L’organizzatrice di un noto evento di speed date per lesbiche londinese è stata accusata di essere transfobica dopo per aver scritto sui suoi profili social che solo le “femmine umane adulte” posso partecipare. Alla dichiarazione è seguita una vasta ondata di indignazione da parte della comunità transgender e delle associazioni a sostegno dei loro diritti, facendo scattare un’inchiesta da parte della Stonegate Group, l’associazione che gestisce gli eventi. Dal conto suo, invece, l’organizzatrice dello speed date londinese, Jenny Watson, si è difesa sottolineando che l’esclusione delle donne trans sarebbe motivata dalla necessità di proteggere le donne presenti all’evento, in passato già vittime di aggressioni da parte di trans che non si erano sottoposte ad interventi di transizione.
Speed date esclude i trans: “Se hai il pene non sei una donna”
Insomma, l’organizzatrice dello speed date per lesbiche avrebbe offeso la comunità trans che si è sentita esclusa dalla partecipazione, sottolineando le connotazioni denigratorie ed offensive della sua dichiarazione. In quel tipo di eventi, poco diffusi in Italia ma particolarmente famosi all’estero, partecipano individui single che hanno a disposizione un limite di tempo per parlare con tutti gli altri presenti (di sesso opposto, oppure divisi in gruppi) a turno, scegliendo a fine serata chi tra i conosciuti desiderano incontrare una seconda volta per approfondire la conoscenza.
L’organizzatrice, però, in un post ha detto che al suo speed date per lesbiche “se sei maschio non puoi presentarti, perché non sei lesbica”, spiegando che era riservato a “femmine umane adulte”. Dopo la bufera, parlando con il Mail on Sunday, la signora Watson ha spiegato che “l’anno scorso, una persona si è presentata con un completo in lattice viola e un’erezione“, raccontando anche che “un’altra volta, una donna trans è entrata nel bagno femminile e ha spinto il proprio corpo contro una donna”. La ragione per escludere le donne trans dal suo speed date per lesbiche, dunque, era motivata dalla necessità di “proteggere gli spazi di segregazione sessuale per le donne”, sottolineando che “le lesbiche non hanno il pene“.