Governo spagnolo spinge per la regolarizzazione di 400mila immigrati dopo la riforma sul Regolamento Stranieri. Sánchez: "Questione prioritaria"
Dopo un anno di dibattiti e resistenze, il governo socialista spagnolo ha compiuto un passo decisivo con una proposta inizialmente marginale diventata, ora, la base della propria agenda politica: l’iniziativa legislativa popolare (ILP) per regolarizzare 400mila immigrati irregolari – sostenuta da 600mila firme e 900 organizzazioni – si è trasformata nello strumento per sanare le falle del nuovo Regolamento di Stranieri, entrato in vigore il 20 maggio, il quale, pur semplificando alcuni percorsi burocratici, rischia di lasciare migliaia di persone in un limbo giuridico.
I richiedenti asilo respinti (oltre 275mila casi) e i giovani ex tutelati dai servizi sociali saranno soggetti a periodi di clandestinità, fino a due anni, prima di ottenere i permessi perdendo così accesso al lavoro legale e ai servizi essenziali; la mossa del premier Pedro Sánchez – che ha definito la regolarizzazione “prioritaria” – nasce da un mix di pressioni economiche e emergenze sociali.
Da un lato, settori come agricoltura, turismo e assistenza domestica lamentano una cronica carenza di manodopera, accentuata dall’invecchiamento della popolazione, dall’altro, eventi come l’alluvione della DANA del 2023 – che aveva già portato alla regolarizzazione d’emergenza di 23mila immigrati – hanno dimostrato l’insostenibilità di un sistema fondato sull’irregolarità, il nuovo regolamento, inoltre – secondo il governo spagnolo – rischierebbe di aggravare i contenziosi legali: già oggetto di ricorso al Supremo Tribunale da parte di diverse ONG, il testo è criticato per aver inasprito i requisiti per i minori non accompagnati, ora obbligati a dimostrare redditi stabili e formazione specifica, condizioni quasi impossibili da raggiungere senza un permesso di lavoro.
Governo sulla regolarizzazione degli immigrati: tra equilibri politici e rischi europei
L’accelerazione sulla regolarizzazione degli immigrati rappresenta una scommessa ad alto rischio per il governo Sánchez, stretto tra le pressioni interne del partenariato progressista e il clima anti-immigrati che serpeggia in Europa con l’ILP – inizialmente contrastata dallo stesso PSOE e dal PP – che ha trovato slancio grazie all’intervento diretto del presidente, preoccupato di evitare un collasso del mercato del lavoro e un’esplosione dell’economia sommersa; il testo in discussione, negoziato con Podemos e gli altri gruppi parlamentari, punta a includere il maggior numero di beneficiari, dai lavoratori stagionali impiegati nelle campagne andaluse ai migranti respinti dalle procedure d’asilo, fino ai giovani ex tutelati, ancora bloccati in un limbo amministrativo.
Ma il PP – anche secondizionato dalle pressioni della Conferenza Episcopale – mantiene un approccio ambiguo, timoroso di alienarsi l’elettorato conservatore con Vox che, dal canto suo, ha già annunciato battaglia, spingendo sul tema in vista delle prossime regionali; a complicare le cose, il rischio di sanzioni europee, in quanto, sebbene il governo spagnolo cerchi di schermarsi dietro la natura “popolare” della proposta, Bruxelles potrebbe contestare la deroga alle norme sui controlli alle frontiere ma, ad ogni modo, Sánchez punta a chiudere l’iter entro l’estate prima che l’agenda politica venga travolta dalle tensioni sociali.