Luciano Spalletti risponde a coloro che lo accusano di essere un allenatore “anti capitani” dopo la messa in onda della serie televisiva su Francesco Totti, che attribuisce proprio a lui le cause dell’addio al calcio giocato dell’attaccante. “Mi disturba quando dicono che l’ho fatto smettere perché non è assolutamente vero. Totti ha finito quando tutti sapevano che a fine anno avrei lasciato, per cui avrebbero potuto farlo continuare. Chi era presente sa tutto il bene che gli ho voluto”, ha detto nel corso di una intervista a Dazn.
Il tecnico del Napoli non ci sta al messaggio che è venuto fuori e ne approfitta anche per lanciare una frecciata: “Quello che trovo sbagliato è che aveva contenuti per fare la serie su sé stesso, invece l’ha fatta su di me, mi ha fatto diventare popolarissimo. Ci sono delle scene che se me l’avessero chiesto gliele avrei prestate volentieri, allora avrebbe fatto sicuramente un’esplosione di ascolti”.
Spalletti: “Non sono allenatore anti capitani”. I casi di Totti e Icardi
Francesco Totti però non è l’unico calciatore per cui Luciano Spalletti è stato definito un “allenatore anti capitani”. Gli altri sono Mauro Icardi in relazione alla parentesi all’Inter e Lorenzo Insigne per quanto accaduto soltanto pochi mesi fa con la cessione al Toronto. Anche in questo caso però il tecnico del Napoli si discolpa. “Icardi non è andato via con me ma con Conte. Insigne ho fatto di tutto per trattenerlo, ma aveva già fatto questa scelta con la sua famiglia”, ha sottolineato nel corso dell’intervista a Dazn.
Al di là della fascia, ad ogni modo, se c’è un giocatore che vuole celebrare, quello è Kalidou Koulibaly. “Una persona veramente straordinaria, oltre che un grandissimo campione. Entrava tutte le mattine nel mio ufficio a salutarmi, un abbraccio fatto di muscoli. Per me è come aver perso un collaboratore, lui in campo era un allenatore: voleva sempre attaccare, recuperare palla alta. Quest’anno sarebbe stato capitano, ma purtroppo ho perso due capitani in un colpo solo”, ha concluso.