Lo scontro tra Carlo Calenda e l'ad di Enel Flavio Cattaneo: il "mestiere del lazzarone", gli attacchi e il ruolo da "grillo parlante"
IL RUOLO DEL “LAZZARONE” E LO STRASCICO DELLO SCONTRO TRA CATTANEO E CALENDA PRESSO COLDIRETTI
Calenda dopo la figuraccia di Coldiretti è diventato per tutti…il Lazzarone. Certe parole sono come vecchie canzoni e suonano talmente familiari da definire in un batter d’occhio e in modo chiaro e profondo i fatti e le persone. La parola “lazzarone” ad esempio. Probabilmente non la sentivamo da un pezzo, ma fra ieri e oggi è riapparsa sui giornali e sul web. E’ un termine che sa di Vangelo e cortile di casa, di panni stesi al sole e di nonne pronte a sgridare il nipote discolo che non ha voglia di studiare.
L’origine sono le scritture: viene da Lazzaro, ma non quello risorto, il cugino di Gesù: l’altro, il povero della parabola, coperto di piaghe e di dignità, che raccoglie le briciole del ricco Epulone. Gesù lo porta in Cielo per dire che gli umili saranno esaltati, al contrario dei “ricchi” del Vangelo, coloro i quali vivono una vita per sé, autocentrata ed egoista.

Ma nel XVII secolo, il genio corrosivo del popolo partenopeo ribalta la storia: “lazzarone” diventa il fannullone, quello che campa di scarti e ciarle. Alcuni dicono che furono gli spagnoli a inaugurare quest’uso…ma tant’è, sta di fatto che il prototipo del lazzarone che oggi è in circolazione è Carlo Calenda, l’ex astro nascente — da lungo tempo in fase calante — della politica italiana. Il “tutto e contrario di tutto” del centrismo liberale, sempre pronto a impartire lezioni su social e studi tv, tra bulimie da intellettuale e tilt da influencer. Una sorta di professore arrabbiato, sempre stanco degli alunni e, infine, rancoroso nei confronti della vita.
L’ATTACCO E IL RUOLO DEL “GRILLO PARLANTE”: IL “CASO CALENDA”
A servirgliela, stavolta, è stato Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Enel, uno che ha una storia che racconta tutto il contrario del fannullone: Milano nel sangue, culto del lavoro, sveglia all’alba e zero chiacchiere. Un manager senz’altro più incline ai fatti e ai risultati che alle parole. E forse è proprio per questo che, dopo mesi di proclami sconclusionati da parte di Calenda sull’energia, deve aver perso la pazienza, probabilmente a nome di tutto il settore.
Carlo Calenda ripete come un disco graffiato il suo mantra: “Le imprese elettriche fanno il 42% di utile, come Hermès, ma sulle bollette degli italiani”. Numeri totalmente inventati, come spesso gli accade. Tesi senza alcun fondamento. Due mondi nemmeno lontanamente comparabili, quelli dell’energia e del lusso.
Una frase che sembra fatta per entrare nei talk show, una marketta da comizio più che da bilancio industriale. La vecchia regola della propaganda: ripeti abbastanza a lungo una cosa assurda… e qualcuno finirà per crederci. Ma questa volta ha sbagliato cliente. L’amministratore delegato di Enel potrà non stargli simpatico ma conosce i principi dell’economia e con i numeri ci sa fare, a giudicare dai risultati ottenuti in tutte le aziende che ha guidato.
Dal palco di Coldiretti Calenda ha tuonato con la ben nota sicumera: i cattivi questa volta sono le aziende che producono energia. Farebbero i cosiddetti extraprofitti sulle spalle degli italiani. Che poi, nessuno ha ancora chiaro da quale pulpito questo signore si senta in diritto di parlare di extra-profitti: extra rispetto a cosa? La solita solfa, pur di acchiappare qualche like sui social e far passare sé stesso come quello esperto, il politico che finalmente sa di cosa parla.
Ma l’obiettivo di Calenda non è politico, è meramente elettorale: ritagliarsi il ruolo di grillo parlante a lato del governo, l’esperto super partes che dispensa consigli e cazziatoni con aria saputa e grande presunzione. Ha scelto un tema perfetto — le bollette — perché riguarda tutti ed è facile da aggredire. Peccato che, a furia di parlare a vanvera, qualcuno abbia deciso di rispondergli per le rime. La sintesi lapidaria dell’AD di Enel è impietosa: “L’insuccesso ad alcuni dà alla testa”. Ce ne vuole per ferire l’ego ipertrofico di uno come Calenda— ma stavolta, pare che sia successo. E pare anche possibile che questa volta debba rispondere di tasca sua delle sciocchezze che ha snocciolato. Touchè.
