Lo scontro tra Carlo Calenda e l'ad di Enel Flavio Cattaneo: il "mestiere del lazzarone", gli attacchi e il ruolo da "grillo parlante"

IL RUOLO DEL “LAZZARONE” E LO STRASCICO DELLO SCONTRO TRA CATTANEO E CALENDA PRESSO COLDIRETTI

Calenda dopo la figuraccia di Coldiretti è diventato per tutti…il Lazzarone. Certe parole sono come vecchie canzoni e suonano talmente familiari da definire in un batter d’occhio e in modo chiaro e profondo i fatti e le persone. La parola “lazzarone” ad esempio. Probabilmente non la sentivamo da un pezzo, ma fra ieri e oggi è riapparsa sui giornali e sul web. E’ un termine che sa di Vangelo e cortile di casa, di panni stesi al sole e di nonne pronte a sgridare il nipote discolo che non ha voglia di studiare.



L’origine sono le scritture: viene da Lazzaro, ma non quello risorto, il cugino di Gesù: l’altro, il povero della parabola, coperto di piaghe e di dignità, che raccoglie le briciole del ricco Epulone. Gesù lo porta in Cielo per dire che gli umili saranno esaltati, al contrario dei “ricchi” del Vangelo, coloro i quali vivono una vita per sé, autocentrata ed egoista.



Carlo Calenda, leader di Azione (ANSA 2025, Claudio Giovannini)

Ma nel XVII secolo, il genio corrosivo del popolo partenopeo ribalta la storia: “lazzarone” diventa il fannullone, quello che campa di scarti e ciarle. Alcuni dicono che furono gli spagnoli a inaugurare quest’uso…ma tant’è, sta di fatto che il prototipo del lazzarone che oggi è in circolazione è Carlo Calenda, l’ex astro nascente — da lungo tempo in fase calante — della politica italiana. Il “tutto e contrario di tutto” del centrismo liberale, sempre pronto a impartire lezioni su social e studi tv, tra bulimie da intellettuale e tilt da influencer. Una sorta di professore arrabbiato, sempre stanco degli alunni e, infine, rancoroso nei confronti della vita.



L’ATTACCO E IL RUOLO DEL “GRILLO PARLANTE”: IL “CASO CALENDA”

A servirgliela, stavolta, è stato Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Enel, uno che ha una storia che racconta tutto il contrario del fannullone: Milano nel sangue, culto del lavoro, sveglia all’alba e zero chiacchiere. Un manager senz’altro più incline ai fatti e ai risultati che alle parole. E forse è proprio per questo che, dopo mesi di proclami sconclusionati da parte di Calenda sull’energia, deve aver perso la pazienza, probabilmente a nome di tutto il settore.

Carlo Calenda ripete come un disco graffiato il suo mantra: “Le imprese elettriche fanno il 42% di utile, come Hermès, ma sulle bollette degli italiani”. Numeri totalmente inventati, come spesso gli accade. Tesi senza alcun fondamento. Due mondi nemmeno lontanamente comparabili, quelli dell’energia e del lusso.

Una frase che sembra fatta per entrare nei talk show, una marketta da comizio più che da bilancio industriale. La vecchia regola della propaganda: ripeti abbastanza a lungo una cosa assurda… e qualcuno finirà per crederci. Ma questa volta ha sbagliato cliente. L’amministratore delegato di Enel potrà non stargli simpatico ma conosce i principi dell’economia e con i numeri ci sa fare, a giudicare dai risultati ottenuti in tutte le aziende che ha guidato.

Dal palco di Coldiretti Calenda ha tuonato con la ben nota sicumera: i cattivi questa volta sono le aziende che producono energia. Farebbero i cosiddetti extraprofitti sulle spalle degli italiani. Che poi, nessuno ha ancora chiaro da quale pulpito questo signore si senta in diritto di parlare di extra-profitti: extra rispetto a cosa? La solita solfa, pur di acchiappare qualche like sui social e far passare sé stesso come quello esperto, il politico che finalmente sa di cosa parla.

Ma l’obiettivo di Calenda non è politico, è meramente elettorale: ritagliarsi il ruolo di grillo parlante a lato del governo, l’esperto super partes che dispensa consigli e cazziatoni con aria saputa e grande presunzione. Ha scelto un tema perfetto — le bollette — perché riguarda tutti ed è facile da aggredire. Peccato che, a furia di parlare a vanvera, qualcuno abbia deciso di rispondergli per le rime. La sintesi lapidaria dell’AD di Enel è impietosa: “L’insuccesso ad alcuni dà alla testa”. Ce ne vuole per ferire l’ego ipertrofico di uno come Calenda— ma stavolta, pare che sia successo. E pare anche possibile che questa volta debba rispondere di tasca sua delle sciocchezze che ha snocciolato. Touchè.