Crisi Francia, ora anche S&P declassa Macron con un rating non più AA: “l'economia frenata da caos politica”. Intanto l'Italia cresce: tutti gli scenari
LA FRANCIA SEMPRE PIÙ NEL CAOS: ORA ANCHE IL DECLASSAMENTO DI S&P SUL RATING…
Mentre il Premier e il Presidente Macron vanno in cerca di saldature e compromessi per far avviare il secondo Governo Lecornu in poco meno di un mese, un altro schiaffo alla già complessa situazione politica ed economica in Francia arriva dal rating di S&P Global con il declassamento del Paese transalpino.
Dalla “doppia A” ad un A+, accusando la politica dell’Eliseo di aver frenato l’economia della Francia e causando un aumento ulteriore del debito che pone Parigi sotto gli occhi preoccupati di mezza UE. La visita venerdì scorso della Presidente Ursula Von der Leyen all’Eliseo ha visto tra gli altri temi anche la valutazione sullo status attuale dell’economia, specie dopo la promessa del Premier Lecornu di stoppare la riforma delle pensioni fino al 2027 in modo da convincere i Socialisti a votare le politiche e la Manovra del Governo.

La Commissione Europea, così come la BCE, guardano preoccupati l’andamento di una Francia sempre più “osservata speciale” come “malato d’Europa”: sebbene l’agenzia di rating americana Standard & Poors continui a ritenere comunque “stabile” l’outlook sulla Francia, il declassamento con taglio ad A+ certifica nel complesso linguaggio economico una maggiorata preoccupazione.
ECCO PERCHÈ L’ECONOMIA DELLA FRANCIA È IN CRISI: SENZA MANOVRA FORTE A RISCHIO ALTRI DECLASSAMENTI
Come si legge del resto nel comunicato di S&P Global, pesa sull’economia e non poco «l’incertezza politica», generando a sua volta un peso su investimenti e consumi privati, e dunque bloccando la crescita: 6 governi dal 2022 fino ad oggi danno la fotografia più plastica di come la crisi politica del sistema Macron sia giunta ormai a livelli enormi, con una Manovra ora tutta da inventarsi e senza avere tra l’altro il “risparmio” dovuto alla riforma pensioni così duramente contestata dal 2023 fino alla sospensione “disperata” di Lecornu per non vedersi votare la sfiducia.
L’aumento giocoforza delle tasse per sopperire alla mancata riforma pensionistica, e sopratutto il debito che a fine 2024 era al 112% e che entro fine 2028 è “proiettato” verso il 121% sono i capisaldi del declassamento di rating da S&P Global, con in più un outlook stabile ma in equilibrio precario se lo scenario attuale dovesse prolungarsi anche nei prossimi mesi. Difficile però che la situazione decolli con una maggioranza praticamente inesistente in Parlamento e con il malcontento generale della società francese – da imprese a commercianti fino alle giovani generazioni – che è sempre in aumento.
«Ora è responsabilità collettiva del governo e del parlamento» – spiega il Ministro delle Finanze in Francia, Roland Lescure, in merito al declassamento di Standard & Poors – approvare una Manovra di Bilancio forte entro fine anno, «garantendo l’allineamento del deficit al limite massimo del 3% del PIL stabilito dall’Unione Europea». Se non si riuscisse a centrare l’obiettivo di deficit al 5,4% del PIL per il 2025, il consolidamento fiscale rallenterebbe ulteriormente e l’incertezza generale della Francia porterebbe probabilmente ad ulteriori declassamenti di rating sui mercati.
FRANCIA “PIANGE”, ITALIA “SORRIDE”: PROMOSSA L’ECONOMIA ITALIANA, “TORNIAMO IN SERIE A”
Con il Governo Macron-Lecornu che “piange” uno scenario globale tutt’altro che sereno per la Francia dei prossimi anni, v’è un’Italia che rappresenta sempre più una garanzia di stabilità all’interno dell’Unione Europea (anche se purtroppo ancora non di spiccata crescita). Nelle stesse ore in cui infatti S&P Global declassava l’economia francese da AA- ad A+, l’agenzia Dbrs Morningstar ha alzato l’outlook dell’Italia da BBB ad A, con trend stabile per la capacità del Governo di «rendere l’economia stabile e credibile».

Come spiega la stessa agenzia di rating, i meriti delle politiche dell’esecutivo Meloni-Giorgetti vanno dall’aver ridotto la vulnerabilità del settore bancario, così come il miglioramento deciso dei rapporti e scambi con l’estero: l’economia di Roma è «resiliente» e questo consolida il regime fiscale e contribuisce a ridurre «il rapporto tra debito pubblico e Pil nel medio termine».
Controllo della spesa, conti in ordine e nessun euro di debito in più – anche perché proveniva dagli anni delle spese post-Covid su Reddito di Cittadinanza e soprattutto Superbonus 110% – hanno permesso all’Italia di «tornare in Serie A con grande orgoglio», esulta il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti vedendo i risultati dei 3 anni di questo Governo.
