dalla Chiesa è in costante crescita», spiega Ruffino sul “Corriere”.
Secondo i dati dello stesso sondaggio, vi è un forte disinteresse per la religione «tra i giovani», mentre la diminuzione di chi si dice cattolico praticante coinvolge ogni fascia d’età, «è un fenomeno insomma generalizzato».
Dato ultimo, anche se emerso in altri dati Istat sempre sulle abitudini degli italiani – questa volta sul fronte scuola – emerge una disaffezione per la fede anche sotto il profilo delle scelte dei genitori per l’ora di religione dei figli nelle scuole pubbliche: ad oggi, il 17% degli studenti dalle primarie fino alle superiori ha scelto di rinunciare all’insegnamento della religione cattolica, optando invece per “l’alternativa” laica.
Al di là dei sondaggi che ovviamente possono indicare una verità storica fino ad un certo punto, il clamore e la grande commozione generale per la morte di Papa Francesco non dice per forza della crescita generale di una religiosità che si permea e “mostra” nella quotidianità, nell’esistenza di tutti i giorni nei piccoli gesti e nelle singole comunità.
Ecco perché il compito e la sfida per il nuovo Papa nel futuro della Chiesa è tutt’altro che minimale: come ha spiegato il cardinale Ruini nella sua “preghiera” ai fratelli cardinali elettori che dovranno eleggere il prossimo Pontefice, il Vescovo di Roma dovrà mantenere la dottrina salda «andando a risvegliare la fiammella della fede», già a suo tempo identificata da Papa Benedetto XVI come uno dei compiti più ingenti per la storia della Chiesa futura.